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Direct-to-pharmacy, per i distributori è il momento di cercare partnership

Filiera

Il lento ma costante incremento del “direct-to-pharmacy” nell’area del farmaco etico è motivo di preoccupazione per le aziende della distribuzione intermedia, che considerano sempre più urgente un confronto con l’industria per mettere a fuoco le prospettive della filiera. E’ la valutazione con cui le due organizzazioni di rappresentanza dei grossisti – Adf e Federfarma Servizi –  commentano con Pharmacy Scanner gli ultimi dati di Iqvia sugli acquisti diretti delle farmacie. «E’ un problema serio» ammette il presidente dell’associazione che riunisce le cooperative dei farmacisti, Antonello Mirone «sarà necessario che l’industria ci spieghi come pensa di conciliare la frammentazione che gli acquisti diretti inducono con la solvibilità delle farmacie: i produttori alimentano il direct-to-pharmacy offrendo dilazioni maggiori delle nostre, ma così si indebolisce la distribuzione». Per il presidente di Federfarma Servizi, dunque, è urgente che cooperative e industria si siedano attorno a un tavolo e si chiariscano. «I produttori hanno bisogno delle farmacie per vendere» continua «dovrebbero rendersi conto che hanno anche bisogno dei grossisti: per esempio, possiamo garantire una misurazione fedele del sell-out sul territorio. Il punto vendita si presidia da vicino e noi vogliamo essere partner dell’industria, non un tratto di filiera scavalcabile».

Anche in Adf il fenomeno è seguito con una certa preoccupazione. «Lo monitoriamo da parecchio» conferma il presidente dell’associazione, Mauro Giombini «e i nostri dati dicono che di mese in mese ci sono oscillazioni importanti, con punte del 10% sul totale etico e di oltre il 40% sul generico. Il direct-to-pharmacy alimenta una disintermediazione che deve preoccupare anche le farmacie, perché toglie volumi ai grossisti che fanno sempre più fatica a garantire gli attuali livelli di servizio. Se poi agli acquisti diretti aggiungiamo anche il rischio dell’online, di Amazon e delle Poste, abbiamo un quadro delle incognite che complessivamente gravano sulla distribuzione del farmaco». Proprio per questo, continua Giombini, sarà importante avviare sul tema un confronto anche con i titolari di farmacia. «Dovremo cercare di far capire» dice «che sarà sempre più opportuno scegliere un distributore di fiducia e con quello restare, soprattutto se si vogliono mantenere certi livelli di servizio. Impossibile coniugare standard di efficienza senza adeguati volumi». A buon compratore poche parole.

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