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Wba, Phoenix, McKesson: sempre meno grossisti, sempre più distributori omnichannel

Filiera

Integrazioni verticali, fusioni, linee a marchio, circuiti dalle insegne differenziate per far coesistere farmacie di proprietà e affiliate indipendenti. Sono le strategie con cui i big della distribuzione intermedia rispondono alle tensioni cui è sottoposto il comparto (gli utili risultano in calo e la concorrenza in crescita quasi dappertutto) secondo uno studio curato da Antonio Grasso, esperto del Pgeu per le questioni economiche. Farma7, nel numero attualmente in distribuzione alle farmacie, dedica alla ricerca un ampio servizio, del quale Pharmacy Scanner anticipa qualche stralcio con i dati più significativi.

Il capitolo più corposo riguarda ovviamente le cosiddette integrazioni verticali: McKesson, Walgreens Boots Alliance (Wba) e Phoenix perseguono da anni modelli di business che aggiungono alla tradizionale attività all’ingrosso anche la distribuzione finale (attraverso catene di farmacie di proprietà o in franchising) e l’e-commerce (con marketplace e piattaforme digitali). In tal modo, spiega Grasso, questi gruppi generano economie di scala e integrano i margini del distributore e del retailer, arrivando direttamente al consumatore. L’operazione, ovviamente, è facilitata laddove il capitale può entrare nella proprietà delle farmacie, come accade in Italia, ma spesso alle catene di proprietà le multinazionali aggiungono anche joint-venture e partnership con i network delle farmacie indipendenti. La ricerca riporta alcuni casi emblematici:

• McKesson, multinazionale americana della logistica farmaceutica, dispone in Europa di 2.300 farmacie di proprietà in sette Paesi, più altre ottomila affiliate a network in partnership. In Italia fanno capo a McKesson 262 esercizi tra comunali, franchising e farmacie di proprietà, tutte sotto l’insegna Lloyds.

• Wba è presente in cinque Paesi europei con circa 3.000 farmacie, concentrate principalmente nel Regno Unito dove conta opera 2.336 punti vendita con l’insegna Boots. In Italia le farmacie che recano il brand della catena inglese sono al momento dodici.

• Phoenix è il gruppo della distribuzione intermedia che in Europa può vantare il maggior numero di farmacie di proprietà, oltre 2.700 in 15 Paesi. La maggior parte reca l’insegna Benu, che è presente in Olanda, Norvegia e Svizzera e in diversi Stati dell’Europa orientale, più Rowlands nel Regno Unito e Help Net in Romania.

• Dr. Max, controllata dal fondo di investimenti Penta, è diventata di recente la terza catena europea per numero di farmacie, circa 2.300 (tutte di proprietà) in otto Paesi. E’ presente anche in Italia con 20 farmacie.

A queste catene vanno aggiunte le reti “soft” che questi gruppi propongono alle farmacie indipendenti, per non perdere il loro ruolo di distributori “full line”: Phoenix Pharmacy Partnership, per esempio, conta oltre 13.500 farmacie affiliate in tutt’Europa, McKesson ha creato Pharmactiv, che raggiunge 1.700 farmacie indipendenti in Francia e 370 in Belgio; Wba ha sviluppato Alphega, che oggi conta 6.600 farmacie indipendenti in nove Paesi, Italia compresa.

Un altro capitolo riguarda le cosiddette M&A (merge and acquisition, fusioni e acquisizioni), strumento collaudato delle multinazionali per rispondere alle perdite di marginalità dei mercati. In Germania, per esempio, Wba e McKesson hanno dato vita a una partnership che consentirà di razionalizzare la rete dei magazzini e proporre nuovi servizi alle farmacie clienti. Nei Paesi Bassi Phoenix e McKesson Europe sono partner in Brocacef, società della distribuzione intermedia cui fanno capo le 300 farmacie della catena olandese Benu. E ancora, Wba ha venduto alla controllata AmeriSource Bergen la sua controllata Alliance Healthcare (Italia e Germania escluse), con un’operazione giudicata strategica per recuperare capitali.

Seguono la diversificazione di prodotti e servizi e le marche private: Phoenix ha lanciato nelle farmacie partner di diversi Paesi la linea a marchio Livsane, che copre otto categorie commerciali (Otc, cosmetici, diagnostici e kit di pronto soccorso); a sua volta Walgreens Boots Alliance distribuisce nelle sue farmacie Boots le linee N.7, Soap & Glory, Liz Earle, Botanics, Sleek MakeUp e YourGoodSkin, prodotti di cura personale e bellezza accessibili anche online. McKesson invece punta sui servizi, con una strategia che prevede anche interventi di restyling dei propri punti vendita.

Di tutto rispetto anche i progetti per la digitalizzazione: Phoenix in Germania ha lanciato la piattaforma Gesund.de, che in vista della digitalizzazione della ricetta mette in rete pazienti, farmacisti, medici e fornitori sanitari, e in Inghilterra ha acquistato la piattaforma Co-op Health per la prescrizione elettronica, che ora offre alle farmacie indipendenti del suo network Numark.

Forse non ha più senso chiamarli grossisti, perché la loro attività si è ramificata e il loro business si sta progressivamente diversificando. E ora dialogano non soltanto con il manager d’azienda da una parte e il farmacista dall’altra, ma anche con il paziente, attraverso catene di farmacie di proprietà o in partnership virtuale o, ancora, tramite l’online. Insomma, prima ancora di parlare di consumatori omnichannel, dovremmo ricordarci di parlare anche di distributori omnichannel. E, questi ultimi, dalle dimensioni veramente impressionanti.

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