Il collutorio con CPC è in grado di ridurre del 99,9% la carica virale del Sars-Cov2

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Limitando la carica virale, un collutorio contenente CPC può diventare un’importante misura preventiva per ridurre la trasmissione del Sars-CoV-2, il virus causa del Covid-19, insieme alla sanificazione delle mani, al distanziamento sociale e all’uso delle mascherine

Il cavo orale gioca un ruolo chiave nella diffusione del Sars-Cov-2 perché il recettore principale responsabile dell’ingresso del virus nelle cellule ospiti (l’ACE2) è significativamente presente nelle cellule epiteliali della mucosa orale. In sostanza, la presenza del recettore ACE2 in bocca permette al virus di stabilirsi nella cavità orale, penetrando nelle cellule, e di replicarsi causando così l’infezione. Nei pazienti Covid-19, infatti, la maggior presenza del virus è stata riscontrata nella mucosa orale.

Allo scoppio della pandemia, benché fosse già stato evidenziato come un risciacquo con un collutorio antimicrobico (in particolare contenente cetilpiridinio cloruro, CPC) potesse essere efficace nella riduzione della carica virale nel cavo orale, mancavano prove scientifiche a sostegno dell’efficacia specificamente verso il Sars-CoV-2. Ora la comunità scientifica mondiale registra un crescente corpus di evidenze che mostrano come  l’uso di collutori contenenti CPC possa inattivare il virus e diventare un’importante misura di contenimento della trasmissione di Sars-CoV-2, insieme a tutte le misure preventive di comprovata efficacia.

In particolare, una nuova ricerca Sunstar, multinazionale fondata nel 1932 a Osaka e con sede in Svizzera, dimostra che il collutorio contenente CPC è in grado di ridurre la carica virale del Sars-CoV-2 di oltre il 99,9% in vitro.

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La tecnologia CPC funziona abbattendo lo scudo protettivo del Sars-CoV-2. I coronavirus, tra cui per l’appunto il Sars-CoV-2, sono circondati da una membrana lipidica che contiene la glicoproteina spike responsabile dell’infezione. L’effetto antivirale del CPC comporta la rapida rottura dell’involucro lipidico virale attraverso l’inattivazione delle glicoproteine spike.

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L’inattivazione del coronavirus avviene in appena 30 secondi dall’assunzione del collutorio contenente CPC e tale effetto perdura fino a 6 ore dopo, come rilevato dai ricercatori del National Dental Research Institute (NDRIS) di Singapore

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In un recentissimo studio (Virucidal activity of oral care products against SARS-CoV-2 in vitro) pubblicato qui sono stati testati in vitro prodotti contenenti clorexidina (CHX) e cetilpiridinio cloruro (CPC) (con concentrazioni di 0,06% e 0,12% di CHX). È emerso che la differenza tra la sola CHX e la combinazione di CPC e CHX è rilevante: la CHX da sola inibisce soltanto il 47% del virus, mentre la combinazione di CPC e CHX è in grado di inibire la carica virale del Sars-CoV-2 di oltre il 99,9%, già con una concentrazione di 0,05% di CHX.

I dottori Seneviratne e Sim Xiang Ying del National Dental Research Institute (NDRIS) di Singapore hanno commentato, nella relazione sul loro studio: «questi collutori possono giocare un ruolo vitale nel minimizzare la diffusione di SARS-CoV-2, se usati come strategia pretrattamento nella terapia odontoiatrica».

Considerata la portata della pandemia che stiamo tuttora vivendo, è facile intuire l’importanza che rivestono queste scoperte e le loro implicazioni sia nelle terapie odontoiatriche sia per i pazienti.

In ambito odontoiatrico, infatti, le elevate quantità di aerosol generate comportano rischi rilevanti per il personale in studio. Inoltre, ridurre la quantità di Sars-CoV-2 nella saliva dei pazienti infetti potrebbe essere uno degli approcci chiave per la riduzione del rischio di trasmissione del Covid-19 nonché un valido aiuto nella lotta alla pandemia, insieme alle altre misure di contenimento (sanificazione delle mani, distanziamento sociale e mascherina)

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