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Da tamponi e vaccinazioni dilemma “evoluzionistico” per la farmacia indipendente

Filiera

Tamponi antigenici e vaccinazioni – contro covid così come contro l’influenza – hanno proiettato la farmacia italiana in una dimensione nuova e anche “internazionale”, come si evince dai comunicati con cui Fofi e Federfarma hanno accolto le novità legislative dei mesi scorsi parlando di allineamento ai principali Paesi europei. Ma se allineamento dev’essere, diventa un esercizio intellettuale obbligato osservare anche gli adattamenti che nei Paesi vicini stanno maturando sulla spinta dei nuovi ruoli e servizi.. In Scozia, per esempio, la catena di farmacie indipendenti Rowlands – che fa capo al gruppo Phoenix – ha inaugurato di recente una nuova “concept pharmacy”, ossia un nuovo modello di farmacia che dovrebbe essere di ispirazione per ripensare gli altri esercizi dell’insegna. Il gruppo ha inaugurato il punto vendita senza il clamore che di solito accompagna questo genere di eventi (nessuno ha scritto di “farmacia del futuro”) però le novità che contraddistinguono il concept danno da pensare.

 

Il nuovo concept della catena Rowlands per la farmacia dei servizi

Sopra, la concept-pharmacy inaugurata da Rowlands a Ellon, in Scozia. Il format non predica salti nel futuro e l’allestimento è quello di una normalissima farmacia britannica. Ma (vedi sotto) è presente un ampio spazio da utilizzare per servizi, consulenze e vaccinazioni, e la robotica viene in aiuto del personale sgravandolo della routinarietà legata alla spedizione delle ricette.

 

Per cominciare, la farmacia dispone di un ampio spazio attrezzato dove ospitare vaccinazioni o screening, una delle “mission” istituzionali del canale dato che in Scozia i presidi farmaceutici somministrano antinfluenzali e anti-pneumococcici (oltre ad assicurare un servizio consulenza per i piccoli disturbi in convenzione con la sanità pubblica). L’impegno cui è chiamato il personale è consistente ed è per questo che nella concept-pharmacy di Rowlands viene messo a regime Pharmaself, una sorta di locker – in sperimentazione da un anno circa – che permette ai pazienti di consegnare le ricette e ritirare i farmaci h24, 7 giorni su 7. «Ha liberato più tempo che ora possiamo impiegare per occuparci dei clienti che hanno bisogno di aiuto» osserva Terri Morgan, direttore della farmacia Rowlands di Gosport dove è stato sperimentato il dispositivo «inoltre hanno smesso di preoccuparci le code al banco delle prescrizioni e la farmacia non è più affollata, il che è fantastico soprattutto con il distanziamento».

La concept-pharmacy di Rowlands esemplifica l’aut-aut che anche le farmacie italiane potrebbero presto affrontare: si riuscirà ad assicurare dispensazione (del farmaco) e servizi (come vaccinazioni e test diagnostici) con le risorse e gli spazi di cui dispone oggi la farmacia media, oppure è vicino il momento in cui si dovrà scegliere tra una soltanto delle due opzioni? Il dilemma incalza, perché se hanno fondamento i numeri che stanno circolando informalmente tra gli addetti ai lavori (dai quali emergerebbe che i tamponi non sono bastati a riportare gli ingressi in farmacia ai livelli pre-pandemici ma anzi in alcuni casi hanno accelerato la perdita di clientela) la scelta tra breve potrebbe farla non il farmacista titolare ma il cliente-paziente.

Quale scenario si prospetta, altrimenti? Viene in mente la ristrutturazione di rete che Cvs Pharmacy ha annunciato ufficialmente nelle settimane scorse, di cui ci siamo occupati nell’ultimo numero: i piani prevedono la chiusura di oltre 900 farmacie sulle 9.900 della catena ma non è questo l’aspetto più rilevante; è interessante invece il fatto che il gruppo immagini una rete che dopo il riassetto aggregherà tre diversi modelli di farmacia: una votata soltanto alla dispensazione del farmaco; un’altra che riprende il format Health Hub e offre servizi per la salute e il benessere (da noi diremmo prestazioni di bassa complessità) e infine un terzo modello che eroga servizi complessi rientranti nel recinto delle cure primarie, cioè in convenzione (con le assicurazioni, nel caso di Cvs) e in rete con i medici.

Si può dire che più o meno è una distribuzione per tipologia che si può rinvenire anche nelle farmacie italiane, ma la differenza è che là è governata dal centro: c’è una stanza dei bottoni, in altre parole, che assicurerà la distribuzione dei tre modelli di farmacia in modo che la copertura sul territorio sia efficiente (cioè senza sovrapposizioni e duplicazioni) e adeguata.

E lo stesso farà il concorrente diretto, Wba, che si sta muovendo esattamente sulla stessa strada: qualche settimana fa, infatti, il gruppo ha acquisito (per 330 milioni di dollari) la maggioranza di CareCentrix, società specializzata nell’assistenza domiciliare. «La pandemia» ha dichiarato l’amministratore delegato, John Driscoll, «ha fatto capire che l’homecare è il futuro non solo dell’assistenza post-acuta, ma dell’assistenza sanitaria in generale. Insieme, Walgreens e CareCentrix saranno in grado di portare le cure dall’ospedale a casa in un modo più personalizzato ed efficace».

Wba ha annunciato l’operazione nel giorno stesso in cui il gruppo ha ufficializzato la costituzione di una nuova divisione, Walgreens Health, in cui confluirà anche VillageMD, la catena americana di retail clinic (della quale Wba detiene il 63% delle quote) che entro il 2025 aprirà circa 600 ambulatori di assistenza primaria vicino ad altrettante farmacie Walgreens in oltre 30 Stati americani.

Torna lo stesso messaggio: finché le farmacie del territorio assolvono una funzione principalmente logistica (far arrivare il farmaco sul territorio) le esigenze strutturali da soddisfare sono alcune. Quando la dimensione diventa quella di fornire servizi sanitari a complessità progressiva, si fanno sotto altri parametri. E le catene, di farmacie indipendenti come Rowlands o del capitale come Cvs e Wba, possono fare leva su meccanismi di sistema che la farmacia “autarchica” fa molta fatica ad azionare

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