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Celiachia, il Ministero taglia i tetti di spesa. Quali spazi di mercato per la farmacia

Mercato

E’ giro di vite sulle quote di rimborso che il Ssn riconosce ai celiaci per l’acquisto di alimenti gluten free. A impartirlo il decreto del ministero della Salute che aggiorna i limiti massimi di spesa per l’acquisto in regime rimborsato dei prodotti senza glutine. Licenziato la settimana scorsa dalle Regioni con parere positivo, il provvedimento abbassa i tetti di spesa del 19%, ossia 30 milioni di euro circa. Ma a rimetterci davvero sono soltanto le fasce di età sopra i 18 anni, mentre nelle altre i rimborsi godono di qualche aumento o vengono confermati ai valori attuali.

 

Nessuna protesta però dall’Aic, che anzi appoggia il decreto:  «Il celiaco» ricorda in un comunicato l’Associazione italiana celiaci «deve seguire una dieta equilibrata in cui il 35% circa dell’apporto energetico totale deve derivare da alimenti senza glutine e un altro 20% da alimenti naturalmente privi di glutine come riso, mais, patate e legumi. I nuovi tetti di spesa continueranno ad assicurare la copertura di questo fabbisogno, con una maggiore attenzione a fasce d’età e relativi fabbisogni». I tagli, poi, hanno tenuto conto dei cali di listino che dal 2006 – quando venne varato il decreto precedente – hanno interessato i prodotti per celiaci: in questi dieci anni circa, avverte l’Aic, «il prezzo medio di pane, pasta e farina è sceso del 7% in farmacia e fino al 33% nella grande distribuzione». L’Associazione, prosegue il comunicato, ha però insistito perché i tetti fossero abbassati in modo proprozionale ai soli prezzi praticati dalle farmacie, che rimangono «il canale ancora prevalente e disponibile ovunque, in tutta Italia».

 

 

In realtà l’Aic ha ragione soltanto in parte: sulla capillarità della farmacia non si discute, improbabile invece che il canale sia ancora prevalente nel mercato del gluten free. Confermano i dati di Iqvia (vedi sopra): fatta eccezione per il 2016, la gdo calamita da quattro anni la quota più importante dei consumi di gluten free, che oggi supera abbondantemente la metà del mercato. Nei dodici mesi che terminano a marzo, in particolare, il canale farmacia perde il 4,6% a valori e volumi rispetto al periodo precedente (anche se a livello regionale il trend è eterogeneo), per chiudere con un fatturato che sfiora gli 11 milioni di euro e vendite che si avvicinano ai 30 milioni di pezzi. E’ vero che quello dei prodotti per celiaci non può essere definito un comparto strategico per le farmacie (sul mercato complessivo pesa per lo 0,4% e sulla sola area della libera vendita per l’1,12%), così com’è vero che trattarlo non è facile perché costringe a mantenere assortimenti di un certo “peso”. E’ altrettanto vero, però, che si tratta di un segmento destinato a una crescita costante, perché in media si registrano ogni anno 10mila nuove diagnosi di intolleranza al glutine e perché ai 180mila italiani che sanno di essere affetti dalla malattia se ne aggiungono altri 400 mila circa (stimati) che ignorano di esserlo.

 

 

Non resta dunque che attendere la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto e chiedersi se il taglio dei tetti non si tradurrà in un’ulteriore migrazione dei pazienti verso la gdo, dove i prezzi più bassi dovrebbero attutire il ridotto potere d’acquisto dei buoni Ssn.

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