Skin ADV

Anche Montepaschi-Axa fa concorrenza alla farmacia dei servizi. Ecco perché

Extracanale

Dopo Bnl-Bnp Paribas, che nell’autunno scorso aveva presentato al pubblico i suoi “Healthy corner”, tocca ora alla banca senese Mps-Montepaschi cimentarsi nella farmacia dei servizi senza farmacia: in tre sedi del gruppo (Milano, Padova e Bari) è stata attrezzata dalla metà di settembre una cabina “medica” nella quale i clienti possono sottoporsi a 14 esami diagnostici – pressione, esame della vista e dell’udito eccetera – guidati a distanza in teleconsulto da un medico abilitato. I risultati vengono visualizzati in tempo reale e se lo si desidera è possibile inviarli tramite internet al proprio medico di fiducia, per eventuali approfondimenti.

Le cabine sono fornite dalla compagnia di assicurazioni Axa, partner di Mps nel progetto e fortemente interessata al mercato della sanità integrativa, dove è già presente con diversi pacchetti. Tra tutti Assistenza360-Soluzione salute, di cui Pharmacy Scanner aveva parlato nel luglio scorso perché oltre a proporre teleconsulto medico h24 e assistenza domiciliare infermieristica e fisioterapica offriva anche il recapito a casa del farmaco, con eventuale ritiro della ricetta dal curante.

E’ evidente che dietro a queste incursioni da parte di banche e assicurazioni nel recinto dei servizi per la salute c’è il tentativo di cogliere le opportunità offerte da un consumatore che mostra nuovi bisogni: come rivela un’indagine condotta dall’istituto di ricerca Episteme per Mps e Axa, il 46% dei milanesi desidera abbattere i tempi di attesa per esami e interventi e il 44,2% vuole usufruire di servizi per la gestione delle malattie croniche (monitoraggio e assistenza). In più, c’è una forte richiesta di snellimenti del percorso paziente attraverso servizi come il consulto medico h24 via telefono (40,1%) o video (39,6%), il recapito diretto della ricetta in farmacia (34,5%) e la consegna del farmaco a domicilio (33,7%).

Punta a soddisfare lo stesso genere di domanda anche Bnl-Bnp Paribas, che – come detto in apertura – da qualche mese ha aperto in dieci filiali distribuite nel Paese un corner salute dove i clienti possono sottoporsi, gratuitamente e in autoanalisi, ad alcune prestazioni di primo livello come misurazione della pressione, esame impedenziometrico ed elettrocardiogramma a distanza (telemedicina). Il tutto grazie ad app e device che spiegano anche come applicare gli elettrodi oppure indossare bracciale e misuratore della pressione. E anche qui, una volta ottenuto il referto c’è la possibilità di inviare i risultati al medico curante.

Resta comunque l’interrogativo: perché questo interesse di banche e assicurazioni per i servizi sanitari quando tra i farmacisti titolari che scrivono sui gruppi Facebook si registra sullo stesso tema una crescente stanchezza, legata alle promesse ancora non mantenute della farmacia dei servizi? «L’obiettivo è quello di lavorare su ciò che nel marketing si chiama Customer lifetime value» è la risposta di Erika Mallarini, docente Sda Bocconi «in sostanza, seguo la persona nel corso della sua vita per cogliere tutte le opportunità che si presentano». Calato in quest’ottica, l’interesse di banche e assicurazioni per la salute dei loro clienti ha le sue giustificazioni: «Le imprese di questi due settori accompagnano già persone e famiglie per molti anni della loro vita con polizze, conti correnti e mutui» ricorda Mallarini «in fondo è come se dicessero: mi prendo già cura dei tuoi soldi, lascia che faccia lo stesso con la tua salute. E per molti italiani, che hanno fiducia della loro banca, la proposta diventa attraente».

Non è che a muovere questi soggetti sia soltanto l’attenzione del il cliente, in ogni caso. «Le banche sanno già molto di noi da conti correnti, mutui e investimenti» osserva Mallarini «se riescono anche ad avere i nostri dati sanitari chiudono il cerchio: le informazioni su salute e tenore di vita sono alla base di gran parte dei modelli predittivi cui stanno lavorando società come Google o Amazon, chi le possiede ha un tesoro che schiude molte porte».

E poi ci sono le opportunità della sanità integrativa: «E’ un mercato in forte crescita e dalle promettenti prospettive anche in Italia» spiega la docente «e il 45% della spesa sostenuta dalle compagnie riguarda i farmaci. Il loro interesse per la prevenzione, quindi, è ancora più forte della sanità pubblica e investire sui servizi diagnostici di prima istanza consente di tenere sotto controllo la salute dei loro clienti, evitare che si ammalino e quindi ridurre i costi».

 

 

Altri articoli sullo stesso tema