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Telefarmacia, dalle Marche nuovi dati che fanno chiarezza sulla “regola del pollo”

Filiera

In media, le farmacie che utilizzano apparecchi per la telemedicina in condivisione (cioè appartenenti al network o all’aggregazione e forniti a rotazione alle affiliate che ne fanno richiesta) effettuano molte meno telerefertazioni delle farmacie che invece utilizzano device di proprietà o in noleggio. E di solito, questi esami sono più spesso holter pressori e cardiaci anziché ecg. L’indicazione scaturisce da una rilettura dei dati relativi alle prestazioni erogate nel 2023 dalle farmacie marchigiane, a sua volta stimolata dall’articolo di Pharmacy Scanner della settimana scorsa dove si ragionava sui numeri delle principali sperimentazioni regionali per la telemedicina in farmacia. Il servizio, com’era immaginabile, ha fatto discutere e generato reazioni. E soprattutto riflessioni: c’è chi si è messo a fare quattro conti, chi ha obiettato, chi si è posto qualche domanda e ha cercato le risposte.

È quello che hanno fatto nelle Marche, dove s’è svolta una delle esperienze citate nel nostro articolo: «I dati che aveva fornito a settembre l’assessore riguardavano soltanto i primi tre mesi di sperimentazione» osserva il presidente di Federfarma Marche, Marco Meconi «sei mesi dopo, cioè a fine anno, il totale degli ecg erogati superano i 18mila e il perimetro delle farmacie effettivamente partecipanti si registra a 250, per una media di circa sei telerefertazioni al mese per farmacia». Numeri nettamente migliori, invece, arrivano dall’attività dei due network di telemedicina presenti sul territorio marchigiano, Htn e Med-ea: il volume complessivo degli ecg effettuati resta più o meno lo stesso, 18mila, ma il totale delle farmacie erogatrici scende a 160, per una media quindi di oltre due telerefertazioni alla settimana (sempre per esercizio). «È vero comunque» è la postilla finale di Meconi «che l’articolo di Pharmacy Scanner coglie nel segno quando suggerisce che occorre un cambio di paradigma: se si vuole sviluppare il modello della telefarmacia, vanno date indicazioni sui volumi minimi che salvaguardano la sostenibilità del servizio».

Il nocciolo della questione sta proprio qui: tra chi ha commentato l’articolo della settimana scorsa, qualcuno ha ricordato che un servizio si valuta non solo per il fatturato che genera direttamente, ma anche per il traffico che porta, che a sua volta genera altro fatturato. Giusto, ma viene da chiedersi quante telerefertazioni settimanali occorre fare perché si avvertano cambiamenti significativi nella media ingressi. Il che ci riporta alla considerazione iniziale: solo misurandosi è possibile capire se si sta lavorando bene o male. E subito a cascata: per misurarsi occorrono dati precisi e univoci, altra cosa su cui attualmente la farmacia difetta perché i dati sono spesso approssimativi e lacunosi.

Ben vengano allora contributi come quello di Farmacentro, che dopo aver letto il nostro articolo ha messo volentieri a disposizione un po’ dei suoi dati. Dove si mettono a confronto i volumi delle prestazioni prodotte dalle farmacie servite dalla cooperativa differenziando tra esercizi che utilizzano device in condivisione (cioè forniti dal distributore e che ruotano per uno o due giorni tra cooperativa, farmacia e casa del cliente, in seguito a prenotazione di quest’ultimo) oppure li tengono in farmacia a noleggio o perché acquistati.

 

Telemedicina, volumi più alti se la farmacia possiede o ha noleggiato il device

Fonte: dati 2023 Farmacentro sulle farmacie clienti che propongono servizi di telemedicina

 

«I dati riguardano l’attività 2023» spiega il direttore generale di Farmacentro, Marco Mariani «e riassumono il totale delle teleprestazioni erogate dalle farmacie della cooperativa. Dai numeri emerge con chiarezza che, quando l’apparecchio è di proprietà o è stato noleggiato e quindi è subito disponibile in sede, le farmacie tendono a effettuare molti più esami, nel caso dell’ecg più di sei volte tanto».

Ma i numeri invitano anche ad altre osservazioni, che poi ovviamente dovranno essere verificate: rispetto al totale delle prestazioni erogate, le farmacie che utilizzano device in condivisione effettuano in proporzione molti meno ecg rispetto agli esercizi che invece ricorrono al noleggio o all’acquisto; sono infatti elettrocardiogrammi a distanza meno della metà degli esami erogati, mentre nell’altro gruppo il rapporto è di oltre due su tre. «Il fatto» spiega Mariani «è che un ecg è molto più semplice da fare per chi ce l’ha già in farmacia e quindi può lavorare a ritmo sostenuto rendendolo immediatamente disponibile al paziente che lo richiede. Se invece deve prenotarlo dal distributore, che lo fa arrivare qualche ora dopo o il giorno successivo, riempire un’agenda settimanale diventa più difficile perché il cliente va nella farmacia che lo accontenta prima e lo ha immediatamente disponibile. Non accade lo stesso con holter cardiaci e pressori perché, saltuarie per saltuarie, le telerefertazioni in questo caso non hanno carattere di urgenza e sono anche più remunerative per la farmacia, visto il costo unitario superiore».

Riflessioni che si possono fare – e controargomentare – soltanto se si dispone di dati “affilati” e attendibili. L’articolo della settimana scorsa sulla regola del pollo voleva dire innanzitutto questo.

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