In Francia la mutua pubblica sta lavorando a un pacchetto di misure che, tra le altre cose, dovrebbe porre uno stop alla diffusione di cabine per il teleconsulto in centri commerciali e strutture non sanitarie. Lo ha annunciato in una recente videointervista Julie Pougheon, direttore per l’assistenza sanitaria della Cnam, la Cassa nazionale dell’assurance-maladie: l’obiettivo degli interventi, spiega la dirigente, è quello di raffinare la regolamentazione dell’attività per contrastare dinamiche che «non soddisfano i requisiti di qualità». In particolare, tra i temi “sensibili” Pougheon cita la sicurezza dei dati sanitari, l’addebito a carico dell’assistito di costi aggiuntivi, premi e bonus ai medici che visitano a distanza.
Non solo: la nuova regolamentazione che la Cnam sta mettendo a punto mira anche a preservare la “sporadicità” del teleconsulto: in sostanza, la visita a distanza deve rimanere un’attività marginale nell’ambulatorio del medico, dove va preferito il più spesso possibile il consulto «clinico-fisico». E ancora: «Possiamo prescrivere tutto tramite teleconsulto?» si chiede nella videointervista la dirigente della Cnam «Probabilmente occorrono alcuni limiti. Per esempio la certificazione di malattia: potremmo avere bisogno di un certificato urgente, e allora va bene la visita a distanza. Ma se l’assenza dal lavoro dovesse protrarsi oltre un certo periodo, è necessario un esame clinico in presenza e quindi il paziente deve recarsi personalmente dal medico. Per questo, vorremmo che con il teleconsulto non sia possibile emanare certificati per più di tre giorni di malattia».
Infine, la spinosa questione delle telecabine nei supermercati e nei centri commerciali (così come in municipi e centri sociali). «Queste installazioni non possono stare dappertutto» taglia corto Pougheon «il teleconsulto va collocato in una cornice eticamente garantita, che è quella assicurata dagli operatori sanitari, in termini di rispetto delle cura e di fatturazione a carico del paziente o del servizio pubblico».
I propositi della Cnam hanno fatto subito discutere, anche perché il mercato è da qualche anno in crescita grazie principalmente alla pandemia: ormai, dicono i dati, i teleconsulti rappresentano il 4% delle visite effettuate in un anno dai medici francesi (ma nella sola Parigi superano il 9%) e, scrive qualche giornalista d’oltralpe, ormai è più facile trovare una cabina per la televisita che una per telefonare. Medadom, una delle aziende più attive sul mercato francese, riferisce di oltre 1.300 installazioni su tutto il territorio nazionale, oltre mille delle quali nelle farmacie (che non verrebbero toccate dalle nuove misure della Cnam).
Le installazioni nelle strutture che nulla hanno a che fare con la sanità, invece, sono ancora marginali ma crescono a buon ritmo: l’insegna Monoprix ne conta ormai quattro in altrettanti supermercati della sua rete (l’ultima telecabina è stata inaugurata alla fine dello scorso anno), Carrefour ne sta sperimentando una in un supermercato della zona parigina. Poi ci sono le postazioni per teleconsulto aperte in provincia da municipalità e centro sociali per contrastare la desertificazione medica (ossia la fuga dei medici di famiglia dalle zone rurali): nel novembre scorso, il dipartimento di Yvelin ha acquistato 50 postazioni per la televisita (cabine e apparecchiature diagnostiche a distanza) da distribuire sul territorio. Il giro di vite della Cnam riguarderà anche queste installazioni? Forse no: secondo i giornali, infatti, la proposta della cassa mutua sarà di assoggettare l’apertura delle telecabine a un’autorizzazione ministeriale.
In Italia, come si ricorderà, la prima telecabina ad aprire in un supermercato è stata, un anno fa, quella del centro commerciale Iper La Grande i di Seriate, in provincia di Bergamo.