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Sulla telemedicina italiani con opinioni “double face”. Ampi consensi per la ricetta dem

Consumatore

Dagli italiani opinioni “double face” sulla telemedicina: il 79% è d’accordo con l’affermazione che la pandemia ne ha incoraggiato l’uso ed evidenziato i vantaggi (in primo luogo l’accesso semplificato alle cure rispetto all’assistenza sanitaria tradizionale) ma il 70% ritiene anche che i servizi di visita e diagnostica a distanza, per quanto siano stati utili nel periodo della pandemia, dovrebbero essere ora abbandonati. Lo rivela l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Sustainable Health della Fondazione per la sostenibilità digitale: presentata il 3 aprile a Roma, la ricerca indaga percezioni e comportamenti dei nostri connazionali riguardo alla trasformazione digitale in sanità, con l’obiettivo di valutare la propensione del Paese nei confronti del cambiamento tecnologico.

Riguardo alla telemedicina, l’evidenza che emerge è quella di un pubblico ancora poco avvezzo ai servizi a distanza, anche a causa della loro ridotta diffusione. In particolare, sono favorevoli alla telemedicina gli utenti più digitalizzati e attenti alla sostenibilità, ma sorprende il fatto che coloro i quali ritengono si debba tornare a visite ed esami “in presenza” c’è l’82% dei 16-17enni. Per contro, l’80% degli intervistati riconosce alla telemedicina una funzione sociale importante, perché è di aiuto alle persone più fragili, agli anziani e ai disabili.

«La ricerca mette in evidenza come le tecnologie digitali per la sanità vengano positivamente accolte da circa tre quarti della popolazione italiana, ma vengono di fatto usate da solo un terzo di essa» commenta Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale «la sempre più larga diffusione di wearable come gli smartwatch e di altri strumenti digitali ha messo in risalto la necessità di trasparenza su due temi centrali, la gestione della privacy e quella dei dati raccolti. Temi dove l’attuale mancanza di trasparenza rischia di produrre resistenze all’uso tra il pubblico più accorto».

Per il 77% dei cittadini, in ogni caso, l’avvento delle tecnologie digitali nel settore sanitario ha migliorato il servizio e l’esperienza dell’utente. Questa percentuale non subisce scostamenti significativi in base a fattori come genere, età o titolo di studio, ma varia in base al livello di digitalizzazione dei cittadini e di sensibilità verso i temi della sostenibilità, aumentando in coloro che utilizzano normalmente le tecnologie digitali.

Fascicolo sanitario elettronico e consultazione online dei referti sono usati con regolarità da poco più di un cittadino su tre, saltuariamente da un altro terzo. L’80% degli intervistati è consapevole dei benefici derivanti dall’utilizzo, mentre ancora un quinto della popolazione non lo conosce. Questi servizi risultano maggiormente utilizzati dai cittadini delle aree metropolitane appartenenti alle fasce d’età centrali della popolazione, in particolare quella che va dai 31 ai 44 anni. L’utilizzo diminuisce al decrescere del livello di istruzione dichiarato e le percentuali d’uso aumentano in modo significativo tra gli utenti in possesso di competenze digitali, dimostrando come il driver di adozione sia proprio quello della digitalizzazione.

L’84% degli italiani considera la ricetta elettronica più comoda rispetto a quella cartacea. La utilizzano prevalentemente cittadini digitalizzati, perlopiù residenti nelle aree metropolitane (86%), con elevata scolarizzazione e appartenenti alle fasce d’età più avanzate della popolazione.

Il 73% degli italiani si dichiara d’accordo con la considerazione che le applicazioni per la televisita consentono di avere un consulto medico più veloce ed efficace. La pensano così soprattutto i più giovani: l’84% nella fascia d’età tra i 16 e i 17 anni, il 75% tra i 18 e i 24, il 76% appartenente alla fascia 25-30 anni.

Internet, infine, resta una risorsa importante per reperire informazioni sulla salute: tra le fonti comunità online come forum, gruppi Facebook o siti specializzati, frequentati da poco meno di un intervistato su cinque (18%).

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