Rapporto Assalco-Zoomark: pet food +8%, pet care +4%. Nelle case 62 milioni di animali

Mercato

Il giro d’affari del pet care, ossia il mercato che riunisce accessori e prodotti per l’igiene degli animali domestici, supera ormai i 75 milioni di euro all’anno, per un tasso di crescita del 4,1%. Il comparto del pet food, ossia il massiccio segmento degli alimenti per animali da compagnia, raggiunge i 2,4 miliardi di euro, +8% sui dodici mesi. Sono alcuni dei dati che arrivano dalla XIV edizione del Rapporto Assalco-Zoomark, l’indagine che ogni anno fotografa numeri e tendenze del mercato del pet. La ricerca verrà presentata tra pochi giorni a Zoomark International, la più importante rassegna italiana del pet (Bolognafiere, 10-12 novembre), ma nei giorni scorsi è stato rilasciato un sostanzioso estratto che già fornisce le tendenze principali del mercato.

 

Pet food, la crescita in un anno e il contributo dei canali di vendita

 

I dati, che coprono l’anno mobile compreso tra luglio 2020 e giugno 2021, dicono che più di un quarto del mercato del pet food è stato generato all’interno dei pet shop tradizionali, che nell’anno terminante a giugno 2021 hanno registrato un fatturato pari a 653,6 milioni di euro; ci sono poi le catene, che hanno sviluppato il 12,8% del giro d’affari complessivo (312 milioni, +19,7%) e infine il grocery, che ha assorbito più della metà delle vendite a valore (1,4 miliardi di euro). Seguono a distanza – ma con tassi di crescita nettamente maggiori – i cosiddetti petshop della gdo, ossia i corner specializzati del mass market (43,6 milioni di euro) e l’e-commerce – costituito dai siti generalisti della gdo e da Amazon – che totalizzano nei dodici mesi vendite per 49 milioni di euro (ossia il 2% del fatturato totale del pet food, ma con una crescita del 104% rispetto allo scorso anno).

 

Pet care, in un anno giro d’affari cresciuto del 4%

 

Il cat food, dice ancora il Rapporto, copre il 53,5% del mercato degli alimenti per pet, con un incremento sull’anno dell’8,1%. Gli alimenti per cani, invece, hanno generato vendite per 1,08 miliardi di euro (46,5%), mentre gli alimenti per i piccoli animali (roditori, volatili, pesci, tartarughe) portano circa 12 milioni di euro. Per quanto concerne il no food, invece, i segmenti più dinamici sono i prodotti per l’igiene (tappetini assorbenti igienici, salviette, shampoo, spazzole, deodoranti), che crescono in un anno del 7,1%, e i giochi, +14,6%. Le lettiere per gatti, che la ricerca contabilizza a parte, hanno portato oltre 78 milioni di euro, +4,6% a valori. «In tempo di pandemia» commenta Gianmarco Ferrari, presidente di Assalco (l’associazione dei produttori di settore) «abbiamo assistito a un incremento delle adozioni, legate al desiderio di alleviare la solitudine e favorire il benessere delle persone più vulnerabili come i bambini, gli adolescenti e gli anziani. Gli animali d’affezione sono parte integrante delle famiglie in cui vivono e questo si riflette anche nell’andamento positivo del mercato del pet food e pet care».

 

I pet in Italia sono più di 62 milioni

 

Le stime, d’altronde, dicono che nelle case degli italiani vivono più di 62 milioni di animali d’affezione, tra i quali quasi 30 milioni di pesci, più di 16 milioni di cani e gatti, circa 13 milioni di uccelli e oltre 3 milioni e mezzo tra piccoli mammiferi e rettili. In un anno, poi, il numero delle famiglie che possiede un pet è cresciuto di un milione e le ricerche sono concordi nell’attribuire alla pandemia la causa del fenomeno.

Come rivela una ricerca di Kodami condotta da YouGov Italia su un campione rappresentativo della popolazione italiana, l’isolamento sociale dovuto al covid ha decisamente influito sulle relazioni tra persone e animali domestici. L’80% delle persone che ha accolto un pet in casa ha dichiarato che l’arrivo del nuovo ospite «ha avuto un impatto sul loro stile di vita» che si traduce per il 59% in un «sono più felice» e per quasi il 40% l’opportunità di trascorrere più tempo all’aperto e conoscere più persone (proprietari di cani). Un altro 15% sottolinea di avere meno tempo per se stessi ma non a discapito di un miglioramento generale della qualità della vita.

Questo affetto da parte dei proprietari di pet si traduce in una spiccata sensibilità ai loro problemi di salute, da cui un invito alla riflessione per le farmacie che si stanno chiedendo se trattare o meno questo mercato. Gli intervistati dicono di fare attenzione alle vaccinazioni (65%), alla scelta eventuale di sterilizzazioni e castrazioni (45%), nel soddisfacimento dei loro bisogni. Il 43%, in particolare, lascia loro piena libertà di movimento nell’ambito della proprietà, e c’è un 12% di proprietari di gatti che li lasciano esplorare anche il territorio esterno. Ancora, il 56% è molto attento alla dieta alimentare.

Questa attenzione per la salute del proprio animale si traduce in un bisogno di informazioni che la maggior parte dei proprietari soddisfa in buona parte grazie a internet. Un italiano su tre, in particolare, dice di cercare notizie sulle riviste online in modo da capire qual è il modo migliore per prendersi cura del proprio pet. E anche questo è un altro elemento che invita le farmacie alla riflessione.

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