Per il mercato della farmacia, dicono i dati di Iqvia, il 2019 sembra partire con il piede sbagliato e presenta ai farmacisti titolari il segno meno fisso, tanto su base trimestrale quanto su base annua. In sintesi: nei tre mesi che vanno da gennaio a marzo, il canale perde complessivamente il 2% a volumi e l’1% a valori, per un giro d’affari che si ferma poco sotto i 6,3 miliardi di euro e vendite attorno ai 642 milioni di pezzi. Sui dodici mesi terminanti a marzo, invece, la contrazione a valori arriva all’1,4% e quella in volumi all’1,2%, per un fatturato complessivo di poco superiore ai 24,3 miliardi di euro e vendite per quasi 2,5 miliardi di unità.
I trimestre, volumi panieri
Sell-out, gen-mar 2019 vs gen-mar 2018.
I trimestre, valori panieri
Sell-out prezzi al pubblico, gen-mar 2019 vs gen-mar 2018.
All’origine dell’arretramento, ancora una volta, le performance fatte registrare dai segmenti della libera vendita, che mettono a segno in alcuni comparti incrementi significativi ma insufficienti a colmare le perdite del farmaco con ricetta e di altre categorie in sofferenza. L’etico, dicono in particolare i dati di Iqvia, perde a valori il 2,1% sul trimestre (per un giro d’affari che si ferma a 3,7 miliardi di euro) e il 3,2% su base annua (fatturato 14,3 miliardi). Male anche la categoria dei nutritional (alimenti dietetici, pasti sostitutivi, latti per l’infanzia, gluten free, nutrizione enterale), che arretra del 5,7% sul trimestre e del 2% sui dodici mesi.
Dodici mesi, volumi panieri
Sell-out, anno mobile terminante a marzo vs. dodici mesi precedenti.
Dodici mesi, valori panieri
Sell-out prezzi al pubblico, anno terminante a marzo.
Tra i segmenti che si distinguono per dinamicità, invece, spicca ancora una volta la classe dei notificati/integratori, che cresce a valori del 2,9% su base trimestrale e del 3,9% su base annua (per un fatturato che supera i 3,7 miliardi), e il segmento del farmaco senza ricetta (Sop-Otc), che nel primo trimestre rimane sostanzialmente stabile (+0,1% sempre a valori) ma sull’anno mette a segno un incremento dell’1,1% (per un fatturato di poco superiore ai 2,2 miliardi).