Antin Infrastructures Partners, il fondo di private equity che detiene l’80% di Hippocrates Holding, starebbe valutando l’ipotesi di uscire dalla società guidata dai co-ceo Davide Tavaniello e Rodolfo Guarino. A lanciare la notizia un articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore mercoledì scorso, 10 luglio, e firmato dal giornalista Carlo Festa, che per il quotidiano economico cura anche il blog The Insider – Dietro le quinte della finanza.
Non è la prima volta che Festa anticipa mosse o passaggi societari che hanno per oggetto le grandi catene di farmacia. E di solito le sue anteprime trovano poi conferma. Di Hippocrates, per esempio, Festa si occupò già nel settembre 2020, quando scrisse che il gruppo aveva suscitato gli appetiti dei grandi fondi d’investimento a fronte della possibile uscita dei soci che avevano sostenuto la società alla nascita. Hippocrates aveva smentito categoricamente la notizia, tranne annunciare due mesi dopo un accordo proprio con Antin Infrastructure Partners per l’ingresso del fondo entro il primo trimestre 2021.
Nel febbraio 2022, poi, Festa aveva anticipato il possibile «riassetto azionario» di Neo Apotek, con eventuale apertura a nuovi soci. Anche in questo caso la società interessata aveva smentito recisamente, poi a settembre nuove anticipazioni avevano confermato l’esistenza di una trattativa con tre potenziali candidati (ancora una volta fondi di private equity).
Che cosa scrive allora Festa nel suo ultimo articolo? Antin, in sostanza, starebbe studiando un «disinvestimento» da Hippocrates con tappa finale entro il prossimo autunno o tutt’al più per l’inizio del 2025. «Alcune banche starebbero iniziando a lavorare sul dossier» recita l’articolo, e se davvero «l’operazione entrerà nel vivo nei prossimi mesi, potenziali interessati potrebbero essere sia multinazionali del settore (cioè altre catene, ndr) sia fondi infrastrutturali».
Contattata da Pharmacy Scanner, Hippocrates non ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali. Tuttavia, secondo fonti vicine alla società l’articolo sarebbe infondato perché Antin ha l’abitudine di investire con un orizzonte a sei anni e quindi l’eventuale uscita non avverrà prima del 2026.
Intanto però l’articolo del Sole 24 Ore si presta a qualche riflessione: il servizio ipotizza che tra gli interessati a subentrare ad Antin (per la prossima primavera o quella dell’anno successivo) ci potrebbero essere altri fondi o catene di farmacia di respiro internazionale, le uniche che sulla carta potrebbero permettersi di sostenere un eventuale acquisto. Nel 2021, come scrive Festa, Antin aveva comprato la società per un controvalore di circa 600 milioni di euro, quando le farmacie della catena erano poco più di 120, oggi le filiali sono 460 e a fine 2025 dovrebbero avvicinarsi a quota 600, un numero che aiuta a immaginare quelle potrà essere il valore del gruppo a quella data. Per un fondo infrastrutturale l’impegno finanziario potrebbe essere ancora sostenibile, per una catena – anche di dimensioni europee – molto più difficile.