Riorganizzazione all’orizzonte per Federfarmaco, la società di servizi che serve le cooperative e le imprese della distribuzione intermedia (una decina in tutto) controllate dai farmacisti. Nella seduta di martedì 29 ottobre, infatti, il cda ha affidato a una società di consulenza astigiana un’esplorazione per la stesura di un piano diretto a ristrutturare l’attività logistica dell’azienda, che oggi svolge per gli associati la funzione di piattaforma distributiva e centrale acquisti con oltre 110 milioni di pezzi movimentati all’anno. I dettagli del mandato conferito alla società esterna non sono stati divulgati ma l’ordine del giorno della seduta ventilava per Federfarmaco l’evoluzione da «piattaforma logistica a piattaforma logica», una formula che secondo le informazioni raccolte da Pharmacy Scanner sottintenderebbe l’ipotesi di una preservazione dell’attività legata alla centrale acquisti e il ridimensionamento della funzione distributiva.
Per quest’ultima Federfarmaco si serve attualmente di due depositi, entrambi in Lombardia: Carpiano (nel milanese) movimenta più di 20 milioni di pezzi all’anno, gestisce una trentina di listini del farmaco e parafarmaco ed è in grado di evadere giornalmente ordini per circa 200mila pezzi; Origgio, in provincia di Varese, movimenta più di dieci milioni di pezzi, gestisce una dozzina di listini e dispone di un impianto automatico per la ricezione ed evasione della merce. L’ipotesi al vaglio, in sostanza, sarebbe quella di lasciare a Federfarmaco la negoziazione con i fornitori (facendo leva su una massa critica di circa 12mila farmacie rappresentate), mentre la movimentazione degli acquisti potrebbe essere presa in carico principalmente dalle associate, tranne alcune categorie merceologiche.
Quello che dovrà valutare la società di consulenze incaricata è la sostenibilità dell’ipotesi e, nel caso, stendere entro dicembre un piano industriale per identificare l’assetto operativo da assumere a regime. Da sottolineare che al momento si tratta soltanto di orientamenti e tra le cooperative non mancano i dubbi. Attualmente, infatti, l’attività della piattaforma logistica di Federfarmaco genera la quota di gran lunga più consistente del suo giro d’affari: giusto a titolo di esempio, sui 324 milioni di fatturato realizzati dalla società nel periodo gennaio-agosto (+2,8% rispetto agli stessi mesi del 2023), quasi 320 arrivano dalla business unit commerciale e circa cinque dai prodotti a marchio. Sono quindi in diversi a chiedersi come potrà sostenersi Federfarmaco se verrà a mancare il suo business principale.
Va anche detto però che ragionamenti su una riorganizzazione della piattaforma circolano già da quest’estate e scaturiscono principalmente da due contingenze convergenti anche se del tutto slegate. Da una parte l’operazione SuperGalenic, ossia la newco Cef-Unico, che se dovesse andare in porto darebbe luce al più importante gruppo della distribuzione intermedia e dunque ridimensionerebbe in una certa misura il ruolo di Federfarmaco come distributore dei distributori (da SuperGalenic passerebbero ordini per importi ben maggiori di quelli che gestisce oggi la società di servizi per tutte le consociate, senza contare che Unico e Cef hanno le loro marche private che si sovrappongono in parte a Profar e Farmakopea di Federfarmaco). Dall’altra parte, la spada di Damocle del nuovo sistema di tracciatura Datamatrix, che questa estate ha messo in allarme tutta la distribuzione intermedia al punto che a luglio un’associata del nord Italia avrebbe minacciato di uscire dal sodalizio per non sostenere i costosi investimenti tecnologici necessari a gestire le forniture da Carpiano e Origgio (le quali, essendo cessioni “intergruppo”, obbligherebbero a chiudere e riaprire i codici confezione per confezione, a meno che da qui a febbraio non intervengano deroghe alle disposizioni di legge).
Ma secondo alcune fonti, sugli orientamenti che circolano nel cda inciderebbero anche attriti e dissidi emersi tra le associate negli ultimi mesi, legati alla visione strategica di breve e medio-lungo periodo e al «rinnovamento» annunciato dalla società nel comunicato che ufficializzava la nomina del nuovo direttore generale. Qualche cooperativa, in particolare, non avrebbe gradito la mancanza di condivisione tra le associate sui progetti riguardanti il futuro di Federfarmaco, ma divide anche il rispetto soltanto parziale degli accordi commerciali da parte di alcuni aderenti che hanno privilegiato gli acquisti diretti dall’industria o altre vie di approvvigionamento. Emblematica al riguardo la relazione di fine quadriennio esposta a luglio dal direttore generale Maurizio Stroppa (poi dimessosi il 30 settembre), nella quale si rimproveravano ad alcune cooperative comportamenti incoerenti su acquisti e rapporti con l’industria riguardo ai listini centralizzati.
Al di là di là delle forme che poi prenderà concretamente la riorganizzazione, dunque, in Federfarmaco sussiste al momento un problema di fiducia reciproca tra gli associati. Lo testimonia la lettera inviata a metà ottobre da Farmacentro ai fornitori in vista del nuovo anno, che rivela i molti scricchiolii della centrale: «Fermi gli accordi in essere per l’anno in corso» si legge «la cooperativa sta valutando l’opportunità per il nuovo anno di non avvalersi più della piattaforma logistica centralizzata, optando invece per l’acquisto diretto dai vostri canali». Non resta che seguire gli sviluppi.