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Federfarma con Poste e Ferrovie per far uscire la farmacia dei servizi dalle sue mura

Filiera

“Proiettare” i servizi della farmacia – dalle vaccinazioni alla telemedicina – al di là delle mura della farmacia stessa, nelle stazioni ferroviarie. E magari anche negli uffici postali. È l’obiettivo dei due progetti cui sta lavorando Federfarma assieme al gruppo Ferrovie dello Stato e a Poste Italiane, nel primo caso con un protocollo d’intesa firmato da poco e nel secondo con una «interlocuzione» ancora in corso. Nel caso dell’intesa con Fs, in particolare, l’intento è quello di trasformare le stazioni dei piccoli comuni da «luoghi di semplice passaggio» a veri e propri «hub della salute», al servizio della «vita sociale e sanitaria delle comunità locali». A tal fine, Ferrovie dello stato metterà a disposizione spazi o fabbricati dai quali le farmacie del territorio potranno erogare «servizi sanitari di prossimità, che agevolino in particolare quei piccoli centri dove maggiore è l’esigenza di tali prestazioni».

I primi hub multiservizi, spiega Federfarma in una nota, saranno attivi a partire dal prossimo febbraio e si concentreranno in cinque comuni delle aree colpite dai terremoti del 2009-2016. «Il progetto Hub del Territorio rappresenta un’innovazione fondamentale nel nostro impegno a promuovere il benessere delle comunità locali» dichiara Massimo Bruno, Chief corporate affairs officer di Fs «la collaborazione con Federfarma ci permette di ampliare la nostra offerta di servizi e trasformare le stazioni ferroviarie in veri e propri centri di salute al servizio delle persone». «Questo progetto sarà utile per estendere i servizi di telemedicina attraverso una connessione digitale efficace ed efficiente» aggiunge Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale «superando il digital divide che ancora oggi si registra in talune aree del Paese e rende difficoltosa la fruizione dei servizi sanitari digitali. Le attività previste dal protocollo d’intesa costituiranno, inoltre, un ulteriore passo in avanti in favore di una maggiore equità di accesso ai servizi sanitari anche nelle aree più interne».

Ma sui servizi Federfarma ha in corso una negoziazione anche con Poste Italiane. Pochi giorni prima, infatti, il sindacato delle farmacie private aveva diramato una comunicazione che avvertiva di una «interlocuzione» in corso con la società pubblica, per l’avvio di un progetto (chiamato Polis – Case dei servizi di cittadinanza digitale) dagli obiettivi contigui a quelli dell’intesa con Ferrovie dello stato: «mettere a disposizione delle farmacie – a canoni di affitto decisamente vantaggiosi – spazi idonei sotto il profilo igienico-sanitario e con un’efficiente infrastruttura digitale» per l’erogazione di vaccini, test e servizi di telemedicina, in particolare in quelle aree dove «è già possibile avvalersi di locali esterni alla farmacia».

Il riferimento, come si sarà capito, è a quelle regioni dove sono stati adottati protocolli o delibere che recepiscono e arricchiscono con disposizioni di dettaglio la nota sentenza del Consiglio di Stato dell’aprile 2022 sull’uso di locali non contigui alla farmacia per erogare servizi e prodotti dell’extrafarmaco: Liguria (legge regionale 16/2022), Emilia Romagna (dgr 446/2023), Marche (dgr 654/2022), Calabria (Protocollo d’intesa 5 luglio 2023), Lazio (Determinazione dirigenziale G09733/2023), Lombardia (dgr 848/2023), Piemonte (dgr 16-7616e del 30 ottobre 2023) e a breve Campania. che al momento ha approvato le linee guida ed è al lavoro su uno schema di deliberazione. Purtroppo non ci sono dati sul numero delle farmacie che al momento hanno approfittato di tale opportunità, è probabile però che non siano molte e ancora meno (forse a contarle bastano le dita di una mano) sono quelle che hanno fatto ricorso al contratto di rete per condividere gli spazi tra più esercizi.

Il Progetto Polis, quindi, servirebbe a Federfarma per assicurare a un buon numero di piccole farmacie spazi attrezzati (e a costi ridotti) dove organizzare servizi e prestazioni, aumentando così l’offerta e i volumi. In aggiunta, l’intesa con Ferrovie dello stato avrebbe anche una valenza “preventiva” rispetto a evoluzioni che appena al di là della frontiera, in Francia, sono già realtà. Come Pharmacy Scanner aveva già anticipato a giugno, infatti, il corrispettivo transalpino di Fs punta ad aprire nei prossimi cinque anni 300 cabine per la televisita (con un medico o uno specialista) in altrettante stazioni ferroviarie. A gestirle, secondo quanto riferisce il Quotidien du pharmacien, sarà la società Loxamed, che nel 2020 aveva montato nei piazzali delle principali stazioni francesi numerosi gazebo per lo screening del covid. Ogni box, in sintesi, misurerà 15 mq e sarà presidiato da un infermiere diplomato, che assisterà il paziente nella consultazione a distanza.

Contro questo progetto si è scagliato nelle settimane scorse l’Ordine nazionale dei medici, ma dalla loro le Ferrovie francesi hanno niente meno che il ministro della Salute, Aurélien Rousseau: in un’intervista alla radio di qualche giorno fa, infatti, Rousseau ha sostenuto che queste soluzioni di telemedicina potrebbero rappresentare una «risorsa complementare» al sistema sanitario, purché il paziente sia sempre accompagnato da un operatore specializzato.

Collaborando con Fs, le farmacie italiane occuperebbero quindi uno spazio che altrimenti potrebbe essere coperto da pericolosi concorrenti. Ma tanto la possibile collaborazione con Poste quanto quella – già siglata – con Ferrovie non sono scevre da controindicazioni. Nel primo caso, non va dimenticato che in diverse regioni Poste è un temibile concorrente delle aziende della distribuzione farmaceutica con la sua controllata Plurima, che opera nel settore della logistica sanitaria; nel caso di Ferrovie, invece, c’è da chiedersi quanto sia concreto il rischio che gli spazi disponibili in stazioni e centro ferroviari finiscano per essere appannaggio quasi esclusivo delle grandi farmacie del capitale, che li utilizzerebbero per aprire qualcosa di simile a delle retail clinic con cui fare gioco di sponda con la sede principale.

La partita sui servizi della farmacia, d’altronde, rischia già oggi di risolversi a favore degli esercizi che sono in grado di mettere in campo la maggiore potenza di fuoco. Una veloce panoramica sui numeri delle campagne contro covid e influenza avviate nelle diverse regioni, infatti, rivela che in media a vaccinare non è più di un terzo delle farmacie in attività, spesso anche meno: 200 su circa 600 in Liguria, 300 su 1.600 in Piemonte, 320 su 1.200 in Emilia Romagna, 340 su 1.600 in Campania, mille su oltre tremila in Lombardia, 180 su 500 nelle Marche. Non sono numeri di cui vergognarsi, anzi: proprio ieri, il servizio sanitario inglese ha fornito i numeri della campagna covid 2023 e anche oltremanica le farmacie che vaccinano non sono più di un terzo del totale. C’è però da chiedersi se nel tempo questi servizi non finiranno per fare la differenza, spostando clienti e ricavi dalle farmacie che ne sono sprovviste a quelle che li offrono. Per carità, siamo nella legittima logica dell’iniziativa d’impresa, ma sarebbe senz’altro un autogol se vaccinazioni, telemedicina, aderenza terapeutica e via a seguire finissero per lacerare la rete piuttosto che rafforzarla.

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