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In Francia la telemedicina sbarca nelle stazioni. In Italia via al bando per la piattaforma di televisita

Filiera

Le Ferrovie francesi hanno lanciato un piano per installare 1.750 cabine per la telemedicina (televisita) in altrettante stazioni: le postazioni, dice il bando di concorso che è già stato pubblicato e vede in lizza due offerte, saranno collocate «nei padiglioni, nei piazzali, nei parcheggi o in locali all’interno delle stazioni», eventualmente in abbinamento ad attività che sostengano la domanda di teleprestazioni come la vendita di prodotti sanitari. Il vincitore, dice ancora il bando, non dovrà soltanto assicurare il buon funzionamento delle cabine, ma anche garantire la sostenibilità economica del servizio attraverso partnership con le Agenzie regionali di sanità (le Asl francesi) e i comuni. L’accenno alle amministrazioni locali non è casuale: come Pharmacy Scanner aveva riferito un anno fa, in Francia la televisita è rimborsata dalla mutua dal 2018 (alle stesse condizioni della visita in presenza), ma la domanda è schizzata soltanto con l’arrivo della pandemia (6,5 milioni di consulti a distanza nei primi sei mesi del 2020) e oggi, dicono alcune ricerche, il 22% dei francesi è un utente abituale e soddisfatto della “teleconsultation”. Spinge sulla telemedicina anche la cosiddetta desertificazione medicale: più di 5 milioni di francesi vivono in zone dove la presenza dei medici di famiglia è insufficiente e in diverse località i comuni sono intervenuti in prima persona con l’installazione di cabine per la televisita in municipi e centri sociali ((nel dipartimento della Senna e Marna, un milione e mezzo di abitanti, se ne contano cinque).

Anche in Italia la televisita si appresta a decollare. Il Pnrr, come si ricorderà, ha stanziato un miliardo di euro per la telemedicina con l’obiettivo di fare della casa «il primo luogo di cura» (Missione 6, componente C.1, investimento 1.2). E nei giorni scorsi la Lombardia ha emanato il bando di gara per la realizzazione della piattaforma regionale, che potrebbe diventare l’impalcatura anche in altre regioni dato che Milano è capofila per questa progettualità. Il documento, in particolare, cita quattro attività a distanza, ossia il “set” minimo che per il ministero della Salute serve ad assicurare l’obiettivo: la televisita, che le Linee guida del ministero della Salute definiscono un «atto medico con interazione con il paziente in tempo reale»; il teleconsulto, ossia l’atto medico con cui il professionista interagisce a distanza con uno o più medici; la teleassistenza, cioè l’atto professionale (dell’infermiere, fisioterapista, logopedista eccetera) che attraverso l’interazione a distanza con il paziente agevola il corretto svolgimento di attività assistenziali; infine il telemonitoraggio, per il rilevamento e la trasmissione a distanza (in modalità continua) di parametri vitali e clinici.

Da notare che queste stesse prestazioni sono quelle che l’Agenas elenca nella pagina del proprio sito dedicata allo specifico target: entro il dicembre 2023, sono i due obiettivi, dovrà essere avviato almeno un progetto per Regione ed entro il dicembre 2025 dovranno essere assistite in telemedicina almeno 200mila persone. E le soluzioni di telemedicina da implementare sono, appunto, televisita, teleconsulto, teleassistenza e telemonitoraggio, quest’ultimo declinato in quattro aree specifiche: telecontrollo del paziente con patologie cardiologiche, respiratorie o con diabete; telecontrollo del paziente neurologico; telecontrollo del paziente oncologico.

E le farmacie? Se si considerano i servizi di telemedicina che già offrono (sono 6.500 gli esercizi aderenti alla piattaforma di Htn-Promofarma) l’unico spazio che immaginabile è quello che si può aprire con la televisita: il paziente si collega a distanza con il medico, quest’ultimo prescrive un esame diagnostico (ecg, holter pressorio eccetera) e l’assistito si rivolge alla farmacia sotto casa, perché è più comoda. È uno scenario che già oggi si realizza di frequente anche se ancora la telemedicina in farmacia non è rimborsata dal Ssn:  il paziente si presenta in farmacia per prenotare con il cup, scopre che l’attesa per l’esame in regime Ssn è lunga e allora opta per la prestazione a distanza in regime privato, nella farmacia stessa. L’esperienza francese, tuttavia, dimostra che se si vogliono incrementare i volumi (nel 2022 le farmacie collegate a Htn-Promofarma hanno effettuato in media una teleprestazione alla settimana, in Francia si fanno cinque televisite a farmacia) bisogna puntare a mettere la telemedicina della farmacia sotto l’ombrello della rimborsabilità Ssn.

Un’altra opportunità potrebbe arrivare dal telemonitoraggio: difficile che tutte le Asl siano attrezzate per gestire fornitura e manutenzione dei dispositivi, le farmacie con la loro capillarità potrebbero assumere il servizio in outsourcing con immaginabili vantaggi per il paziente. Qualche sperimentazione in passato è stata fatta, sarebbe però necessario che i presidi si attrezzassero. Stesso discorso per la televisita: difficile che tutti i pazienti siano in grado di usare computer e smartphone per un consulto a distanza con il medico, dunque le farmacie – esattamente come in Francia – potrebbero organizzarsi con telecabine installate in loco che oltre ad assicurare il videocollegamento con il curante disporrebbero di strumentazione (termometro, sfigmomanometro, stetoscopio, otoscopio, dermatoscopio, pulsossimetro) da utilizzare nel corso della visita. Ma Oltralpe, come abbiamo detto, la televisita è rimborsata: una tantum di 1.250 euro per l’installazione e un forfait a prestazione fino a un massimo di 750 euro all’anno.

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