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Televisita, teleassistenza, telecontrollo. L’altra faccia del pianeta telemedicina

Filiera

Televisita, teleassistenza, telemonitoraggio e telecontrollo. Sono le prestazioni che popolano la faccia del pianeta telemedicina dove la farmacia ancora non si è avventurata (se non con qualche sporadica sperimentazione) e che forse offre al canale opportunità di convenzionamento e remunerazione più concrete di altri “teleservizi” già praticati da tempo, come ecg, holter e spirometria, ma rimasti finora esclusi dalla rimborsabilità del Ssn.

Ci sono diversi segnali che invitano a considerare seriamente l’eventualità. Il più importante arriva dal recente decreto del ministero della Salute che ratifica le Linee guida per l’assistenza domiciliare digitale, dove si fissano regole e criteri organizzativi dei servizi di telemedicina che dovranno agevolare cure e trattamenti da remoto. Il documento, in particolare, definisce assetto e procedure per un elenco di prestazioni (come la televisita, la teleassistenza, la teleconsulenza, il telecontrollo e via a seguire) che il nuovo Ssn disegnato dal Pnrr dovrà assicurare ai pazienti in Adi allo scopo di ridurre le uscite a quelle davvero necessarie.

Di farmacie il testo non fa menzione, basta però buttare un occhio a quanto sta accadendo nella vicina Francia (prossima non solo geograficamente, ma anche per assetto dell’assistenza sanitaria e del servizio farmaceutico). Qui la “teleconsultation” è soggetta a rimborso della mutua dal 2018, alle stesse condizioni della visita in presenza, grazie a una legge che – tra le altre cose – consente alle farmacie di mettere a disposizione dei pazienti un “corner”  attrezzato per richiedere a distanta un consulto medico.

Nei primi due anni il servizio ha suscitato scarso interesse (soltanto il 6% delle visite con medici e infermieri è passato da internet), poi la pandemia di covid ha fatto letteralmente volare gli accessi (6,5 milioni di consulti a distanza nei primi sei mesi del 2020); oggi, dicono alcune ricerche, il 22% dei francesi è un utente abituale e soddisfatto della “teleconsultation” (che in italiano va tradotto con televisita, lo vedremo più sotto).

La pandemia ha rotto molti indugi, ma a spingere oggi tanti francesi alla teleconsultazione è innanzitutto la desertificazione medicale: secondo alcune stime, l’11% della popolazione francese risiede in aree prive di medici di assistenza primaria (mmg) e le previsioni dicono che la situazione potrà soltanto peggiorare, a causa del progressivo pensionamento dei generalisti in età più avanzata e di un ricambio generazionale inadeguato anche per motivazioni professionali (i giovani non sono attratti dall’esercizio professionale nelle zone rurali).

Risultato, nell’ultimo anno sono spuntate come funghi le cosiddette “télécabine”, ossia cabine per la televisita dotate di monitor e strumenti di autoanalisi a distanza. La casistica è eterogenea: in alcuni casi l’iniziativa è partita dalle autorità locali (il dipartimento amministrativo della Senna e Marna, un milione e mezzo di abitanti, ne conta cinque, installate in municipi, strutture socio-sanitarie o poliambulatori); altrove hanno colto l’opportunità le farmacie (come il network Giphar, che riunisce 1.300 farmacie indipendenti), in altri casi ancora si sono forniti di cabina le Residenze sanitarie assistiti (per i loro ospiti), i centri sociali, persiono la catena della gdo Monoprix.

 

Alcuni esempi delle cabine per “téléconsultation” sempre più diffuse in Francia. Dall’alto: una delle sei postazioni di cui s’è dotato il Dipartimento francese dell’Ain; i dispositivi di autoanalisi a distanza della cabina installata nel municipio di Viane, Occitania; il totem per la televisita di cui è fornita una selezione di farmacie del gruppo Giphar; la cabina che l’insegna Monoprix ha installato in alcuni dei suoi supermercati.

 

Le telecabine francesi sono gestite dalle strutture che le hanno installate, cui spetta manutenzione, pulizia (dopo ogni accesso) e assistenza al paziente, assicurata da un infermiere o da un addetto che deve essere sempre presente negli orari di visita. La postazione può essere dotata di strumenti di autoanalisi a distanza che il paziente utilizzerà su indicazione del medico (termometro, sfigmomanometro, stetoscopio, otoscopio, dermatoscopio, pulsossimetro) e la visita può essere richiesta dallo stesso medico oppure dal paziente (nel qual caso occorre l’assenso del curante).

 

 

Torniamo alle Linee guida del Ministero: il documento individua nei teleservizi a domicilio lo strumento con cui «ridurre gli accessi al pronto soccorso e l’ospedalizzazione, permettere una dimissione protetta dalle strutture di ricovero, assicurare a domicilio la continuità di assistenza e cure di pari efficacia, ridurre gli accessi in day hospital sviluppando risposte alternative a domicilio». E tra i requisiti, figura ovviamente «l’idoneità del paziente/caregiver a fruire di prestazioni e servizi in telemedicina», ossia la disponibilità di «sistemi e infrastrutture tecnologiche» nonché il possesso da parte dell’assistito «delle competenze e abilità minime necessarie a utilizzare in modo appropriato le piattaforme tecnologiche».

Vengono in mente al riguardo altre Linee guida sulla telemedicina, quelle approvate dalla Conferenza Stato-Regioni nel dicembre 2020, dove si delegava alle Asl il compito di mettere a disposizione dei pazienti sprovvisti di strumenti informatici per la televisita le attrezzature necessarie, anche mediante «opportuni accordi con enti prossimi al domicilio dello stesso come farmacie e studi dei mmg/pls».

Ma quali sono le prestazioni per cui i farmacisti titolari potrebbero dotarsi di “telecabine” come i loro colleghi d’Oltralpe? Le linee guida sull’assistenza domiciliare digitale sono molto dettagliate al riguardo: per cominciare non c’è il teleconsulto, perché il documento ministeriale utilizza tale termine per identificare la consultazione a distanza tra soli curanti, per esempio tra mmg e specialista o mmg e medico del distretto. Per prevenire fraintendimenti, quindi, meglio evitare questo termine quando si parla di collegamenti tra medico e paziente, che vanno chiamati “televisite”.

 

Televisita, le caratteristiche del servizio

Servizio Finalità Prescrittore Attivatore Erogatore Soggetti coinvolti Supporti tecnici Documentazione
Televisita – Atto medico con interazione con il paziente in tempo reale Follow up, aggiustamento terapia in corso, prescrizione di esami, verifica degli esiti di esami e/o terapia Medico del distretto mmg/pls/ mca/ specialista Cot, Centrale operativa Adi, mmg/pls/ specialista Mmg/Pls/ specialista Pazienti e caregiver, eventuale infermiere a domicilio o altro professionista sanitario, Centrale di servizi per la telemedicina Videochiamata+chat (per scambio messaggi) app/servizi applicativi per la consultazione di referti, immagini, altre informazioni clinico-sanitarie (Fse), ricetta dematerializzata Adesione al trattamento domiciliare, Cartella domiciliare, referto strutturato della televisita qualora erogata dallo specialista

 

La televisita, dicono in sostanza le Linee guida, «è un atto sanitario in cui il medico interagisce a distanza con il paziente e può dar luogo alla prescrizione di farmaci o di ulteriori approfondimenti clinici». Il passaggio avrà già fatto suonare qualche campanello di allarme: una farmacia che si fornisce di cabina per la televisita (come accade in Francia) offre lo stesso servizio degli esercizi che ospitano al piano superiore uno studio medico. «In ambito domiciliare» continua il documento «le prestazioni erogate con la televisita mirano al follow up di patologia nota; alla conferma, aggiustamento o cambiamento delle terapie in corso; alla valutazione anamnestica per la prescrizione di esami di diagnosi, o di stadiazione di patologia nota, o sospetta; alla verifica da parte del medico degli esiti di esami effettuati ai quali può seguire la prescrizione di eventuali approfondimenti, oppure di una terapia».

Un altro servizio per cui la farmacia potrebbe prestarsi a fare da “piattaforma” per il paziente non digitalizzato è la teleconsulenza medico-sanitaria. Si tratta di una «consultazione tra professionisti sanitari o tra medico e professionista sanitario o tra due o più professionisti che hanno differenti ruoli rispetto al caso specifico»,
alla quale può anche partecipare il paziente. Ha lo scopo di «rispondere a una richiesta di supporto durante un percorso di cura e assistenza e viene espletata attraverso una videochiamata in cui il professionista sanitario interpellato fornisce all’altro, o agli altri, indicazioni per una decisione clinica e/o per la corretta esecuzione di azioni
assistenziali rivolte all’assistito».

Degna d’interesse anche la teleassistenza, che può essere richiesta da infermieri, fisioterapisti, logopedisti e altri operatori «per agevolare il corretto svolgimento di attività assistenziali, eseguibili prevalentemente a domicilio». Anche in questo caso le opportunità per la farmacia sono evidenti, soprattutto se già offre servizi di tipo infermieristico o riabilitativo.

 

Teleassistenza, le caratteristiche del servizio

Servizio Finalità Prescrittore Attivatore Erogatore Soggetti coinvolti Supporti tecnici Documentazione
Prevede l’interazione con il paziente in tempo reale Interazione a distanza per agevolare il corretto svolgimento di attività assistenziali Professionisti sanitari Cot, Centrale operativa Adi, professionisti sanitari tramite agende di disponibilità condivise Professionisti sanitari Pazienti e caregiver, Centrale di servizi per la telemedicina Videochiamata+chat (per scambio messaggi), app/servizi applicativi che consentano la consultazione di referti, immagini, altre informazioni clinico-sanitarie (Fse), app di condivisione con il paziente di strumenti (test, questionari ecc.) Adesione al trattamento domiciliare, Cartella domiciliare, al termine relazione o annotazioni riportate nella cartella domiciliare

 

La strumentazione, dicono le Linbee guida, deve comprendere «dispositivi per la registrazione, archiviazioni dei dati e delle immagini, supporti per lo scambio dei dati e delle immagini, video e parametri vitali, dispositivi fissi e/o mobili che prevedano un facile utilizzo, dispositivi medici e sensori di rilevamento, app, video e materiali informativi/formativi accessibili all’assistito e/o al caregiver».

Tra le altre prestazioni del documento che meritano una valutazione ci sarebbero anche telemonitoraggio e telecontrollo, ma il senso è ormai evidente: la domiciliarizzazione delle cure architettata dal Pnrr apre a un’ampia gamma di teleprestazioni che la farmacia finora non ha preso in considerazione e che oggi invece vanno ponderate con attenzione, anche perché se trascurate potrebbero diventare una breccia di cui approfitteranno certamente altri attori (come in Francia è accaduto con Monoprix).

Si tratta di un terreno che finora è rimasto quasi del tutto inesplorato, fatta eccezione per alcune sporadiche sperimentazioni. Come a Coggiola, nel biellese, dove i medici della Casa della Salute locale sono collegati a distanza con la farmacia di Portula, un piccolo comune a 15 minuti di macchina. Le televisite sono ospitate in un locale messo a disposizione dalla titolare e l’assistenza ai pazienti è assicurata da un’infermiera di famiglia. Ed è solo l’inizio, perché a breve gli assistiti di Portula potranno farsi “televisitare” anche dai medici degli ospedali di Borgosesia e Vercelli, dai quali sarà possibile ricevere ricette e referti. «L’Asl Vercelli è la prima in Piemonte a strutturare questa attività, che sarà presto proposta anche in Val Semenza e Val Mastallone» dichiarano alla stampa locale il direttore generale dell’Azienda sanitaria, Eva Colombo, e il direttore di distretto Germano Giordano «nei luoghi più decentrati la telemedicina rappresenta un supporto fondamentale per la gestione delle fragilità, delle cronicità e anche delle emergenze». Le farmacie facciano le loro valutazioni.

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