Skin ADV

Domani torna a riunirsi il Tavolo sull’e-commerce. All’odg, le proposte normative del Ministero su home delivery e online

Filiera

Sembra rimettersi in moto il tavolo su e-commerce e home delivery del farmaco che il ministero della Salute aveva istituito nell’ottobre di due anni fa e del quale non si avevano più notizie da una decina di mesi. Si ricomincia domattina, con una seduta che – a giudicare dalla convocazione, firmata dal coordinatore Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute – potrebbe anche essere l’ultima: all’ordine del giorno, infatti, c’è la «presentazione delle proposte normative formulate in seguito ai contributi dei componenti del tavolo», seguita da «esame congiunto e dibattito (delle stesse proposte, ndr) tra i componenti del tavolo» e infine «sintesi e chiusura dei lavori».

Per decifrare il linguaggio burocratico occorre riavvolgere il nastro: il tavolo ministeriale si insedia nel dicembre 2023 con l’obiettivo di analizzare «le problematiche relative all’attività di dispensazione al pubblico di medicinali per uso umano, con particolare riguardo alla vendita online», presenti per i produttori Farmindustria, Assosalute ed Egualia, per i distributori Adf, Federfarma Servizi e Assoram (con quest’ultima a rappresentare anche farmacie online e aziende del delivery), per le istituzioni Aifa, Nas e Conferenza delle Regioni e per  farmacie e farmacisti Federfarma, Fofi e Assofarm; nella seduta viene presa la decisione di proseguire i lavori in due sottogruppi distinti, uno dedicato all’online e l’altro all’home delivery, ma subito diventa evidente che le premure del Ministero si concentrano sulla consegna domiciliare dei farmaci, tant’è vero che l’incontro successivo, a marzo, riguarda soltanto il sottogruppo sul delivery. E qui, viene messo a punto un calendario di incontri “bilaterali” per dare modo a ogni organizzazione della filiera di avanzare ai tecnici della Salute le sue osservazioni e proposte.

Ecco quindi spiegato quel passaggio dell’ordine del giorno in cui si parla di «proposte normative formulate in seguito ai contributi dei componenti del tavolo»: domani, in sostanza, dovrebbero essere presentate le disposizioni con cui il Ministero intende rispondere «alla necessità di delimitarne con precisione i confini dell’home delivery, affinché non venga elusa la disciplina vigente in materia di vendita a distanza dei medicinali» (come recitava il mandato assegnato al sottogruppo nell’incontro del marzo 2024). Si tratterà in pratica di scegliere tra due opposte visioni: da una parte quella di Federfarma, che in sintesi chiede che il recapito domiciliare – quando riguarda il farmaco – rispetti il recinto della Pianta organica; dall’altra quella di farmacie online e operatori del delivery, per i quali la Pianta organica non è un più un riferimento neanche per chi compra nel fisico.

Al Ministero, poi, sanno bene che sulla questione incombe anche un convitato di pietra, ossia l’Ue. A fronte di scelte eccessivamente restrittive, qualche importante azienda del delivery potrebbe ricorrere alla Corte di giustizia europea (secondo rumors, tra gli attori che più di recente hanno chiesto di essere ascoltati dai tecnici della Salute ci sarebbe Glovo) e in questo caso la querelle rischierebbe di prendere pieghe inimmaginabili.

Ma c’è anche un altro interrogativo da tenere in fresco per domani: le «proposte normative» del Ministero riguarderanno soltanto l’home delivery o abbracceranno anche l’e-commerce del farmaco? Non va dimenticato, infatti, che nel gennaio 2024, cioè tra insediamento e prima seduta del Tavolo ministeriale, la Corte di giustizia europea uscì con una sentenza dove affermava che i marketplace come Amazon non sono soggetti alle norme nazionali sull’e-commerce se si limitano a fare da vetrina alle farmacie online e mettere in contatto domanda e offerta; di fatto, la pronuncia ha aperto un grande punto interrogativo sulla normativa italiana, che invece è particolarmente rigida in tema. Viene allora da chiedersi se tra gli interventi che il Ministero presenterà domani ci sarà anche qualcosa di nuovi sui marketplace. Anche perché, a quanto risulta, tra le organizzazioni che hanno formulato proposte c’è chi ha fatto notare che le norme attualmente vigenti sono vecchie più di dieci anni e serve un aggiornamento.

Altri articoli sullo stesso tema