Nel mondo della farmacia la notizia è passata quasi inosservata, anche se non avrebbe dovuto: Doctolib, piattaforma per il teleconsulto medico con oltre 60 milioni di pazienti in Francia e Germania e 300mila professionisti della sanità collegati tra medici, pediatri, ginecologi, ostetrici, dermatologi, podologi e altro ancora, approda in Italia. E investirà 250 milioni di euro per la realizzazione (a Milano) di un nuovo Tech Center con l’obiettivo di offrire i propri servizi a distanza ai pazienti e ai sanitari di questo Paese. Intanto la società ha acquisito Dottori.it, sito nato nel 2013 che consente a chi ha bisogno di trovare velocemente lo specialista che fa al caso suo e prenotare la visita online, operazione grazie alla quale Doctolib ha acquisito le agende di oltre 30.000 medici italiani.
Doctolib, la piattaforma franco-tedesca per la prenotazione on line delle visite mediche, il teleconsulto e la prescrizione a distanza delle ricette, sbarca in Italia.
A spiegare quali siano i piani per il nostro Paese provvede il gruppo franco-tedesco nel comunicato che annuncia l’ingresso in Italia: «l’obiettivo è quello di garantire a tutti gli italiani un accesso rapido e facile all’assistenza medica, a partire dalla medicina generale, offrendo un servizio online che consenta ad ogni paziente di prenotare istantaneamente un appuntamento e disporre di tutte le informazioni necessarie prima e dopo la visita. Sarà anche possibile richiedere una prescrizione online al proprio medico di famiglia e condividere i referti in totale sicurezza». E questo sette giorni su sette, 24 ore su 24.
Ma la novità più importante tra quelle che Doctolib ha lanciato in Francia è il teleconsulto, che la società propone dal 2019: oltre a prenotare online la visita, i pazienti possono anche parlare via chat con il medico di famiglia o lo specialista, per farsi ripetere una ricetta oppure portare un quesito diagnostico. In Italia abbiamo iniziato a esplorare questo capitolo della telemedicina soltanto con l’inizio della pandemia, altrove l’emergenza sanitaria ha messo le ali a una pratica che aveva già impiantato radici in precedenza. In Francia, per esempio, i teleconsulti sono rimborsabili dalla mutua pubblica dal 2018, e così quando l’anno scorso è scattato il lockdown si sono contate tra marzo e settembre 2020 4,5 milioni di visite mediche a distanza.
Terminato il distanziamento la domanda ha avuto un calo fisiologico ma le televisite rimangono su volumi nettamente superiori al pre-pandemia: nell’intero 2020, la sanità pubblica francese ha rimborsato 19 milioni di consulti medici a distanza (il 3% delle visite contabilizzate complessivamente nell’anno) e le statistiche dicono che quattro televisite su cinque sono con un medico di famiglia. Non solo: secondo uno studio condotto nel gennaio scorso, i generalisti effettuano a distanza un numero di televisite sei volte maggiore di un anno prima (quando la pandemia ancora non era esplosa).
Tramite app e sito, Doctolib consente già oggi a più di 60 milioni di francesi e tedeschi di parlare a distanza con un medico, trovare uno specialista, prenotare una visita sulla sua agenda digitale.
Come Pharmacy Scanner aveva già riferito in un articolo dell’anno scorso, la pandemia ha impresso un’accelerazione consistente alla telemedicina in tutti i principali Paesi europei. E’ successa la stessa cosa anche da noi, con parecchi medici che hanno trasferito su Whatsapp o Skype le visite con i loro pazienti. Queste due piattaforme, così come le altre della stessa categoria, sono però nate per essere usate da un altro pubblico e con altre finalità, ed ecco quindi lo spazio in cui si sono incuneati Doctolib e gli altri software per il teleconsulto: oltre a mettere in contatto medico e paziente consentono di condividere le agende, archiviare dati e ricette (nel rispetto della privacy), effettuare prescrizioni a distanza e inviarle e altro ancora. E visto che il Pnrr (il Recovery fund) pone in cima ai suoi piani domiciliarità dell’assistenza, telemedicina, teleconsulto e «casa come primo luogo di cura», il nostro Paese diventa un mercato interessante per chi ha già sviluppato altrove strumenti di “telesanità”.
Ma tutto questo deve in qualche modo destare l’attenzione delle farmacie? Lça risposta non può che essere sì. Per cominciare, è evidente che teleconsulti e visite a distanza rischiano di avere per il canale lo stesso effetto di distanziamenti e smart workig: scompaginano gli itinerari della ricetta Ssn, cioè i percorsi casa-medico-farmacia che coprono i pazienti. Se non c’è più bisogno di andare in ambulatorio per un consulto o una ricetta, diventa inutile fermarsi poi nella farmacia che sta sotto lo studio del curante. Se la ricetta viene trasmessa via smartphone o sms, potrebbe rivelarsi più comoda un’altra farmacia piuttosto che la solita cui ci si rivolgeva.
Anche in Germania le piattaforme di teleconsulto e telemedicina sono in forte crescita. DocMorris, la farmacia online olandese, ha acquisito di recente Teleclinic, che consente ai tedeschi di consultare un medico 7 giorni su 7 e anche ricevere una ricetta.
E poi c’è l’online: se la ricetta arriva già dematerializzata sul cellulare, chi la riceve e ha appena fatto la visita da casa propria potrebbe trovare altrettanto comodo acquistare il farmaco precritto in una farmacia online e farselo arrivare sempre a casa. Questa, si badi, è la speranza che ha spinto le principali farmacie online europee – DocMorris e Shop Apotheke in testa – a lavorare su piattaforme di servizi sanitari che comprendono teleconsulti e telericette. Il concetto – che i farmacisti italiani dovrebbero mandare a memoria – è quello degli “ecosistemi sanitari”: un anno fa DocMorris ha comprato Teleclinic, piattaforma di telemedicina tra le più note in Germania che consente ai medici di effettuare visite a distanza, anche in videochat, e inviare ricette elettroniche. I dati della società dicono che fino al 50% dei teleconsulti su Teleclinic genereranno una prescrizione digitale ed è difficile pensare che DocMorris non abbia considerato questa informazione.
Anche Shop Apotheke lavora nella stessa direzione: nella primavera dell’anno scorso ha concluso una partnership con un sito britannico di medici online, che i pazienti tedeschi possono contattare dal portale della farmacia online per farsi fare una ricetta a distanza. Il sindacato dei farmacisti tedeschi ha portato Shop Apotheke in tribunale e ha vinto, ma non è detto che la società olandese possa rivolgersi all’Europa e ottenere la rivincita, come è già successo in passato.
Qualcosa si muove anche in Italia: in Veneto è partita dall’inizio del mese una sperimentazione che coinvolge una sessantina di farmacie, dove i pazienti possono chiedere un teleconsulto con il medico. Il collegamento è assicurato da un palmare che, con l’aggiunta di alcuni accessori, permette anche alcune analisi e misurazioni. Anche in questo caso, il medico può poi effettuare una prescrizione digitale.
E in Italia? Qualche segnale c’è: dopo avere annunciato l’acquisizione di eFarma, la farmacia online europea Atida ha detto esplicitamente di voler lavorare allo sviluppo di un ecosistema della salute, e non occorre molta fantasia per capire quali siano gli obiettivi. Anche Hippocrates, che nei giorni scorsi ha ufficializzato l’acquisizione di Top Farmacia, ha detto di avere progetti dello stesso genere e non c’è di che stupirsi: il paziente che ha già acquistato online farmaci senza ricetta o integratori e deve spedire la ricetta dematerializzata ricevuta dal medico al termine di una televisita, potrebbe trovare comodo continuare ad appoggiarsi alla “versione fisica” della stessa farmacia online.
Come possono reagire allora le farmacie online? Nelle Linee guida per la telemedicina approvate diversi mesi fa dalla conferenza Stato-Regioni c’è la risposta: per la televisita, dice il documento, l’assistito deve disporre di un collegamento telematico e di una piattaforma di comunicazione remota «secondo le specifiche richieste dal servizio». Se ne è sprovvisto dovranno essere le Asl a fornirli, oppure le farmacie. E’ un’opportunità che i titolari dovrebbero cominciare a prendere seriamente in considerazione: con lo sviluppo delle televisite, attrezzare una postazione per il collegamento a distanza con i medici del bacino territoriale in cui opera l’esercizio oppure gli specialisti ambulatoriali dell’Asl, sarà come aprire un poliambulatorio al piano superiore della farmacia.
In questa prospettiva è senz’altro interessante il progetto sperimentale avviato in Veneto dall’Asl 7 Pedemontana in una sessantina di farmacie dell’area Asiago, Bassano e alto vicentino: dall’inizio del mese, i pazienti che lo richiedono possono effettuare una televisita con alcuni medici specialisti dell’Azienda sanitaria, grazie a un dispositivo tipo palmare che l’Asl stessa ha fornito alle farmacie: «Si può parlare in videochat con il medico» spiega Nicola Zerbinato, il referente per la zona del sindacato FarmacieUnite «e con l’aggiunta di alcuni accessori come endoscopio o sonda auricolare farsi misurare il battito cardiaco, rilevare la temperatura, esplorare l’orecchio e altro ancora. La visita va effettuata in un ambiente separato della farmacia, come la saletta dei servizi, e il medico collegato può prescrivere una ricetta dem oppure inviare il paziente al medico curante».
Negli Usa la catena americana di farmacei Rite Aid ha previsto nel suo nuovo format una sala per il teleconsulto che consente al paziente di collegarsi con lo specialista o il medico della sua assicurazione anche se abita a molti chilometyri di distanza.
Viene spontaneo il parallelo con l’esperienza americana di RiteAid, catena statunitense che raggruppa circa 2.400 farmacie in tutti gli Usa. Il suo nuovo format, presentato nella primavera del 2020, prevede infatti una stanza per il teleconsulto attrezzata con tutti gli strumenti del caso: schermo con webcam e microfono, dispositivi diagnostici a distanza eccetera. Il cliente può così mettersi in contatto con il proprio medico o con lo specialista dell’assicurazione sanitaria e chiedere un consulto o una prestazione direttamente dalla farmacia. «Nell’ecosistema sanitario» ricordava in un’intervista Jocelyn Konrad, vicepresidente esecutivo di Rite Aid «i farmacisti sono l’anello che presidia l’ultimo miglio. Va liberato tutto il loro potenziale perché facciano ciò che sanno fare meglio: essere di aiuto alle loro comunità e ai loro clienti». Avete notato? Torna la parola chiave “ecosistema”.
TELEMEDICINA IN FARMACIA: CGM LANCIA POINT OF CARE, SISTEMA INTEGRATO DI SERVIZI A DISTANZA
Oltre al teleconsulto, il farmacista titolare che vuole preservare i flussi di traffico diretti alla sua farmacia non può non considerare le opportunità della telemedicina, altro servizio che valorizza la prossimità degli esercizi dalla croce verde. All’ultima edizione di Cosmofarma CompuGroup Medical ha presentato Cgm Point of Care, soluzione di telemedicina certificata Classe IIa, ideata per eseguire esami diagnostici complessi a uno o più pazienti direttamente in farmacia e già predisposta per l’erogazione delle prestazioni che caratterizzano la farmacia dei servizi.
Il sistema è nato dall’esperienza della business unit di Cgm specializzata nell’informatica per le farmacie ed è basato su tecnologia di H&S, una società del Gruppo Cgm Italia impegnata da venti anni nella ricerca e sviluppo di soluzioni e tecnologie nell’ambito della telemedicina. «Con Cgm Point of Care» dichiara il dott. Alessandro Avezza «il farmacista è in grado di offrire ai cittadini esami come l’Ecg a riposo, l’holter Ecg, holter pressorio, spirometria e altro ancora; il tutto con relativo servizio di telerefertazione erogato da operatori sanitari certificati. Inoltre il farmacista può verificare l’aderenza terapeutica grazie allo sviluppo dell’innovativo Sistema di dosaggio personalizzato (Sdp): un’unica piattaforma predisposta per sostenere la qualità del servizio e la professionalità del farmacista sul fronte della prevenzione e profilassi».
Praticità e usabilità per il farmacista sono le caratteristiche di punta del sistema: grazie alla modularità e scalabilità, permette alla farmacia di piccole dimensioni così come ai più ampi network di erogare servizi con elevati standard di sicurezza, accuratezza e continuità del flusso dati riconoscendo sempre il paziente in modo univoco.