Skin ADV

Dai Carabinieri del Nas la raccolta delle irregolarità più frequenti nell’e-commerce

Filiera

Con la vostra farmacia vendete prodotti di libera vendita su qualche marketplace, i portali generalisti tipo Amazon o eBay? Attenzione allora a non metterci preparati omeopatici, perché per legge sono farmaci e quindi possono essere venduti online soltanto dal sito della farmacia stessa, sempre che sia autorizzato e rechi il logo grigio-verde del Ministero. Siete soliti pubblicare sul profilo Facebook immagini dei prodotti in offerta, nella loro confezione interna o esterna? Se è un farmaco senza obbligo di ricetta, evitate di accompagnarla con didascalie, rischiate una sanzione. I consigli arrivano dal Comando dei Nas di Milano, che in un’operazione condotta un paio di settimane fa nel settore dell’e-commerce farmaceutico aveva inflitto ad alcune farmacie sanzioni per 48mila euro e deferito all’autorità giudiziaria otto persone. Ed è solo l’ultimo episodio, perché nel luglio dell’anno scorso lo stesso Comando di Milano aveva colto in fallo una cinquantina tra farmacie e parafarmacie, che vendevano medicinali al di fuori dei canali web consentiti oppure da siti di proprietà ma privi del logo identificativo.

Non è difficile intuire che nella maggior parte dei casi si tratta di irregolarità commesse per fretta o superficialità, quando invece il mondo digitale dovrebbe essere esplorato con una certa cautela. Ma quali sono, allora, le violazioni in cui più spesso incorrono i farmacisti? Pharmacy Scanner è andato a chiederlo agli stessi militari dei Nas che hanno condotto l’operazione di due settimane fa; ne viene fuori una piccola antologia degli errori – più che degli orrori – a uso  consumo non solo delle farmacie, ma anche degli operatori di tutta la filiera. Un’antologia che vale la pena riassumere qui sotto per punti, perché la policy dei Nas è quella di evitare che i nomi dei loro militi finiscano sotto i riflettori dei media.

1. Gli omeopatici venduti online soltanto sul sito della farmacia
Sono sempre di più le farmacie che approfittano dei cosiddetti marketplace per proporre referenze della libera vendita da piattaforme virtuali ad alto traffico. Attenzione però ai prodotti che esponete su questi scaffali digitali: la circolare del ministero della Salute che dà attuazione al d.lgs 17/2014 dispone che i farmaci senza obbligo di ricetta possono essere venduti via internet soltanto dal sito della farmacia. Gli omeopatici sono per legge medicinali a tutti gli effetti, quindi non posso essere commercializzati su queste piattaforme.

2. I farmaci possono provenire soltanto dall’interno della farmacia
Tra i casi in cui si sono imbattuti i militari, c’è quello di una che vendeva medicinali Otc dal proprio distributore automatico, ma faceva passare gli acquirenti dal sito: grazie a un’app per smartphone, in sostanza, il cliente sceglieva il farmaco dalla vending machine, lo acquistava online tramite smartphone e poi lo ritirava dall’apparecchio. Purtroppo però neanche questo si può fare: il farmaco venduto online, è la spiegazione dei Nas, può giungere soltanto dall’interno della farmacia.

3. Niente pubblicità su Facebook se il prodotto è un Otc
Sono in netta crescita anche le farmacie che utilizzano Facebook per reclamizzare promozioni, campagne, sconti e novità. E spesso, per rendere più accattivante il messaggio, testi e slogan sono accompagnati da immagini del prodotto. Attenzione però, avvertono i Nas: se si tratta di un farmaco (senza obbligo di ricetta, ovviamente), meglio evitare di accompagnarlo con qualsiasi genere di testo (dalla comunicazione di una campagna di sconti alla semplice indicazione dei disturbi cui si rivolge) perché diventerebbe pubblicità e occorrerebbe quindi richiedere l’autorizzazione preventiva del ministero della Salute.

4. In caso di dubbi, consultare la manualistica
Federfarma e ministero della Salute hanno pubblicato guida e manuali che possono aiutare a sciogliere dubbi e domande. Nel caso della Federazione si tratta dell’opuscolo sulle vendite online che riassume tutti gli adempimenti a carico delle farmacie intenzionate a cimentarsi nell’online. Il Ministero, invece, ha pubblicato una guida sulla pubblicità dei farmaco Otc nei social che nel luglio dell’anno scorso ha ricevuto l’ultimo aggiornamento.

Altri articoli sullo stesso tema