Benefit aziendali, i consigli per “azzeccarli” e renderli ancora più utili

Filiera

In tema di benefit aziendali, emerge netto uno scollamento tra ciò che le imprese sono solite regalare ai loro dipendenti e ciò che invece questi ultimi desidererebbero. Perché i benefici concessi più spesso dalle aziende sono i buoni pasto (70%), gli strumenti hi-tech (38%) e le polizze assicurative (36%); quelli più ambiti dai dipendenti italiani sono invece i servizi di sostegno alla famiglia (rimborso di tasse e testi scolastici o nursering, 59%), servizi per il benessere personale (rimborsi delle spese mediche o viaggi ricreativi, 54%) oppure benefit per lo shopping (buoni benzina, gift card e regali, 52%).

I dati provengono da ricerca condotta da Ipsos Marketing per Sodexo Benefit&Rewards Services su un target di 800 dipendenti del settore privato, dai 25 ai 60 anni. Ne scaturiscono indicazioni di forte interesse anche per le aziende della filiera farmaceutica e in particolare per le farmacie, sempre più sensibili alla gestione del team e alla motivazione dei suoi componenti. In questo campo i benefit aziendali infatti sono da sempre un plusvalore a doppio impatto: da un lato migliorano e semplificano la vita lavorativa – perché generano risparmio – dall’altro mantengono alte le performance dei dipendenti e sviluppano l’engagement nei confronti dell’azienda.

Proprio per questo, è interesse delle imprese selezionare strumenti di premialità che corrispondano alle attese dei destinatari. E quali sono allora i benefit più apprezzati dai dipendenti? Nella classifica stilata da Ipsos, primeggia il settore del supporto alla famiglia, perché il senso di tranquillità conseguente al soddisfacimento delle spese di routine legate a figli e persone anziane è considerato fondamentale dal 59% degli intervistati, in particolare da dipendenti sposati con figli a carico e provenienti dal Sud. Tra i benefit più richiesti, il rimborso delle tasse scolastiche dei figli (23%), le agevolazioni sui libri di testo (23%) e sugli asili nido (15%), l’assistenza agli anziani (17%), la baby sitter (7%) e i campi estivi per i figli (5%).

Al secondo posto, il 54% degli intervistati pone i servizi adibiti alla cura personale. In particolare, le donne dai 35 ai 44 anni del Nord-Est con figli maggiori di 16 anni, laureati  e con occupazione in aziende di piccole dimensioni, preferiscono il rimborso delle spese mediche (45%), i viaggi ricreativi (12%) e le agevolazioni per visite specialistiche (9%). Si aggiungono inoltre buoni per centri benessere (6%), rimborsi per i trasporti (6%) e biglietti per le attività ludiche come cinema e giochi (5%).

Sul terzo gradino del podio (52%) i servizi legati allo shopping: i dipendenti – rivela l’indagine – mostrano particolare apprezzamento per servizi slegati dal lavoro e concederli aiuta l’azienda a farsi apprezzare in una dimensione più “umana”, attenta ai bisogni emotivi e personali delle sue risorse interne. Molto apprezzati i coupon per la benzina (67%), seguiti dalle gift cards (27%) e dai regali materiali come dispositivi tecnologici e cesti di Natale (6%). In questo caso sono i dipendenti che risiedono nelle periferie del centro Italia, tra i 35 e i 44 anni, con figli di 4-5 anni, un’istruzione di scuola superiore e un lavoro in grandi aziende nel settore produttivo, a percepire come bisogno tali servizi (52%).

Rispettivamente al quarto, quinto e sesto posto si piazzano invece i servizi assicurativi (47%), i buoni pasto (46%) e i rimborsi per il trasporto (42%), perché dati per scontati e legati al tempo lavorativo. Ma non è tutto, perché l’aera dei benefit tocca un vasto range di esigenze: dall’abbonamento per la palestra a quello per la pay tv, dal colloquio psicoterapeutico all’assicurazione sul cane, dal buono pasto per la mensa scolastica dei figli al rimborso del trasporto per il tragitto casa lavoro. Quindi un benefit per tutti i gusti e per ogni tipo di dipendente. Anche perché come nello shopping, anche nei benefit cresce la voglia di “personalizzazione”. Il vero protagonista non è l’azienda che li richiede, osservano i ricercatori di Ipsos Marketing, ma il beneficiario finale che così si sente gratificato per la sua individualità.

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