In dodici anni il consumo di antibiotici veterinari da parte dei Paesi europei si è ridotto del 53% e tocca ormai i livelli più bassi mai registrati. Anche in Italia, dove le vendite complessive di tali farmaci sono passate dai 421,1 mg per Pcu del 2010 (dove Pcu, Population correction unit, equivale a un chilogrammo di popolazione animale per fini alimentari) ai 157,5 del 2022, per un decremento superiore alla media europea di oltre quattro unti(-57,5%). I dati arrivano dal XIII Rapporto Esvac sul consumo annuale di antimicrobici veterinari in Europa, diffuso la settimana scorsa dall’Ema e frutto (come i precedenti) del monitoraggio con cui dal 2009 l’Agenzia europea dei medicinali osserva l’andamento dei consumi di antimicrobici veterinari in Europa.
Antibiotici veterinari, andamento delle vendite in 25 Paesi
Buone notizie anche dagli antibiotici di maggiore rilevanza nella medicina umana come cefalosporine di III e IV generazione, polimixine, chinoloni e fluorochinoloni, le cui vendite per fini veterinari sono diminuite in Europa (sempre nello stesso periodo) rispettivamente del 49%, dell’81, del 25 e del 90%. Anche in questo caso l’Italia fa meglio in tre casi su quattro, con una contrazione delle vendite di cefalosporine di terza e quarta generazione del 76,2%, di polimixine del 98,1%, di chinoloni del 95,9& e di fluorochinoloni del 59%. «Sebbene tutti gli antibiotici debbano essere utilizzati con prudenza e responsabilità per preservarne l’efficacia» osserva l’Ema «è di grande importanza che il potenziale rischio per la salute pubblica rappresentato dal sovraconsumo di questi particolari antibiotici venga ridotto, come raccomandato dall’Ameg (Antimicrobial advice ad hoc expert group)».
Italia, andamento delle vendite in mg/Pcu*
(*) Inclusi cavalli e pesci d’allevamento. I dati 2010-2019 si riferiscono alle vendite dai titolari di Aic ai grossisti e ai mangimifici; dal 2020 esprimono le vendite di pre-miscele dai titolari di Aic ai grossisti e le prescrizioni elettroniche di altre forme farmaceutiche inviate a grossisti, farmacie e altri da veterinari, allevatori e proprietari di animali da compagnia.
Tra 2021 e 2022, in particolare, l’Italia registra un calo delle vendite di antibiotici per uso veterinario del 9,2%, da 173,6 a 157,5 mg/Pcu. La maggior parte di tali consumi si riferisce a tre classi, penicilline, tetraciclin e sulfonamidi, che rappresentano rispettivamente il 34,6%, il 22,6% e il 13,8% delle vendite totali. La maggioranza degli antibiotici per uso veterinario si riferisce alla categoria D (Uso Prudente) della classificazione Ameg dell’Ema, ossia farmaci da utilizzare come trattamenti di prima linea e solo se necessario. Rispetto alle formulazioni, prevalgono le vendite di soluzioni orali (55,2%) premiscele (31,1%) e forme iniettabili (9,1%) con le prime due che coprono il 90,5% delle vendite totali del 2022.
Il progetto Esvac si concluderà con la fine dell’anno ma l’attività di monitoraggio proseguirà grazie agli interventi legislativi con cui dal nuovo anno la raccolta dei dati sui consumi di antiubiotici veterinari è stata resa obbligatoria per tutti i Paesi dell’Ue, non solo riguardo alle vendite ma anche . all’utilizzo. Il primo report con i dati del 2023 sarà pubblicato nel 2025.