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Fusione Cef-Unico, le ragioni dello stop dell’Antitrust e quello che potrebbe succedere ora

Filiera

Al contrario di quanto molti pensavano e prevedevano, la fusione tra Cef e Unico non riceverà il via libera dell’Antitrust in tempi brevi. E men che meno, la newco cui Cef ha già conferito il ramo distributivo e dove Unico dovrebbe confluire per incorporazione, QFarma, potrà prendere in carico tutti i magazzini delle due società senza darne qualcuno ai propri competitor per preservare la concorrenza. Sono le evidenze provenienti dalla delibera dell’Autorità garante che ha detto alt all’operazione cui stanno lavorando da circa un anno i due grossisti, per quote di mercato i due gruppi più importanti tra le società della distribuzione controllate dai farmacisti.

Tecnicamente, il provvedimento dell’Antitrust è una comunicazione che ufficializza l’avvio di un’istruttoria: in sostanza, analizzata la documentazione inviata dalle due società, il Garante ravvisa elementi che fanno temere effetti negativi per la concorrenza e dunque dispone un’indagine più approfondita e un’interlocuzione con i due gruppi per concordare misure correttive con cui rimuovere le criticità. Quali? L’Autorità lo scrive a chiare lettere nella delibera, già ben farcita di dati e rilievi: la fusione, scrive il Garante, «appare idonea a incidere significativamente sulla concorrenza effettiva in undici mercati locali della distribuzione all’ingrosso di farmaci e parafarmaci», che hanno per riferimento i depositi di Brescia, Lallio (Bergamo), Erba (Como), Cremona, Bolzano Vicentino e Scorzé (Venezia) per quanto riguarda Cef e Lainate (Milano), Nogarole Rocca (Verona), Udine, Calderara (Bologna) e Novara per quanto concerne Unico.

 

 

Per giungere a tale conclusione, l’Antitrust ha condotto ricognizione sulle reti distributive delle due società. Cef, scrive l’Authority, dispone di 11 sedi secondarie e 3 magazzini/poli di interscambio dislocati in 16 regioni, con centri a Brescia, Erba (Como), Lallio, Cremona, Bolzano Vicentino, Scorzé, Roma, Pisa, Lecce, Lucera, Modugno e Nola. Unico, invece, opera tramite un magazzino principale e diverse piattaforme logistiche a Rivoli (Torino), Novara, Lainate (Milano), Calderara sul Reno, Nogarole, Fontanellato (Parma), Udine, Monterotondo (Roma) e Modugno (Bari). Dall’analisi, in particolare, emerge che Cef e Unico «detengono quote congiunte in termini di fatturato superiori al 45-50% in Lombardia e Friuli Venezia Giulia e circa il 35-40% in Veneto (come l’Antitrust fa sempre, i valori reali della concentrazione sono diluiti in un range approssimativo per motivi di tutela industriale ndr)».

 

 

In particolare, continua il Garante, dalla distribuzione dei depositi delle due società rsi riscontrano «sovrapposizioni e criticità concorrenziali tra i depositi di Cef situati a Brescia, Lallio, Erba, Cremona, Bolzano Vicentino e Scorzé e i depositi di Unico situati a Lainate, Nogarole Rocca, Udine, Calderara e Novara». E poiché tali depositi non servono soltanto le farmacie delle province in cui sono ubicati, ma anche quelle delle province confinanti, «le preoccupazioni concorrenziali legate alla vicinanza dei suddetti depositi non si limitano alle sole regioni Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto, ma anche alle aree limitrofe delle regioni Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna», come si ricava dalla mappa sottostante.

 

 

Le osservazioni dell’Autorità garante non si fermano qui: più della metà dei depositi di Cef e Unico, si legge ancora, distano tra loro a meno di 70 km. Più in dettaglio, «il 50% dei depositi di Cef (6 su 12) è distante meno di 70 km da almeno un deposito di Unico e il 63% dei depositi di Unico (5 su 8) è distante meno di 70 km da un deposito Cef. Tale percentuale sale al 67% e al 75% dei depostiti, rispettivamente di Cef e Unico, se si considera una distanza entro i 110 km». Ne consegue che una volta completata la fusione, QFarma deterrebbe quote in termini di fatturato estremamente elevate: superiori al 55% nelle province di Como, Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova, Lecco e Pisa; comprese tra il 45% e il 55% nelle province di Biella, Varese, Padova, Rovigo, Pordenone e Gorizia; tra il 30% e il 45% nelle province di Lodi, Monza Brianza, Verona, Vicenza, Treviso, Venezia, Udine, Trieste, Piacenza, Ferrara, Massa
Carrara e Livorno. Una volta incorporato Unico, in sostanza, QFarma diventerebbe nei mercati locali più critici il primo operatore per quota di fatturato, con joint shares tra il 45–50% in Lombardia e Friuli Venezia Giulia e del 35–40% in Veneto. Una concentrazione che, per l’Authority, si può tradurre in un rafforzamento di posizioni dominanti nelle aree servite, riducendo la pressione concorrenziale su sconto e tempestività delle consegne, variabili chiave per le farmacie-cliente.

 

Le aree a rischio concentrazione secondo l’Antitrust

 

E ora? La delibera, ufficializzata l’apertura dell’istruttoria, fissa le tappe a venire della procedura: l’istruttoria si protrarrà per un massimo di 90 giorni dalla data della delibera (13 maggio), periodo nel quale i due distributori hanno la possibilità di essere ascoltati e presentare le loro controdeduzioni. Un confronto che, nel caso di Cef, sarebbe già iniziato, secondo quanto riferiscono a Pharmacy Scanner fonti della società: «con l’Authority» è il commento che arriva da Brescia «è già stata avviata un’interlocuzione diretta a risolvere gli elementi di criticità rilevati. Le osservazioni del Garante non rappresentano una preoccupazione e speriamo di riuscire ad arrivare a un’intesa entro il prossimo agosto».

L’esperienza che discende da altri interventi dell’Antitrust, per esempio l’acquisizione dei supermercati Auchan da parte di Conad nel 2020, spinge a immaginare che i rilievi dell’Authority potranno essere rimossi con la proposta di cedere qualche magazzino a un competitor della farmadistribuzione. Questo non significa che riverrebbe messo tutto in discussione, più facile invece che numeri e stime debbano essere riviste con un allungamento dei tempi della joint venture.

Infine ci potrebbero essere ricadute dirette anche per le farmacie: nella sua delibera, l’Antitrust effettua anche una ricognizione sui network “strong” che fanno capo a Cef e Unico così come sulle loro farmacie di proprietà (40 e 11 rispettivamente), l’adesione ai quali comporta impegni vincolanti sulle forniture e limiti alla partecipazione ad altre reti. Non è da escludere che anche su questo fronte il Garante possa chiedere alle due società qualche impegno. Come si ricorderà, quando tre anni fa la tedesca Phoenix acquisì il gruppo McKesson-Lloyds, l’Antitrust francese chiese e ottenne che alle farmacie aderenti ai network dei due gruppi fosse permesso di rescindere anticipatamente i contratti senza penali, laddove lo avessero voluto.

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