Manovra, tre distributori chiedono alle aziende impegni sullo 0,65% per le giacenze di fine anno

Filiera

L’iter parlamentare della Legge di bilancio per il 2025 si complica ma sulla norma “salva-cooperative” – che riduce dello 0,65% la quota di spettanza dell’industria e aumenta dello stesso valore quella della distribuzione intermedia – c’è qualche grossista che si porta avanti. E scommette sull’approvazione del provvedimento. È il caso al momento di Cef, Federfarmaco e Unifarm, che nei giorni scorsi hanno scritto ai produttori per chiedere che le nuove spettanze vengano applicate alle giacenze presenti nei loro magazzini al 31 dicembre 2024.

La richiesta, avvertono le società, va ovviamente considerata solo nel caso in cui il ddl Bilancio venga approvato e – scrive in particolare Cef – l’obiettivo è quello di «non diminuire o interrompere anticipatamente il normale flusso di ordini che la nostra cooperativa invia alla vostra azienda, garantendo il massimo servizio alle farmacie socie e clienti con un adeguato stock a fine anno, in virtù della forte collaborazione che ha sempre contraddistinto il rapporto tra le nostre aziende».

La richiesta dai toni meno “diplomatici”, forse, è quella contenuta nella lettera di Federfarmaco, la piattaforma logistica delle cooperative dei farmacisti: qualora il provvedimento sullo 0,65% entrasse in vigore, scrive la società di servizi, «sarà necessario ricevere da parte vostra il riconoscimento della svalutazione di magazzino che si genererà» su tutto ciò che «alla data del 31 dicembre 2024 risulterà in stock presso i nostri magazzini».

Secondo fonti consultate da Pharmacy Scanner, le due lettere avrebbero suscitato un certo malumore non soltanto tra le industrie del farmaco e le loro organizzazioni di rappresentanza (Farmindustria ed Egualia) che si stanno battendo con ogni mezzo per modificare il “salva-cooperative”, ma anche in Federfarma, che avrebbe giudicato l’iniziativa – con la Manovra ancora incagliata in Parlamento – prematura per non dire inopportuna. È vero, fanno notare alcuni osservatori, che rappresentas prassi diffusa tra i grossisti che in occasione di abbattimenti dei prezzi si chieda l’adeguamento dei listini sulle giacenze, ma non in situazioni come queste.

Senza contare poi che – come ha scritto nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore – il percorso del ddl Bilancio continua a essere incerto e si fa sempre più concreto il rischio che la Manovra ottenga il via libera definitivo a ridosso dell’ultimo dell’anno: la commissione Bilancio di Montecitorio, in particolare,  dovrebbe concludere l’esame degli emendamenti “raccomandati” dai gruppi questa settimana, quindi dal 16 dicembre dovrebbe iniziare la discussione in Aula. Difficile quindi che il voto in prima lettura arrivi entro il 20, ancora più difficile che il Senato riesca a esprimersi prima di Natale.

Quella delle date è una questione che ha la sua rilevanza al di là delle lettere dei tre distributori: è già chiaro, infatti, che non ci saranno i tempi per un’eventuale terza lettura, quindi al Senato non potranno far altro che approvare il testo proveniente dalla Camera; è a Montecitorio dunque che si giocheranno i destini dell’articolo “salva-grossisti”, una partita secca senza tempi supplementari che l’industria del farmaco sta già giocando con un pressing serrato. Tanto che contro la misura è sceso in campo anche Massimo Garavaglia, presidente della commissione Finanze del Senato e nome di spicco della Lega: la disposizione, ha detto una settimana fa ai microfoni di Health Conversation, il talk di Quotidiano Sanità, è «concettualmente sbagliata».

Come Pharmacy Scanner ha già riferito (vedi articolo), sull’articolo 57 la Lega aveva presentato un emendamento che ridurrebbe allo 0,21% la quota di spettanza trasferita dall’industria ai grossisti. Ma la proposta su cui i produttori più scommettono è l’emendamento di Forza Italia, che preserva le quote di spettanza attualmente in vigore e definisce il margine di legge di cui godono i distributori (il 3%) «quota minima» incedibile a titolo di sconto (sottinteso: alle farmacie). Già questa settimana, con il voto della commissione Bilancio (se non ci saranno altri slittamenti), si dovrebbe capire chi ha più chance di arrivare in fondo: se la versione originale del “salva-cooperative” oppure una versione emendata.

 

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