Convention Cef dei 90 anni, Losio fa lo “Steve Jobs”: stay united, stay ambitious

Filiera

Dichiarazioni di orgoglio cooperativistico e appelli a serrare le fila. Sono i due leitmotiv che hanno cucito relazioni e interventi della Convention 2024 di Cef, che a Roma ha riunito tra venerdì 29 e sabato 30 dicembre più di 800 farmacisti soci. Non è stata una convention come tante altre, perché c’erano da festeggiare i 90 anni della cooperativa e perché in entrambe le giornate di lavoro pensieri e parole rimandavano in continuazione al “deal” che da quest’estate tiene con il fiato sospeso l’intera filiera del farmaco, la joint venture (in fieri) con Unico dalla quale dovrebbe nascere il primo polo della logistica farmaceutica, giro d’affari attorno ai 2,5 miliardi di euro.

«Riflettiamo sul potere straordinario dell’unione» ha detto nel suo intervento il presidente Vittorino Losio «l’unità d’intenti e obiettivi ci fa crescere, non solo come cooperativa ma come categoria». E se la parola d’ordine è aggregazione, non è soltanto per competere meglio sul mercato ma anche per difendere la farmacia libera indipendente. «La distribuzione deve rimanere saldamente nelle mani dei farmacisti» ha rimarcato ancora Losio «perché è un asset strategico dal quale passano accessibilità e sicurezza del servizio farmaceutico. Controllare la distribuzione significa avere il controllo dei costi e la trasparenza dei prezzi».

 

 

Questo quindi, ha continuato il presidente della Cef, è il momento delle scelte che contano, delle decisioni che fanno la differenza. «Ognuno di noi deve gridare forte “io scelgo Cef, io scelgo la libertà”, chi insegue sconti dello zero-virgola prende un’altra strada, rinuncia a governare il proprio destino». Il progetto di unione Cef-Unico, dunque, non va letto soltanto come un’operazione di consolidamento, ma «una risposta coesa, forte e ambiziosa: stiamo costruendo qualcosa di eccezionale, il più grande polo della distribuzione controllato dai farmacisti, perché oggi fare sistema è una necessità». Così come è una necessità innovare, l’altra carta su cui intende scommettere Cef perché i farmacisti mantengano un ruolo di primo piano nella distribuzione intermedia del farmaco: «Stiamo ultimando il nuovo hub logistico di Brescia» ha ricordato Losio «e lavoriamo per consolidare e sviluppare il nostro network, Cef – La farmacia italiana, che è una promessa di indipendenza e crescita».

 

 

Di “freddi” numeri ha parlato invece il direttore generale di Cef, Marco Giudici: i soci della cooperativa sono più di 2.500 e 12 i magazzini, per un fatturato che nel 2024 dovrebbe chiudere attorno a 1,5 miliardi di euro. «Per quota di mercato» ha proseguito «siamo attualmente al secondo posto nel comparto con il 12%, dietro a Comifar che fa più del 20% e , nell’ordine, So.farma.morra e Unico che restano sotto il 10%. Ma per ebitda 2023 siamo al secondo posto con un valore di circa 20 milioni di euro, dietro soltanto a So.farma.morra che tocca i 24 milioni e davanti a Unifarm e Farvima che ne fanno rispettivamente undici e dieci».

 

 

Numeri anche da Davide Gigola e Maria Antonietta Iacovaccio, direttore commerciale e retail della cooperativa: le farmacie clienti sono oltre 4.400 (+323 quest’anno) e gli esercizi del network Cef – La farmacia italiana sono 1.150 (450 aderenti al primo livello, tra i quali 40 farmacie di proprietà, e 700 al secondo livello “Affiliato”). E ancora: i fornitori sono più di 1.200, le referenze trattate 90mila, gli ordini annui 120mila. Quanto all’andamento delle vendite, nei primi dieci mesi dell’anno Cef mette a segno un incremento medio a valori del 5% con punte del 13% nell’etico di fascia C e del 20% nella veterinaria. «Se i numeri del 2024 sono positivi» ha ricordato Giudici «è perché negli ultimi anni Cef ha fatto sacrifici e razionalizzazioni». E ora, tutti a vedere come finisce il film della joint venture.

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