Anche in Francia, come in Italia, insegne e network della farmacia sono alle prese con una stagione di acquisizioni e concentrazioni che promette di riscrivere gerarchie ed equilibri. Nel caso dei nostri vicini d’Oltralpe, gli esperti spiegano il momento con l’evoluzione del mercato e soprattutto i servizi in farmacia (che là chiamano “missioni”), che richiedono investimenti di risorse e tempo. La dimensione, scrive in particolare il Quotidien du pharmacien, è sempre più spesso sinonimo di sopravvivenza perché consente economie di scala e assicura vantaggi concreti nelle trattative commerciali con i fornitori, che si fanno sempre più “serrate”.
Tra i più dinamici in tal senso il gruppo Farmacie Lafayette (holding Hygie 31), che dopo aver preso Pharmacorp nel 2022 (562 farmacie), Pharmacyal nel 2023 (146) e quindi Magdaléon all’inizio di quest’anno (104), ha annunciato ora l’acquisizione di Quartz, network di farmacie (in Francia le catene del capitale sono vietate) fondato nel 2021 da una coppia di farmacisti titolari: il “groupement” riunisce 115 farmacie concentrate nell’Ile-de-France e genera un fatturato annuo di circa 200 milioni di euro. «Questa fusione» ha spiegato Hervé Jouves, presidente di Hygie 31 «ci permette di rafforzare la nostra posizione geografica nella regione parigina e di garantire un accesso ottimale alla sanità nelle zone urbane e periferiche dove c’è alta densità di popolazione».
Con queste ultime operazioni salgono a 1.233 le farmacie che fanno capo a Hygie 31, per un fatturato complessivo di 2,7 miliardi che il gruppo vorrebbe portare sopra i tre per la fine di quest’anno. E poi ci sono tre e-commerce – Parapharmacielafayette.com, Cocooncenter.com (beauty) e Distrimed (medical device) – e un Centro acquisti che gestisce direttamente con i fornitori negoziazioni e ordini.
Altro caso di cui riferire quello di Giropharm, che ha da poco acquisito Apothera: fondato nel 2017, il gruppo è una sorta di rete delle reti perché riunisce quattro “groupement” (Pharma Group Santé, G1000 Pharmacies, Nepenthès et Optipharm) e due insegne di farmacia (Pure Pharmacie et Nepenthes), per un totale di 450 farmacie affilate (più un marketplace con click&collect) e un fatturato complessivo di 3 miliardi di euro.
«Questa operazione» ha commentato Gilles Unglik, direttore generale di Giropharm «è coerente per tipologia delle farmacie coinvolte e dalla complementarità dei servizi». Con l’acquisizione Giropharm diventa il primo gruppo cooperativo della farmacia francese con una quota del mercato farmaceutico pari al 9,2% (1.800 esercizi, fatturato cumulato di 4,2 miliardi di euro). Resta dietro Farmacie Lafayette, che con le ultime acquisizioni somma una quota di mercato di poco superiore al 6%.
Se le concentrazioni che si susseguono Oltralpe sono da tenere d’occhio anche dall’Italia è per un buon motivo: come ha spiegato Daniel Buchinger, presidente del gruppo Univers Pharmacie, aprendo un paio di settimane fa la convention del “groupement”, queste operazioni discendono dalla «nuova economia» verso la quale le farmacie stanno evolvendo. «Siamo passati dalla vendita del farmaco alla fornitura di servizi» ha detto «ma oggi nessuna farmacia francese può dire di essere in grado di compiere tutti i servizi previsti in convenzione, come la ricognizione farmaceutica e la consulenza sulle terapie». Tuttavia, dato che una parte crescente della marginalità delle farmacie dipende da tali prestazioni, non farli significa andare incontro a difficoltà finanziarie. Ed ecco allora, ha continuato Buchinger, le acquisizioni e le integrazioni di network, «che servono a sostenere piattaforme di servizi e consulenza con cui le farmacie possono mttere in piedi i loro servizi».
La previsione, così, è che nel giro di cinque-sette anni in Francia ci saranno 12 “reti di reti” che totalizzeranno l’80% del mercato, considerato che già oggi il 93% delle farmacie transalpine è affiliata a un network. «Questa concentrazione di gruppi è necessaria per sopravvivere» ha rimarcato Buchinger «per beneficiare di infrastrutture sufficienti e per continuare a negoziare nel modo più vantaggioso in termini di acquisti». Risultato, i distributori riconosceranno condizioni migliori ai “grandi gruppi” e «non resterà più nulla per i piccoli». Crescere insomma è quasi un obbligo, perché più il network è numeroso e più aiuterà la farmacia a svolgere «il 100% delle attività autorizzate» grazie al suo supporto tecnico e logistico.
Non solo: insegne e network più grandi dovrebbero anche aiutare le farmacie a sostenere i costi in crescita dei servizi, che stanno erodendo la loro marginalità. Lo dicono i dati relativi ai primi mesi del 2024: nella prima metà dell’anno il fatturato delle farmacie è cresciuto del 6,11% ma il margine lordo – che rappresenta la differenza tra vendite e costi – è calato di quasi un punto (dal 29,32% del 2023 al 28,51%). In altri termini, s’indebolisce la capacità della farmacia di generare profitto. E la causa è l’aumento delle spese operative, in particolare quelle legate al personale. E come noto, per i servizi c’è bisogno di collaboratori.