Grande eco, anche al di là dei confini italiani, e parecchie riprese persino sulla stampa “laica” per l’articolo di Pharmacy Scanner che, la settimana scorsa, ha svelato l’ingresso in sordina di Amazon nel retail del farmaco con l’acquisizione dell’ex parafarmacia Pulker di piazzale Cadorna, a Milano. Tra le primissime testate a riprendere la notizia la rivista tedesca Pharmazeutische Zeitung, in un articolo online che ripropone fedelmente le informazioni fornite da Pharmacy Scanner. Il giorno dopo è la volta del magazine spagnolo E-commerce-News, che mette in evidenza la collocazione in pieno centro della parafarmacia acquisita da Amazon. Da mercoledì escono con la notizia i primi quotidiani nazionali: La Verità, Milano Today, Affari Italiani, quindi un’altra testata tedesca del settore farmacia, la Deutsche apotheker zeitung, e alcune importanti riviste italiane del settore retail, come Pambianconews e Markup, o dell’informazione sanitaria, come Dottnet.
Anche per il fatto che – notizia a parte – al momento ben poco è dato sapere sui risvolti dell’operazione, diversi di questi articoli pongono interrogativi non dissimili da quelli che Pharmacy Scanner aveva posto nel suo pezzo oppure avanzano distinguo e dubbi. Torniamo allora anche noi sulla notizia per fare ulteriore chiarezza e delimitare ancora più chiaramente ciò che si sa da ciò che non si sa, quello che potrebbe e quello che non potrebbe.
1. Amazon ha davvero intenzione di entrare nel retail “fisico” del farmaco Otc?
Risposta affermativa: la parafarmacia – attualmente sotto ristrutturazione – dovrà prima riaprire, cosa che a quanto pare accadrà nella seconda metà dell’anno. Ma quando lo farà, il punto vendita commercializzerà anche farmaci senza ricetta, come fonti del gruppo hanno confermato a Pharmacy Scanner.
2. Acquistata la parafarmacia, Amazon può già vendere farmaci otc online?
Ovviamente no. Come noto, la normativa italiana consente la vendita online dei farmaci (solo quelli senza obbligo di ricetta) alle farmacie e parafarmacie fisiche, previa autorizzazione regionale e apposizione sul sito del logo europeo. Quindi Amazon dovrà prima aprire la parafarmacia e quindi richiedere l’autorizzazione, soltanto dopo potrà cominciare a vendere. Sempre secondo fonti interne al gruppo, tuttavia, questa opzione sembra non interessare, almeno al momento. Invece, Amazon potrà cominciare a proporre online sin da subito, anche senza logo Ue, i prodotti della parafarmacia come dermocosmetici, parafarmaco e soprattutto integratori, categoria che – non dimentichiamolo – rappresenta a valori più della metà del mercato online della farmacia.
3. Se e quando Amazon si metterà a vendere farmaci otc in Italia, potrà farlo anche negli altri Paesi Ue?
Sì, naturalmente se lo vorrà. È un’ipotesi che avevamo ventilato nel nostro articolo e all’estero lo sanno bene, il che spiega perché la notizia abbia attirato l’attenzione anche al di là dei nostri confini. Tra gli addetti ai lavori c’è chi ha dissentito, cerchiamo allora di spiegare. L’orientamento della giurisprudenza europea è ormai consolidato: poiché l’e-commerce per sua natura non ha confini, un sito che nel suo Paese è autorizzato al commercio online dei farmaci può vendere anche nel resto dell’Ue, purché alle regole del Paese di destinazione. Per capire cosa significa si veda il caso dell’olandese Shop Apotheke (ora Redcare), che sino a un paio di anni fa vendeva in Italia come Shop Farmacia esponendo il logo Ue con bandiera dei Paesi Bassi e senza avere una farmacia o parafarmacia fisica in Italia (come vorrebbero le norme nazionali). Oppure Disapo, altra farmacia online olandese che vende in Germania anch’essa con autorizzazione del ministero della Sanità dei Paesi Bassi. Dunque, il giorno in cui Amazon dovesse ricevere l’autorizzazione a vendere online dalla sua parafarmacia di Milano, niente le impedirebbe di vendere online anche in Germania (o in Francia) con un sito in lingua locale e il logo del ministero della Salute italiano.
La proprietà di una parafarmacia fisica consentirà ad Amazon, il giorno in cui lo volesse, di richiedere alle autorità italiane l’autorizzazione per l’e-commerce dei farmaci otc ed eventualmente vendere anche nel resto dell’Ue. Il logo rilasciato da uno stato membro, infatti, è valido anche negli altri Paesi, come dimostrano il caso di Disapo (prima immagine) che vende in Germania con autorizzazione del ministero della Sanità olandese, e Redcare (Shop Apoteke), che commercia in Francia sempre con autorizzazione concessa dalle autorità olandesi (immagine in basso). Fino a un paio di anni fa, Shop Apotheke faceva la stessa cosa in Italia con Shop Farmacia.
E in Italia invece, quali reazioni ha suscitato la notizia data la settimana scorsa da Pharmacy Scanner? In gran parte, i commenti si possono catalogare in due categorie: da un lato quelli che “beh, tanto lo si sapeva che prima o poi Amazon sarebbe arrivata anche qui” e dall’altro quelli che “ma che se ne fa Amazon di una parafarmacia nel pieno centro di Milano?”. Per esempio, appartengono senz’altro al secondo gruppo le valutazioni che arrivano da Marco Di Filippo, direttore generale di Amicafarmacia e componente del cda di Talea Group: «Il fatto è che quella parafarmacia, lì dov’è, non è funzionale all’online» osserva «tutti i pure player hanno collocato la parafarmacia all’interno dei loro poli logistici, così la spedizione verso il destinatario finale parte subito dal magazzino. L’impressione, in sostanza, è che quella di Amazon sia un’operazione più orientata al retail che all’online». In altri termini, ci sarebbe da credere al gruppo americano quando a Pharmacy Scanner ha detto informalmente che per ora non è interessata all’online di sop e otc. «Viene da pensare che l’obiettivo di Amazon sia quello di accreditarsi verso l’industria» continua il ragionamento De Filippo «cioè far capire che è un player con cui si può lavorare non tanto sul farmaco senza ricetta, quanto piuttosto sulle marche della farmacia di categorie come integratori e dermocosmesi».
Anche per Davide Tavaniello, co-ceo di Hippocrates (Lafarmaciapunto), l’operazione di Amazon va letta con attenzione. «Quale sia il potenziale dell’home delivery lo conosciamo» osserva «anche quando c’era la pandemia ha fatto numeri limitati, nel fisico il mercato è marginale. Il discorso cambia invece quando hai l’online, nel qual caso il retailer può affiancare alla vendita a distanza la consegna rapida». Per tale ragione, secondo Tavaniello i primi a preoccuparsi della mossa di Amazon dovrebbero essere le farmacie online. «Secondo me è soltanto un test, il gruppo vuole misurare quanto mercato riesce a togliere ai pure player: non dimentichiamo che sulla piazza di Milano si concentra il 30% delle vendite dell’e-commerce. E se avranno successo, l’appetito crescerà».
Per Francesco Zaccariello, managing director di Atida eFarma Italy, si potrà comprendere appieno l’operazione di Amazon solo seguendone da vicino l’evoluzione. «È una mossa senz’altro importante» dice a Pharmacy Scanner «e anche se ora non c’è l’intenzione di andare online con il farmaco otc sono convinto che prima o poi accadrà. Ho sentito qualche collega francese, sono rimasti basiti dalla notizia. E sono sicuro che, in qualche modo, l’acquisto della parafarmacia milanese sia da ricondurre anche alla recente sentenza della Corte di giustizia Ue sui marketplace».
Si iscrive invece tra coloro che hanno accolto la notizia senza troppe sorprese Mattia Negrini, responsabile concept di Parafarmacia Conad: «L’esperienza dimostra che tutti i pure player cercano prima o poi uno sfogo anche nel fisico, che resta sempre attrattivo» osserva «non mi stupisce neanche la scelta di Milano, che assicura una grande visibilità. Insomma, è un’operazione che serve ad Amazon per mettere una bandierina, poi deciderà quali altre mosse fare. E l’e-commerce dell’otc prima o poi arriverà certamente».
Per Luigi Corvi, presidente del Gruppo cosmetici in farmacia di Cosmetica Italia, «se Amazon sente il bisogno di mettere un piede anche nel commercio fisico è perché c’è una dimensione umana ed emozionale della vendita che resta irrinunciabile. In altri termini, siamo di fronte a un’ammissione di debolezza del commercio online e ciò significa che la farmacia in calce e mattoni, se gestita bene, può ancora fare la differenza. Piuttosto, sarà interessante osservare il posizionamento della parafarmacia Amazon: da tempo sul marketplace non sono i prezzi la leva competitiva ma l’assortimento e il servizio, mi chiedo cosa farà il gruppo con il punto vendita».
Ma tra gli “opinion maker” c’è anche chi preferisce tenere ancora in sospeso il giudizio in attesa che il quadro si chiarisca. Come Salvatore Butti, presidente di Assosalute: «Ho letto la notizia» spiega «e al momento non possiamo far altro che prendere atto. C’è un tavolo aperto al ministero su e-commerce e home delivery ed esistono norme molto chiare, sia in Europa sia in Italia. Possiamo solo aspettare per verificare se gli orientamenti saranno diversi da quanto dichiarato».
Stesso orientamento da Alessandro Urbani, ceo di Dr.Max Italia. «Avendo avuto esperienze nel management di grandi multinazionali» avverte «so che non sempre le strategie di questi gruppi sono così facili da leggere. Soprattutto per un’azienda fortemente centralizzata come Amazon. Nel food, da cui provengo, si sta ancora dibattendo dell’acquisizione di Whole Food di qualche anno fa ormai e di un ingresso di Amazon nel settore che, almeno in Europa, ancora non si è sentito. Però la mossa non mi sorprende, data l’attrattività del settore farmacia dove Amazon è già molto presente online. Per Dr.Max la strada in ogni caso resta l’omnicanalità, con l’obiettivo di lasciare al cliente la scelta del canale in base alle sue necessità ed esigenze. Guardiamo quindi a questa notizia con interesse ma immutata fiducia nel nostro modello».