La fase 2 è ormai alle porte, famiglie e consumatori torneranno lentamente nelle strade e la domanda di molti retailer è: chi ci ritroveremo di fronte? Saranno gli stessi clienti di prima o due mesi di quarantena sociale, di vite sospese e – in diversi casi – di lutti li avranno cambiati? Prova a rispondere Cfi Group con un’analisi di cui riferisce Retailwatch.it un articolo firmato da Bruno Berni, direttore della società di ricerche. Nella sintesi, non mancano spunti d’interesse anche per i farmacisti titolari.
Generazione Z (16-21 anni), 7% della popolazione
In questa fascia, la ripresa sarà vissuta con «cautela e attenzione». Data la giovane età, questa generazione si sentiva «invincibile» ma la pandemia li può avere scossi e una parte di loro sarà stata toccata da decessi di parenti o amici. Torneranno quindi a fare vita sociale ma senza l’intensità di prima, prestando attenzione a luoghi e spazi. Tenderanno a utilizzare mezzi di trasporto ecologici (bici, motorini, monopattini, auto ibride) e, dal punto di vista dei consumi, privilegeranno i prodotti più naturali/salutari ma anche più garantiti, dal brand e dal tipo di confezione. Faranno attenzione alla pulizia e all’organizzazione del punto vendita.
Generazione Y o millennials (22-36 anni), 17% della popolazione
Probabilmente, il lock-down ha toccato questa fascia molto più della precedente, dal punto di vista psicologico ma anche economico e sanitario e psicologico. E’ facile quindi che gli appartenenti a questa generazione saranno più impazienti di «tornare alla normalità» e «a una vita all’esterno». Per quanto riguarda gli acquisti, potrebbero convivere orientamenti contrastanti: crescerà il ricorso alla spesa on line (nonostante gli ingolfamenti di siti e consegne nel lock-down) ma si riscopriranno anche i negozi piccoli e di vicinato; crescerà l’attenzione al tema della sostenibilità in tutte le sue forme (compresa quella sanitaria) ma si rivaluterà anche la marca come garanzia di qualità e salute. La vita da “reclusi” del lock-down spingerà certamente a spendere (la componente femminile in particolar modo) in parrucchieri, estetisti, centri massaggi eccetera. Sarà forte il bisogno di “riprendersi” cura di sé e della propria esteriorità, recuperare la forma fisica, fare shopping.
Generazione X (37-51 anni), 24% della popolazione
Definita spesso «giovani adulti», questa fascia si caratterizza per impieghi più o meno stabili, un medio livello di scolarizzazione, una vita autonoma e indipendente (anche se come spesso succede in Italia interconnessa con il proprio nucleo familiare). Hanno sperimentato la spesa on line ma ne hanno anche subito le conseguenza negative di queste settimane, quindi sono aperti ma preferiscono ancora le modalità tradizionali di «fare la spesa»: supermercati/discount tradizionali, piccoli negozi, mercati rionali (per il fresco), specialisti on-line. In tempi normali abituali frequentatori di outlet, centri commerciali e grandi magazzini, torneranno a frequentarli senza fretta anche perché abbigliamento e arredamento non saranno tra le priorità. Aumenteranno invece le spese in cure mediche e sanitarie preventive (compatibilmente con la capacità economica dei singoli), l’acquisto di coperture assicurative legate alle tematiche sanitarie, la liquidità (perché cesserà la pratica dell’investimento speculativo) ma anche mutui e finanziamenti in caso di perdita del lavoro o di difficoltà economiche.
Baby boomers (52-70 anni), 24% della popolazione
Questa fascia comprende individui che ancora stanno lavorando e persone invece che già sono in pensione. Si caratterizza per buoni livelli di reddito, un tenore di vita consolidato e –almeno fino a ieri – la voglia di «godersela» dopo anni di sacrifici. Dal punto di vista dei valori valgono le stesse considerazioni proposte per la Generazione X, con qualche differenza: crescerà la sensibilità sui temi della salute e della sua protezione, si riscoprirà l’Italia anche come luogo di vacanza, ci sarà grande attenzione alla qualità della vita.
Indagine sui consumatori in epoca di covid anche da Assirm
Punta una lente sui comportamenti di acquisto presenti e futuri anche Assirm, che riunisce le principali società di market research, sondaggi e indagini social. Un intervistato su tre afferma che rimanderà gli acquisti di generi non indispensabili a fine emergenza, sempre uno su tre dichiara che manterrà la distanza di sicurezza ed eviterà giorni e orari di punta così come i negozi affollati. Il 40% promette di privilegiare i prodotti italiani, come atto di fiducia e sostegno dell’economia nazionale, il 38% dice che si orienterà su saldi e/o promozioni (38%).
Per quanto concerne le attese verso insegne e punti vendita, infine, il 49% si aspetta ambienti puliti e sanificati, il 39% chiede dispenser igienizzanti all’ingresso del negozio, un altro 39% la regolamentazione degli accessi, il 27% la vigilanza sulla clientela perché osservi le misure di prevenzione.
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L’analisi di Cfi Group lo dice a chiare lettere: alla riapertura, molte famiglie dovranno fare i conti con due mesi di mancati guadagni o, peggio ancora, un lavoro che non c’è più. Tra i primi a rivolgere i propri pensieri anche a questa fetta di italiani c’è il Gruppo Végé, che in una campagna al via in questi giorni annuncia per la fase 2 prezzi bloccati su tutti i prodotti delle sue marche private e un aumento di offerte e promozioni nei 3.500 negozi, supermercati e ipermercati delle insegne associate.
Il claim della comunicazione: «Il futuro del nostro Paese ci sta a cuore da sempre».