Skin ADV

Rapporto Coop: per gli italiani dall’AI rischi ma pure opportunità. Anche in salute e homecare

Consumatore

Una colf, una badante cui delegare l’assistenza dei familiari in difficoltà o ancora un’assistente tuttofare, per le impellenze del quotidiano. È come gli italiani vedono l’Intelligenza Artificiale secondo le indicazioni che arrivano dall’edizione 2025 del Rapporto Coop, la survey che a cadenza annuale indaga attese, aspettative e umori dei consumatori di casa nostra e delle loro famiglie. L’AI non poteva che figurare tra i temi della ricerca di quest’anno e la fotografia scattata dal Rapporto è tutt’altro che scontate. A cominciare dall’opinione che gli italiani sembrano avere riguardo all’AI, un “sentiment” di cui la farmacia non può non tenere conto quando si interroga sullo spazio che l’Intelligenza Artificiale può trovare nei servizi di front office.

Al riguardo il Rapporto Coop è chiaro: quasi la metà degli italiani dice di utilizzare già l’AI nella sfera privata (49%), il 23% degli intervistati invece ammette di farne uso per motivi professionali. E poi ci sono le intenzioni dichiarate: il 45% non avrebbe remore a usare l’AI (in una versione più evoluta e domotizzata) per le pulizie di casa e il 25% per l’assistenza agli anziani; il 24% le affiderebbe la guida autonoma di veicoli o la preparazione dei pasti, a metà strada tra il maggiordomo tecnologico e la badante digitale.

 

 

Rispetto all’AI, in altre parole, gli italiani mostrano in prevalenza un’opinione positiva, sorretta dalla convinzione – o dalla speranza – che le piattaforme come ChatGPT possano semplificare, snellire o sgravare molte delle incombenze della vita quotidiana. Incluse quelle che riguardano salute e sanità: l’84% dei dirigenti e opinion leader intervistati nell’ambito della survey, considera probabile che su queste due sfere della vita familiare l’impatto dell’AI sarà positivo. È un segnale che la farmacia non può ignorare: forse non è poi così vero che gli assistenti virtuali mettono a disagio gli umani, o almeno non tutti.

 

 

Ovviamente la fotografia che scaturisce dal Rapporto è a due facce. Gli italiani non sembrano ostracizzare l’AI, ma incertezze e inquietudini comunque si fanno sentire: il 77% degli interpellati teme le ricadute ambientali della proliferazione di giganteschi data center, il 46% paventa perdita di controllo e di posti di lavoro e un’analoga percentuale di intervistati si dice preoccupato per la diffusione di fake news e i rischi di manipolazione cognitiva. In sostanza, l’atteggiamento degli italiani — e in particolare degli opinion leader — è di fiducia condizionata: si riconosce il potenziale beneficio soprattutto in ambiti sensibili come la salute, ma cresce la richiesta di regole, trasparenza e controllo.

Per le farmacie il messaggio che se ne ricava è orientato principalmente all’ambito operativo. Da una parte emergono opportunità: sistemi di supporto alle decisioni cliniche, reminder personalizzati per l’aderenza terapeutica, triage digitale e servizi di counseling potenziati dall’AI possono rafforzare il ruolo del farmacista come primo presidio sanitario. Dall’altra, l’adozione dovrà confrontarsi con l’esigenza di garanzie — sulla privacy, sull’affidabilità degli algoritmi e sui limiti delle automazioni — e con la necessità di formazione continua del personale. In sintesi, il retail della farmacia – più che temere la tecnologia – deve prepararsi a governarla.

Altri articoli sullo stesso tema