Profar amplia il suo listino per spingere i titolari a credere nella mdd

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Due nuove categorie di prodotto e una trentina di ampliamenti di gamma, nell’automedicazione (otto referenze), nell’igiene orale (altre otto), nell’infanzia (cinque referenze), negli elettromedicali e nei test di autoanalisi (tre ciascuna). E’ il programma dei nuovi lanci che da qui alla fine del prossimo anno arricchiranno il listino di Profar, la marca privata di Federfarmaco. I numeri arrivano dalla V Convention congiunta Federfarma Servizi-Federfarmaco, organizzata a Venezia Mestre il 18 e 19 ottobre scorsi: a oggi, la private label della società che serve le cooperative dei farmacisti conta 308 prodotti in 19 categorie, e l’obiettivo è quello di estendere in profondità le linee esistenti così come allargare l’assortimento.

La prospettiva è quella di proseguire l’andamento positivo che da tre anni caratterizza la marca di Federfarmaco, il cui fatturato 2018 dovrebbe chiudere a fine anno a 9,3 milioni di euro, in crescita del 7% sull’anno prima e del 31% sul 2016.

 

 

Obiettivo per il 2019 è quello di incrementare in modo significativo la crescita, grazie anche all’ingresso di Profar in due categorie che sposano bene le caratteristiche della mdd, la marca del distributore: il segmento dei preservativi, classe di prodotto ad alta rotazione dove le farmacie registrano fatturati medi annui superiori ai 2.600 euro, e quello degli occhiali premontati, categoria che assicura ai farmacisti un’elevata marginalità a fronte di un fatturato medio annuo di 1.400 euro per esercizio.

Con tali operazioni, ha spiegato alla Convention veneziana Davide Mazzarello, responsabile private label di Federfarmaco, la società di servizi punta a incrementare la penetrazione della mdd nel canale. Attualmente il 73% delle farmacie associate o clienti delle cooperative dei farmacisti trattano il marchio Profar, ma gli acquisti non superano in media i 250 euro a esercizio; chi oggi mostra di credere seriamente nella mdd, così, è quel 15% di farmacie che genera l’80% del fatturato di Profar, grazie a ordini che in media superano i 5.700 euro e generano una marginalità netta per la farmacia del 63%.

La farmacia italiana, ha ricordato Mazzarello, deve ancora compiere una convinta scelta di campo nei confronti della marca privata. Lo hanno già fatto la gdo europea, dove la quota di mercato della mdd arriva anche al 40%, e la gdo italiana, in cui la private label fa il 28% del mercato. Ma soprattutto, su questa stessa strada si sono già buttate anche le grandi catene europee di farmacia – come Lloyds Farmacia, Dr.Max o Boots – che dalla mdd traggono in media il 20% del loro mercato.

La strategia che invita le insegne a presidiare un numero crescente di segmenti di mercato è quella, ben nota, dell’integrazione verticale della marginalità. Un fenomeno che, nel caso di Profar, ha consentito alle cooperative dei farmacisti di recuperare il 16,4% del fatturato generato nel 2017 dal marchio Profar. E nel 2018 tale quota dovrebbe arrivare al 19,4%, per un incremento di oltre il 24% sull’anno precedente.

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