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Perché sarà importante capire in quali mani finisce Farbanca

Filiera

Potrebbe esserci Banca Ifis nel futuro di Farbanca, l’istituto di credito appartenente per il 70% al gruppo Banca Popolare di Vicenza e per la quota restante a circa 450 soci, in gran parte farmacisti. E’ l’ipotesi ventilata dal giornalista del Sole 24 Ore Carlo Festa nel suo blog “The Insider – Dietro le quinte della finanza“: l’interesse di Banca Ifis – scrive Festa – deriverebbe dai progetti di espansione del gruppo, che nel comparto farmaceutico è già presente con Ifis Pharma (la divisione che si rivolge alle aziende del settore interessate a cedere i propri crediti verso il Ssn in regime di prosoluto) e la Business Unit Farmacie, che offre ai titolari prodotti finanziari per le loro imprese.

Sull’eventuale interesse di Banca Ifis, peraltro, gravano diverse incognite legate al salvataggio del gruppo cui fa capo Farbanca, la Popolare di Vicenza, e di Veneto Banca, i due istituti messi a giugno in liquidazione: Farbanca, infatti, dovrebbe finire nella “bad bank” in cui, secondo i piani del Governo, stanno confluendo le attività “in perdita” delle due casse venete. Così almeno scrive Festa, che passa anche in rassegna i numeri della società: il 2016 è stato chiuso con un utile netto di 4,8 milioni di euro, gli impieghi alle farmacie ammontano a 524 milioni, il margine d’interesse vale 14,4 milioni e risultato della gestione operativa è di 11,4 milioni. Infine, l’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale si ferma al 2,35%, in calo dal 2,92% del 2015.

La tentazione è quella di leggere tali cifre con un occhio al ddl concorrenza, che intanto al Senato è al suo ultimo miglio: si è già detto molte volte che, una volta approvato, le farmacie indebitate (e insolventi) saranno le prime a cadere nella rete del capitale, perché i creditori convertiranno gli impieghi in quote societarie. Meglio dunque tenere sott’occhio i destini di Farbanca, perché chi acquisterà si prenderà anche una potenziale compartecipazione alla proprietà delle farmacie indebitate. Viene in mente quanto accadde in Svezia dopo il 2009, quando il governo privatizzò le farmacie (fino a quel momento erano tutte di proprietà pubblica) e ne liberalizzò la proprietà: fondi di investimento e società finanziarie fecero a gara con i distributori per accaparrarsi gli esercizi e organizzarli in catena, intuendo la profittabilità dell’investimento. Non è certamente quello che accadrà acquistasse Ifis, ma la partita è ancora aperta. Intanto, una settimana fa, i commissari liquidatori della Popolare di Vicenza hanno sospeso la sottoscrizione di nuovi accordi transattivi e le adesioni all’iniziativa Welfare di Farbanca rivolta alle farmacie.

 

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