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NielsenIQ: l’inflazione modifica le abitudini dei clienti, cala la fiducia verso i brand

Consumatore

L’inflazione galoppante – a giugno è arrivata all’8%, il valore più alto dal 1986 – accresce la sensibilità delle famiglie italiane per il costo della spesa e costringe a cambiare le abitudini di acquisto. Lo dice il sondaggio Consumer Outlook 2022 di NielsenIQ, condotto online sui consumatori di una decina di Paesi, Italia compresa. In media, uno shopper su quattro (tra i nostri connazionali il 27%) dichiara di scegliere le referenze più economiche dei suoi brand preferiti; il 18% del campione complessivo, invece, preferisce aspettare che i marchi più amati siano in promozione e quindi li compra.

 

Prezzo sempre più determinante sulle decisioni di acquisto

 

Il caro-prezzi, svela ancora NielsenIQ, dirada anche la fiducia nei confronti dei brand: il 14% dei consumatori italiani dice di scegliere prodotti più economici a prescindere dal loro marchio; il 10%, invece, dichiara di essere pronto a recarsi anche in un negozio più lontano se lì trova un prodotto più economico. Difficile non collegare i due dati con quanto emergeva da un’altra indagine della società di ricerche, relativa alle dinamiche del Largo consumo: per contrastare l’inflazione, le famiglie italiane si stanno buttando con crescente decisione sulla marca privata, cui riconoscono un rapporto qualità-prezzo ancora più conveniente in questo momento.

 

Cala la fedeltà del consumatore nei confronti dei brand

 

I nuovi comportamenti d’acquisto e la rinnovata sensibilità verso i prezzi, è la riflessione conclusiva di NielsenIQ, hanno importanti implicazioni per i produttori, perché il fattore prezzo è la leva che più influisce sui risultati commerciali. Per massimizzare i profitti è necessario ponderare con oculatezza ma anche con tempestività politiche di pricing e promozioni, nonché monitorare i bisogni e le reazioni dei consumatori in modo proattivo.

«L’analisi di NielsenIQ» è il commento di Emanuele Mormino, coach e fondatore di Pharmaway «suona anche per le farmacie come un invito a “spingere” sulla marca privata, perché il suo  rapporto qualità/prezzo intercetta alcuni dei comportamenti indicati dalla ricerca. Non dimentichiamo poi che quel 18% di intervistati che cerca i brand più noti a prezzo scontato può potenzialmente migrare verso l’online, che in media propone ribassi più alti delle farmacie. Qui inoltre si apre una riflessione riguardo a quei produttori, in particolare di cosmetico, che sono soliti programmare giornate con forti sconti sulle referenze in promozione: tra gli effetti, ci potrebbe essere quello di invogliare il cliente ad acquistare soltanto in tali occasioni. Insomma, va bene fare attenzione alle tasche delle famiglie ma per questo è sufficiente proporre un assortimento ben equiljbrato anche sul prezzo. Se invece si eccede sugli sconti, si rischia di palesare un posizionamento un po’ troppo hard».

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