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Nel Largo consumo l’online traina i segmenti che la gdo condivide con la farmacia

Extracanale

Nel Largo consumo confezionato (Lcc) l’e-commerce è stato il traino principale delle vendite realizzate dal mass market nel 2018. Anche nei segmenti di prodotto dove la distribuzione moderna compete con la farmacia, come personal care, pet care, dietetici e salutistici, beauty, cura del viso. E’ quanto rivela l’ultimo report di IRi sui numeri realizzati dal canale online nell’anno appena chiuso: ammonta a 485 milioni di euro, dice la società di ricerche, la spesa generata nel 2018 dagli italiani per l’acquisto online di prodotti del largo consumo. Rispetto all’anno precedente l’incremento che ne risulta ammonta a oltre un terzo (+36%), un valore di tutto rispetto se raffrontato alla sostanziale stagnazione che hanno fatto registrare nel mass market le vendite tradizionali.

 

 

L’evidenza di maggior interesse per i farmacisti titolari riguarda i segmenti che nel 2018 hanno trainato la crescita delle vendite nel Lcc: a scorrere la classifica (vedi grafico sottostante) si scorgono diverse categorie di prodotto nelle quali distribuzione moderna e farmacie sono concorrenti e in cui l’online diventa dunque leva competitiva. «Oggi il Largo consumo» scrive IRi «vive della shopping experience maturata da acquirenti con una apprezzabile digital attitude, sviluppatasi in altri comparti di beni e servizi. E sappiamo che l’evoluzione tecnologica porta sempre a una diffusione della conoscenza e della pratica». In altri termini, dopo aver fatto pratica di e-commerce su altri prodotti (l’elettronica, per esempio) il consumatore italiano più evoluto ha ormai cominciato a traslare le modalità di acquisto del digitale anche in altre categorie, ed è legittimo attendersi che il fenomeno proseguirà anche negli anni a venire.

 

 

Ma quali sono le leve che – per certe categorie di prodotto – spingono il consumatore a preferire sempre più spesso l’online all’offline? Innanzitutto, osserva IRi, c’è l’innovazione, che trova nel canale virtuale «un mezzo privilegiato» per raggiungere il pubblico. L’altro elemento trainante, dice il report, sembra essere la ricerca del servizio,  che parrebbe «spingere i consumatori ad accedere all’e-commerce nel Largo consumo anche più del prezzo». Si spiegano in questo modo, dice l’istituto di ricerche, la netta predominanza che evidenziano le vendite online nel comparto della personal care (vedi sotto). «La presenza di operatori specializzati nel beauty – tra i primi ad essere molto attivi nell’e-commerce – è la principale spiegazione di questo differenziale tra digitale e fisico».

 

 

Ovviamente, ogni considerazione deve comunque scontare le dimensioni embrionali che il mercato italiano dell’online ancora evidenzia: a fronte di un giro d’affati del Largo consumo confezionato che nella distribuzione moderna arriva a superare i 65,6 miliardi di euro, l’e-commerce vanta una quota di mercato di appena lo 0,7%. Tutte le promesse dell’e-commerce, quindi sono tali soltanto in una prospettiva di medio termine, anche se si tratta di promesse senz’altro interessanti: a fronte di un online che, come detto, nel 2018 è cresciuto di 122 milioni di euro (+36%), c’è un offline che nello stesso anno ha mostrato una progressione di appena 64 milioni, per una progressione sul 2017 dello “zero virgola”. E anche questi sono numeri sui quali le farmacie dovrebbero fermarsi a riflettere.

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