Accelerano sull’onda dei buoni risultati provenienti dai tre centri pilota inaugurati un anno fa i piani di Cvs Pharmacy per lo sviluppo del format Health Hub, il concept che ibrida farmacia e retail clinic. Secondo quanto riferiscono fonti di stampa Usa, nel 2019 la catena americana ha già convertito al nuovo modello una cinquantina delle sue farmacie (sulle 9.800 di cui dispone negli Stati Uniti) e ora intende aggiungerne altre 600 entro la fine di quest’anno. Per arrivare a 1.500 sedi nel 2021, a un ritmo di 12 ristrutturazioni alla settimana.
Servizi e area commerciale di un HealthHub occupano all’incirca il 20% dello spazio di una farmacia/drugstore Cvs e prendono il posto di alcuni reparti del punto vendita che non hanno a che fare con il mercato della salute, come cartoleria e giocattoli. Nell’area HealthHub è presente personale sanitario che fornisce consigli sulla gestione delle patologie croniche, in più sono disponibili alcuni sportelli digitali da consultare per informazioni su servizi e pacchetti assicurativi.
Secondo quanto riferisce il ceo di Cvs Health, Larry Merlo, in un’intervista al canale economico Cnbc, i tre HealthHub aperti in via sperimentale un anno fa a Houston, in Texas, hanno registrato incrementi sia de traffico sia dei ricavi, ma – ha avvertito – è troppo presto per arrivare a conclusioni definitive. In ogni caso, sottolineano gli analisti di mercato, per crescere il format può sempre fare leva sulla sinergia con Aetna, l’assicurazione sanitaria acquisita da Cvs nell’autunno 2018, grazie alla quale i suoi assistiti possono avvalersi dei servizi HealthHub nell’ambito dei pacchetti promossi dalla compagnia.
Anche Walgreens ha in corso varie sperimentazioni per testare soluzioni e servizi con cui sviluppare a tappe successive un nuovo concept di farmacia. Sono stati selezionati alcuni esercizi pilota, uno dei quali nella città dove ha sede il quartier generale di Wba (Deerfield, nell’Illinois), ma alcuni elementi del format stanno già cominciando a mettere radici nelle altre farmacie del gruppo. Anche perché Walgreens ha deciso di costruire il proprio modello di farmacia del futuro giocando sugli “ecosistemi”, anziché fare tutto in casa come Cvs. Paradigmatica, a tal proposito, la partnership con LabCorp, società di servizi sanitari che in tutti gli Usa gestisce circa 2mila centri diagnostici aperti al pubblico e 35 laboratori di assistenza primaria. Tra il 2019 e il 2022, la compagnia aprirà in 600 farmacie Walgreens altrettanti corner, dove si potranno effettuare alcuni test diagnostici come l’analisi del sangue e il test antidroga.
Va nella stessa direzione anche l’accordo firmato a fine novembre con Unitedhealthcare, la più grande compagnia americana di servizi e polizze sanitarie: dall’inizio dell’anno la società aprirà nelle farmacie Walgreens 14 centri di assistenza, dove i clienti potranno informarsi sui programmi di assistenza pubblica Medicare, iscriversi a un piano assicurativo Unitedhealthcare oppure approfondire le prestazioni coperte dal loro pacchetto. Un mese prima Wba aveva sottoscitto un’altra partnership con un assicuratore, Centene, ed RxAdvance, un Pbm (Pharmacy benefit manager, i gestori che contrattano con le farmacie i protuari farmaceutici delle compagnie sanitarie).
Il format sotto collaudo a Deerfield comprende anche un reparto di ottica, uno di audiometria e un “angolo della salute”, dove i clienti possono fissare un appuntamento o essere indirizzati ai vari servizi. Interessante pure la trasformazione dell’area commerciale: nella farmacia i reparti bellezza e salute/benessere hanno conquistato le corsie anteriori, mentre gli scaffali con snack e caramelle, sono finiti in fondo al negozio. L’area beauty, in particolare, è la prima che i clienti attraversano quando entrano, con i display collocati in diagonale per dirigere lo sguardo sull’esposizione. Novità anche al banco, dove una serie di divisori accresce la privacy e separa i percorsi di accesso in stile aeroporto: fila unificata al centro, su un lato corsia express per i clienti con app Walgreens. «È sicuro» aveva dichiarato qualche tempo fa in un’intervista Stefano Pessina, ceo di Wba (foto in alto a sinistra) «che le farmacie che conosciamo non saranno quelle del futuro, quindi dobbiamo cambiare».