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La sanità digitale cresce ma agli italiani piace ancora il rapporto umano

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Tra gli italiani di età inferiore ai 35 anni, più di uno su due utilizza almeno un’app per il coaching (educazione alla salute) o il monitoraggio delle abitudini alimentari o dell’attività fisica. E tra i 35-44enni, il 45% ha prenotato via web un esame o una prestazione sanitaria. I dati arrivano dal sondaggio condotto da Doxapharma in collaborazione con l’Osservatorio per l’innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano, che nei giorni scorsi ha presentato i numeri del suo ultimo report sulla digitalizzazione sanitaria. La fotografia che scaturisce dalla ricerca demoscopica, basata su un campione di mille individui (statisticamente rappresentativo della popolazione italiana) è quella di un Paese che prende progressiva confidenza con i canali digitali della salute, mano a mano che social, app e smartphone diventano una presenza fissa della quotidianità.

Tra coloro che non soffrono di malattie croniche, dice per esempio Doxapharma, oltre un terzo si rivolge al web per cercare notizie generiche di salute, come malattie, sintomi e cure (38%), oppure per informarsi sui corretti stili di vita e sull’alimentazione. Si fa ricorso ad app, blog e social network soprattutto su questi temi “leggeri” (23%), perché quando ci sono da cercare informazioni sulla salute i canali più utilizzati sono i siti web istituzionali (52%) e i portali di medicina e sanità (30%). Al crescere dell’età, ovviamente, tutte queste percentuali si assottigliano ma anche tra gli over 65 più di uno su quattro (27%) cerca informazioni online.

Il fronte dove la sanità digitale mostra forse il suo lato più “smart” è quello delle app e dei wearable, ossia le applicazioni per smartphone e i dispositivi indossabili. Il 41% degli italiani (ma tra i giovani sotto i 35 anni diventano il 55%) utilizza un’app o un wearable per monitorare attività fisica o stile di vita. Spesso però tali strumenti non vengono sfruttati fino in fondo: il 75% di chi usa un’app, per esempio, non invia né comunica al proprio medico i dati raccolti.

Luci e ombre anche dall’uso dei servizi web in Sanità: circa la metà del campione cerca e trova online informazioni sui medici (51%), sulle strutture sanitarie e sulle prestazioni (44%), ma sul fronte dell’accesso la digitalizzazione non è altrettanto avanzata: solo il 23% ha prenotato online le prestazioni e il 19% appena le ha pagate via web (con punte però del 45% e del 27% fra i 35-44enni). Si tratta di tassi in forte crescita, perché nel 2018 erano rispettivamente l’11 e il 7%, ma resta il fatto che la maggior parte della popolazione preferisce ancora recarsi di persona presso la struttura sanitaria (53% e 78%), perché preferisce il contatto fisico (67%) o ammette di non essere capace a utilizzare i servizi digitali (19%).

«Il digitale sta rivoluzionando i tradizionali punti di contatto tra assistiti e servizi sanitari» dice Chiara Sgarbossa, direttore dell’Osservatorio innovazione digitale in sanità «e ne introduce di nuovi come siti web, app e chatbot. Le nuove tecnologie devono essere impiegate per riprogettare l’esperienza dei pazienti affinché possano accedere più facilmente e velocemente a informazioni e servizi secondo modelli di cura innovativi e sostenibili».

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