Con la realtà aumentata il farmacista “potenzia” consiglio e assistenza

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Realtà aumentata e intelligenza artificiale al servizio dei professionisti della sanità, farmacisti compresi. Non è fantascienza ma un probabilissimo futuro prossimo venturo, almeno a osservare sperimentazioni e progetti in corso. Negli Stati Uniti la punta di lancia è rappresentata da Google, azienda di fama planetaria abilissima a diversificare il proprio business ed esplorare nuove nicchie di mercato (per esempio quella delle auto senza pilota). Qualche anno fa il gruppo aveva lanciato i Google Glass, occhiali con microproiettore che consentono a chi li indossa di vedere sulle lenti la mappa del navigatore, la rubrica telefonica e tutto ciò che può essere trasmesso da dispositivi portatili connessi.

Il prodotto venne lanciato nel 2012 e messo a disposizione degli sviluppatori nel 2013, ma non è mai arrivato al grande pubblico. Ora, Google torna alla carica e ripresenta i propri occhiali in una versione “Enterprise”, rivolta alle aziende e ai fornitori di prestazioni sanitarie. Il gruppo aeronautico Boeing li ha provati con gli operai delle sue catene di montaggio, ma sperimentazioni sono state condotte (con successo, a quanto pare) anche nel settore sanitario. E’ il caso di due gruppi ospedalieri californiani, Sutter Health e Dignity Health, che hanno fornito i Google Glass ai medici e agli infermieri delle loro strutture (come raccontano questi video).

Abbinati tramite wi-fi a un gestionale per l’archiviazione delle cartelle cliniche e la prescrizione remota (chiamato Augmedix), i Google Glass proiettano sulle lenti del medico i dati clinici del paziente che sta visitando e gli permettono di registrare velocemente i valori rilevati o di prescrivere ricette ed esami. E le sperimentazioni dicono che i curanti forniti di questi occhiali hanno ridotto dal 33 al 10% le ore giornaliere di lavoro dedicate alla compilazione di schede e cartelle. In media, due ore al giorno risparmiate che possono essere rivolte ai pazienti, all’ascolto e alla diagnosi.

Le evidenze che emergono dalle sperimentazioni condotte negli Usa contribuiscono a rendere realtà aumentata e intelligenza artificiale interessanti anche per il mondo della farmacia. Ed è per questo che da qualche mese QuintilesIms, Cgm e Ibm hanno avviato un’esplorazione congiunta diretta a valutare applicazioni e opportunità di questa rivoluzione tecnologica. «Siamo soltanto all’inizio di un ragionamento comune» spiega a Pharmacy Scanner Carlo Salvioni, director Sales&Marketing di QuintilesIms «l’obiettivo è quello di intercettare l’innovazione più avanzata e portarla al banco della farmacia. E’ stato avviato tra le tre aziende un workshop di design thinking, ma ancora non c’è un prodotto né una data di rilascio».

L’idea, in ogni caso, è quella di utilizzare realtà aumentata e intelligenza artificiale per fornire al farmacista nuovi strumenti con cui gestire la comunicazione con il paziente, dall’approccio fino al consiglio e alla consulenza professionale. «Non pensiamo ai Google Glass» continua Salvioni «ma piuttosto a sistemi intelligenti integrati nel gestionale della farmacia, che comunque portano allo stesso risultato: il farmacista può visualizzare in pochi secondi sul proprio monitor l’anagrafica dell’assistito, i suoi consumi pregressi oppure eventuali intolleranze; o ancora, grazie a un sistema di algoritmi analoghi a quelli utilizzati dai chatbot, riceve suggerimenti sulle domande da porre o sui consigli da fornire in caso di dispensazione di un certo farmaco. Il tutto, ovviamente, senza prevaricare il suo giudizio e la sua autonomia professionale. E’ il motivo per cui abbiamo voluto coniare la formula di “farmacista aumentato” o, meglio ancora, di “farmacista potenziato”».

Le prospettive del progetto chiariscono anche i contributi che arriveranno dai tre partner: «QuintilesIms è leader nell’analisi e nelle rilevazioni di mercato» ricorda Salvioni «Cgm è specializzata nella realizzazione di software gestionali per farmacie e medici, Ibm infine ha grande esperienza nella ricerca tecnologica e nei sistemi cognitivi. Non vogliamo sostituire il farmacista con un robot o con l’intelligenza artificiale, vogliamo invece mettere la tecnologia al suo servizio per consentirgli di fare ancora meglio il lavoro che nessuna macchina potrà portargli mai via, quello di consigliare, assistere e curare».

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