Intelligenza artificiale in farmacia: le evidenze da cui deve partire ogni riflessione

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Le farmacie italiane da semplici punti vendita sono diventate hub di salute e benessere. Tuttavia, rischiano di perdere terreno di fronte all’avanzata di online e innovazione. Provocatoriamente: la farmacia privata ha già perso la sfida? Forse sì, a meno di un drastico cambio di rotta. Scopriamo insieme cause e strategie per ripartire.

Consideriamo che il tessuto commerciale italiano è caratterizzato da una forte frammentazione, cioè piccole imprese con risorse limitate (in media, due aziende con tre dipendenti ogni km quadrato). Gli investimenti in innovazione quindi non possono che essere limitati, a fronte di crescente concorrenza ed evoluzione tecnologica: secondo Istat ed Eurostat, nel 2023 solo il 4% delle aziende italiane ha adottato soluzioni di intelligenza artificiale (AI). E se solo 800 farmacie su 20.000 sfruttano realmente l’AI, su 10 clienti che entrano 7 si aspettano di poter interagire attraverso canali differenti – fisici e digitali – come app e servizi di prenotazione online (Digital Evolution Trend 2024). E ancora, le inefficienze logistiche potrebbero essere ridotte fino al 30% (BitMAT).

I dati evidenziano un forte ritardo tecnologico, che rende il settore vulnerabile verso colossi come Amazon, dotati di processi ottimizzati, capitali e tecnologie proprietarie. Nel mentre, l’e-commerce cresce a ritmi sostenuti: nel 2023, ricavi a +20% e penetrazione sul totale retail al 13%. Sebbene l’Italia sia ancora indietro, rispetto a mercati come Regno Unito e Stati Uniti, il trend di crescita è evidente.

Aziende globali, per acquisire quote di mercato, sfruttano tre principali leve: capacità d’investimento, catalogo prodotti virtualmente infinito ed esperienza utente. Se la tecnologia ottimizza, il prezzo incide poi sulle scelte del consumatore: pricing aggressivi, talvolta sottocosto, attirano i clienti, che diventano fidelizzati anche grazie all’esperienza d’uso evoluta. E non dobbiamo farci illusioni: il mercato della farmacia, con un fatturato annuo prossimo ai 30 miliardi di euro e una straordinaria resilienza rappresenta un obiettivo prioritario per i giganti.

Pertanto, la farmacia ha un’opportunità unica: valorizzare il modello fisico, fondato su prossimità, consulenza qualificata e abitudini consolidate dei consumatori. In un frenetico mondo post-covid, i clienti cercano soluzioni rapide e accessibili, soprattutto in ambito sanitario, dove il bisogno è spesso immediato: “Sto male adesso”. E solo il negozio fisico può soddisfare questa urgenza, senza le complicazioni dei resi online. Inoltre, alcune limitazioni normative, come per i farmaci con prescrizione, ne rafforzano il ruolo attualmente insostituibile.

Con la medesima consapevolezza, Amazon ha adottato una strategia di espansione nel retail fisico, sperimentando una varietà di formati innovativi, tra cui Amazon Go, Whole Foods e, di recente, anche una parafarmacia a Milano.

Dunque, una cosa appare chiara: investire in tecnologia e AI non è più una scelta ma una priorità, per le farmacie italiane. E in questo, i gruppi strutturati hanno già preso il via. Al contrario, chi non evolve rischia di perdere terreno e la posta in gioco è alta: le aziende che integrano l’AI nelle proprie strategie registrano una crescita di fatturato del 32% e profitti fino al 16%, rispetto ai concorrenti (Mit Sloan, McKinsey).

Non serve una ricerca per comprendere che, se il cliente deve tornare due volte in farmacia, il prossimo acquisto lo farà online (se può). E dunque, il fisico può competere solo evolvendosi in un modello ottimizzato e digitale, in cui l’AI è il cuore della transizione: chatbot attivi 24/7 permettono di prenotare prodotti, verificare disponibilità o sospendere le ricette. Allo stesso tempo, una gestione integrata dei magazzini fisici e digitali riduce le attese, assicurando disponibilità ottimale e soddisfazione del cliente.

Tuttavia, le tempistiche sono cruciali. Per le farmacie italiane, non si tratta più solo di competere ma di scegliere se essere protagoniste o spettatrici del proprio futuro. In un mercato che si muove alla velocità del digitale, arrivare tardi non significa solo perdere: significa non esserci mai stati.

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