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Governance e cronicità, come dare sostanza alla farmacia dei servizi

Filiera

Il titolo della ricerca che il Centro studi Federfarma ha commissionato agli esperti del Pdta Lab, coordinati da Nello Martini, è sicuramente “freddo” e cattedratico (“Il ruolo della farmacia nel Piano nazionale e nei Piani regionali sulla cronicità”), ma i suoi contenuti e le risultanze emerse in realtà sono “calde”, per le implicazioni che suggeriscono al retail farmacia. In sintesi, dopo aver fotografato una realtà amara (la spesa convenzionata, che negli anni 2000 rappresentava l’81% della spesa territoriale, nel 2010 è scesa al 60%, mentre quella ospedaliera è passata dal 18,2% al 40%), e cioè che la farmacia sta perdendo il suo prestigio e viene tagliata fuori dall’innovazione, individua nella gestione della cronicità il rimedio per uscire dalla marginalità e per recuperare il suo ruolo sociale e sanitario. Si tratta allora di dare sostanza a quella “Farmacia dei servizi” declamata da oltre 7 anni, ma ancora non realizzata appieno, per attivare un piano strutturato che favorisca l’Adi, le politiche di prevenzione, il controllo dell’aderenza terapeutica, la presa in carico del paziente cronico.

Il cammino è lungo e dettagliato (lo studio è di 63 pagine, ma un’ampia sintesi viene proposta da Ilaria Sicchirollo sul numero di settembre di Farmamese), partendo dal passaggio del modello chimico di ricerca farmacologica a quello biotecnologico, con il conseguente passaggio da farmaci ad alta prevalenza e costo contenuto, a quella di specialità a bassa prevalenza e costo elevato, che ha reso non più sostenibile la distribuzione retail e imposto invece quella “diretta”. Da qui la marginalizzazione della farmacia, che può essere frenata solamente se si individua un suo ruolo chiave nella prevenzione e nell’aderenza, secondo protocolli condivisi con lo specialista e con il medico di medicina generale per la gestione della cronicità. In tal senso vanno alcuni modelli regionali, come quello lombardo, toscano e veneto, di cui Farmamese rende conto.

Ma è sull’ultima parte dello studio che va focalizzata l’attenzione, laddove si evidenzia come, nell’ambito di 5 patologie croniche (diabete, osteoporosi, fibrillazione atriale, dislepidemie, ipertensione) sia possibile recuperare grandi risparmi, ottimizzando proprio l’aderenza al trattamento. Partendo dal numero dei pazienti, dall’attuale percentuale di aderenza, da quella dei ricoveri annui, dal costo medio per ricovero, dal numero di ricoveri evitabili si arriva a questi risparmi milionari: 287 per il diabete; 65 per l’osteoporosi, 168 per la fibrillazione atriale, 726 per le dislepidemie e 2.484 per l’ipertensione. Totale 3,7 miliardi di euro, su un totale di spesa per queste patologie di 16,5 miliardi di euro, cioè il 22,6% in meno.

L’ottimizzazione dell’aderenza terapeutica – conclude la ricerca – costituisce un asse importante e irrinunciabile della sostenibilità economica dell’assistenza farmaceutica. Cambia così la prospettiva e pone la farmacia dei servizi «non solo come rete che eroga prestazioni sanitarie, ma come struttura che garantisce la sostenibilità economica». Ecco allora una nuova visione del retail farmacia, che non soltanto eroga prestazioni, ma produce salute e determina i risparmi necessari per sostenere il sistema. È importante tenerne conto, quando si parla di nuova governance del servizio farmaceutico.

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