App per la prenotazione di visite ed esami, chat per parlare a distanza con il medico, algoritmi per aiutare i curanti nelle scelte diagnostiche e terapeutiche. C’è tanto nel progetto di Agenas per una piattaforma di intelligenza artificiale e proprio per questo sarebbe forse opportuno che l’Agenzia facesse una selezione delle priorità da darsi. Ne è convinto Luca Foresti, ceo del Centro medico Santagostino, polo della sanità privata con 34 sedi tra Lombardia, Emilia Romagna e Lazio: il suo gruppo ha adottato spesso e volentieri le soluzioni più innovative della sanità digitale per incrementare efficienza e gradimento dei suoi servizi (il call center via Whatsapp, per esempio) e quindi il manager è senz’altro tra le persone più competenti per valutare il progetto di Agenas.
Foresti, parliamo di un piano che per ora è disegnato soltanto sulla carta, però sarebbe interessante sapere lei che cosa pensa…
Per quello che si può dire allo stato attuale, la strategia di Agenas è senz’altro corretta. Piuttosto, sarebbe importante che nella costruzione dello strumento venissero definite delle priorità.
Sarebbe a dire?
L’Agenzia pensa a una piattaforma a due facce, un lato back office rivolto ai medici e uno front office che parla ai pazienti. I servizi con intelligenza artificiale, cioè i più complessi, sono quelli che dovrebbero popolare il back office, perché quelli destinati ai pazienti – prenotazioni Cup, chat con il medico, invio di referti e ricette, consultazione del Fascicolo sanitario elettronico – rappresentano le fondamenta della sanità digitale. Perché sono i più importanti . Si pensi soltanto alla chat con il medico: oggi non lo si potrebbe fare con Whatsapp perché non è Gdpr compliant. Disporre di una piattaforma validata dal Ssn sarebbe un bel passo avanti.
È a questi servizi, dice lei, che Agenas dovrebbe dare la precedenza?
Invece di tentare accelerazioni troppo brusche, l’Agenzia dovrebbe preoccuparsi prima di costruire la spina dorsale del sistema. Poi aggiungerà intelligenza artificiale e algoritmi, appoggiandoli ai dati clinico-sanitari del Ssn o a quelli di altre banche dati già ben popolate, come Google, Amazon, Apple o altro ancora.
E le Regioni? Non si metteranno di mezzo?
In Italia tutto è bloccato dalle Regioni e a Roma i politici non vogliono trovarsele contro. Già durante la pandemia abbiamo visto quale ostacolo possono rappresentare. Agenas dovrà presentarsi alle Regioni e dire “questa è la app del Ssn e tutti devono collegarsi”. Bisognerà essere categorici anche con le strutture sanitarie, perché aprano le loro agende.
Come la mettiamo con la babele dei linguaggi e dei sistemi informatici regionali?
Nel Pnrr viene confermata l’indicazione che il protocollo standard per i sistemi informatici sanitari è Fhir HL7, le Regioni che ancora non si sono adeguate dovranno farlo in fretta. Da quanto mi risulta, tutti gli ospedali stanno riprogrammando i loro Api cloud healthcare. Quanto poi al popolamento del Fascicolo sanitario elettronico, non dimentichiamo che da qualche anno tutte le strutture sanitarie, pubbliche, private convenzionate e private autorizzate, sono obbligate per legge a caricare entro cinque giorni tutti i referti e i documenti sanitari sul Fse del paziente.