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E-commerce: la lettera di un farmacista “vip” che teme per le ricadute

Focus on

Buongiorno direttore,

sono l’amministratore delegato di una storica azienda farmaceutica italiana, ma le scrivo con camice e caduceo indosso visto che la mia impresa si è sviluppata dal laboratorio di una farmacia. Seguo sempre i vostri articoli e ho letto con attenzione quelli di questo ultimo numero sull’online messo in piedi (oltre che dal solito Amazon) anche da molti farmacisti o parafarmacisti.

La considerazione che faccio – alla luce delle contrazioni di fatturato, margini e redditività che sta subendo la maggior parte delle farmacie, da Nord a Sud – è semplice: se l’avvento dei capitali e delle catene private è l’effetto di una legge sulla concorrenza voluta da una parte delle forze politiche, il fenomeno delle farmacie online è nato all’interno del sistema per il desiderio di qualcuno che voleva mostrarsi più bravo e più aperto alla modernità.

Il fenomeno, però, produrrà all’interno del sistema-farmacia forse più danni di quello dell’apertura al capitale (in fin dei conti la pianta organica non è stata toccata e molti farmacisti “in crisi” di liquidità hanno trovato una soluzione ai loro problemi). E questo perché l’e-commerce alimenta quel fenomeno, non ancora del tutto sviscerato dalle riviste specializzate come PharmacyScanner, di progressiva riduzione dei prezzi di vendita al pubblico di Otc e parafarmaci, e quindi dei margini e della redditività.

Quando un consumatore si presenta in una farmacia con la stampata del prezzo che ha trovato online (scontato in media del 35-40%) e chiede al povero farmacista a quanto vende quello stesso prodotto… il nostro povero non sa proprio cosa inventare (al di là di ipotizzare che forse quel prodotto è vicino alla scadenza, è stato conservato male, oppure ha qualche difetto). Sarebbe utile, anche, fare uno studio su quanto scontano in media i siti online e sulle ricadute di tali ribassi per le farmacie, e magari verificare se davvero questi siti applicano lo stesso prezzo di vendita dell’offline, come vuole la legge sull’e-commerce per i farmaci da banco.

Ultima considerazione: noto una contrapposizione di fondo tra l’articolo di Emanuele Mormino e quello di Nicola Romita. Non mi si vorrà far credere che il «farmacista online» applica il mix di «cortesia, sorriso e disponibilità» e risponde alle domande del cliente in termini di «consulenza ed assistenza»? Cordiali saluti e complimenti per la rivista (anche se on-line…).

Roberto Salviato
Sella Farmaceutici Schio

Caro Salviato,

grazie per l’attenzione con cui ci segue. Comprendo pienamente le sue preoccupazioni e capisco anche la sua diffidenza nei confronti dell’online, che è la stessa di un’ampia fetta di farmacisti titolari. Propongo le sue considerazioni ai nostri lettori, nel caso volessero intervenire e proseguire la discussione. Mi permetto soltanto un’obiezione a ciò che scrive, laddove parla di «fenomeno delle farmacie online nato all’interno del sistema». Sono tanti i farmacisti che la pensano come lei, ma io mi chiedo: chi è sbarcato prima su internet, i negozianti o i clienti? Sono i clienti che hanno inseguito i negozianti o piuttosto è accaduto il contrario? Se ci imbattiamo in una strada trafficata e un supermercato, pensiamo che la strada è frequentata perché c’è il supermercato, oppure che il supermercato ha aperto lì perché la strada era frequentata?

Alessandro Santoro
direttore responsabile 

 

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