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Deregulation fascia C, cominciamo a mettere qualche punto fermo

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Ha suscitato parecchia agitazione tra i farmacisti titolari la nomina di Roberto Speranza, area Leu, al dicastero della Salute nel nuovo governo Conte-bis. I motivi sono legati ai diversi emendamenti che il partito del nuovo Ministro aveva proposto nelle recenti legislature, in primis la possibilità di distribuire i farmaci di fascia C, ora esclusiva della farmacia, anche da parafarmacie e corner della Gdo, sempre con la presenza di un Farmacista.

E’ da un po’ di tempo che a intervalli quasi regolari l’argomento torna sotto i riflettori: le ricadute che un provvedimento di questo genere potrebbe avere sui fatturati delle farmacie italiane sarebbero certamente significativi, ma forse dovremmo analizzare l’eventuale scenario da diverse angolazioni.

Credo che un buono spunto di riflessione possa venire dall’esperienza per certi versi sovrapponibile del decreto Bersani del 2006, che autorizzò la vendita dei farmaci di automedicazione (Otc) anche al di fuori del canale farmacia ma in presenza di un farmacista. Sono trascorsi 13 anni da quella “lenzuolata” e la farmacia ha “perso” in questo lasso di tempo una quota di mercato pari ad appena l’8%; in altri termini, il canale è rimasto leader assoluto nel comparto con quasi il 92% di quota.

I farmaci di fascia C, che ricordo sono dispensabili solo con prescrizione medica ma a carico dei cittadini, generano un fatturato di circa 3 miliardi di euro (dati 2018, prezzi al pubblico) e se la perdita arrecata alla farmacia da un’eventuale liberalizzazione dovesse replicare quella dell’Otc, per i farmacisti titolari significherebbe 250 milioni circa di fatturato in meno (in sintesi, l’1% del giro d’affari complessivo del mercato della farmacia). E poi c’è sempre da rispondere all’altra domanda: 250 milioni in meno ma… in quanti anni?

Affiorano poi anche altri dubbi: siamo sicuri che parafarmacie e corner siano pronti (cioè organizzati) a gestire questa categoria di farmaci? Ci sono problemi di assortimento e conservazione, oltre alla capacità di garantire la disponibilità del farmaco, che consigliano di non rispondere affrettatamente.

In questo momento è in atto un forte cambiamento all’interno della distribuzione intermedia: molti grossisti non sono più in grado di garantire le 2 o 3 consegne giornaliere (anche 4 in qualche caso) di un tempo e parecchi di loro cercano di scendere a una. Quella dei recapiti multipli è un’anomalia italiana che non ha corrispondenze in Europa e genera costi sempre meno sostenibili, considerando i margini risicati di cui beneficiano i distributori.

Ancora oggi pensano in molti che non ci sia nulla di male a dire al paziente di ripassare nel pomeriggio; credo invece che le persone vorrebbero recarsi in farmacia una volta soltanto e trovare subito ciò di cui hanno bisogno. Questo punto dovrebbe fare riflettere, in quanto sarà sempre più importante per i farmacisti titolari avere una migliore capacità di gestire gli acquisti e il riassortimento tenendo a mente di avere una sola consegna giornaliera e garantire la disponibilità dei farmaci almeno per soddisfare il 90% dei propri clienti.

Tornando alla eventuale uscita dalla fascia C dal canale, i farmacisti hanno anche questa carta da giocare, grazie alla loro capacità ed esperienza nella gestione di acquisti e stock e alla leva finanziaria per garantire un assortimento adeguato. In altre parole l’apprezzamento dei pazienti sarà alimentato principalmente dal servizio, dalla competenza e dalla disponibilità immediata del farmaco rispetto a uno sconto maggiore, che sui farmaci a mio parere incide relativamente.

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