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Cossolo: per competere con il capitale, le farmacie indipendenti devono poter disporre di capitale

Filiera

Per competere con le catene del capitale, le farmacie indipendenti devono avere la possibilità – quando occorre – di disporre a loro volta di capitale. Sembra un ossimoro, è l’idea alla quale sta lavorando Federfarma nazionale secondo le anticipazioni fornite dal suo presidente, Marco Cossolo, nel suo intervento al convegno sul futuro della farmacia organizzato sabato (14 maggio) a Cosmofarma. «Siamo convinti che occorra un bilanciamento “pro-concorrenziale” tra farmacie indipendenti e catene» ha spiegato Cossolo «stiamo quindi ragionando sulla possibilità di cercare capitali diffusi che siano interessati a investire nella farmacia indipendente non in base a logiche finanziarie bensì industriali. L’obiettivo è quello di proporre al farmacista titolare che sta pensando di lasciare un’alternativa alla vendita della farmacia».

A Pharmacy Scanner, che lo ha contattato per approfondire, Cossolo aggiunge qualche dettaglio in più. «Il ragionamento che abbiamo avviato» spiega «prende le mosse dal presente: finché si limitava alla dispensazione, la farmacia del territorio poteva accontentarsi di un’organizzazione semplice; oggi invece, con i servizi che crescono e diventano sempre più impegnativi, occorre un’organizzazione complessa che richiede a sua volta capacità professionale, organizzativa e finanziaria. In aggiunta, la pandemia è stata un’esperienza che sta convincendo parecchi farmacisti a lasciare, per stanchezza o perché non si riconoscono più in questa farmacia. Vorrebbero vendere, ma in questo momento, con l’inflazione reale che arriva al 6%, dismettere significherebbe soltanto ritrovarsi con un capitale che perde valore mese dopo mese».

Di qui allora l’idea che il sindacato dovrà trasformare in progetto compiuto: chiamare a raccolta il capitale dei piccoli investitori – che possono essere altri farmacisti, ma anche soggetti che ruotano attorno alla filiera – perché sostengano le farmacie indipendenti. «Pensiamo» riprende Cossolo «a un capitale che non voglia fare speculazione finanziaria ma investimenti industriali, che non abbia problemi a mantenere una quota minoritaria nell’impresa farmacia e che sia disponibile alla complementarità, ossia aperto all’ingresso di nuovi soci di “sistema”. L’obiettivo, lo ripeto, non è quello di fare la guerra al capitale, bensì competere alla pari con le sue catene, in una dinamica concorrenziale che finirà per fare gli interessi della comunità».

A ispirare, alcune esperienze già lanciate con successo, per esempio Unifarma in Piemonte: a marzo la società – circa 900 farmacisti soci, concentrati principalmente nel Nord-ovest – ha ricomprato da Alliance Healthcare il 36% della controllata Unifarma Distribuzione: «Metà circa del capitale necessario è stato reperito con un aumento di capitale» spiega Cossolo «il 20% proviene da un mutuo e il 30% dalla partecipazione di una società di sistema. Questo è il paradigma che, con gli opportuni adeguamenti, vorremmo riproporre a livello nazionale per tutelare le farmacie indipendenti». E anche il sindacato, visto che al ritmo con cui crescono oggi le catene, tra breve potrebbe proporsi il tema della rappresentatività delle farmacie del capitale in Federfarma.

Comunque sia, il progetto è ancora in una fase embrionale e il lavoro è appena iniziato. Per non parlare delle valutazioni che il sindacato deve ancora fare. «Intendo rispettare tutti i formalismi e coinvolgere nella discussione tutti gli organismi direttivi che devono essere coinvolti» avverte Cossolo «non partiremo finché non avremo ascoltato il parere di tutti e tutti avranno avuto modo di dire la loro. E dopo avere verificato che cosa prevede in materia la normativa antitrust e quella civilistica».

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