I celiaci in Italia sono oltre 250mila, crescono ogni anno di circa 10mila unità e per loro il Servizio sanitario nazionale ha speso nel 2022 circa 950 euro procapite in buoni acquisto. È la fotografia che arriva dalla Relazione annuale sulla celiachia del ministero della Salute, che aggiorna al 2022 i dati su dimensioni del mercato ed entità della spesa pubblica, a livello nazionale così come regionale.
Celiachia, la sintesi dei dati 2019-2022
Cominciamo dai valori: nel 2022 il Ssn ha speso per la popolazione celiaca quasi 238 milioni di euro in buoni pasto, circa quattro milioni in più sul 2021 e 16 milioni sul 2019. «La dematerializzazione dei buoni» osserva al riguardo il Ministero «ha consentito di efficientare e razionalizzare la spesa, con una diminuzione degli sprechi sia in termini di alimenti sia di risorse economiche pubbliche». Tra il 2019 e il 2022, in particolare, alle sei amministrazioni che già avevano informatizzato il sistema (Basilicata, Lombardia, Trento, Piemonte, Puglia e Valle D’Aosta) se ne sono aggiunte altre nove: Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Bolzano, Toscana e Veneto).
Dematerializzazione buoni pasto, il quadro regionale
La celiachia, si legge ancora nella Relazione, colpisce in media l’1% circa della popolazione. I 252mila celiaci diagnosticati che si contano nel nostro Paese, tuttavia, sono distribuiti geograficamente in modo diseguale: la Lombardia, con il 18,4% degli affetti, è la regione che ne accoglie il numero maggiore, seguono il Lazio (10,1%), la Campania (9,7%) e l’Emilia Romagna (8,2%). Anche la distribuzione per sesso ed età mostra asimmetrie: il 70% dei celiaci (176.054) è donna, ossia circa il doppio dei maschi (il 30%, 75.885). Quanto all’età, il 2% dei 251.939 celiaci che si contano in Italia ha meno di 5 anni, il 4% (11.066) tra i 6 e i 9, il 7% (16.463) tra i 10 e i 13, l’8% (20.380) tra i 14 e i 17 anni, il 67% (168.776) tra i 18 e i 59 e il restante 12 % (29.853) è over 60.
Popolazione celiaca, la distribuzione regionale
Stessa incostanza anche nella progressione della popolazione diagnosticata: in media, dicono i dati, i celiaci sono cresciuti tra il 2019 e il 2022 di 9.425 unità all’anno, ma si va dal minimo del 2020 (7.800) al picco del 2019 (più di 11mila sull’anno precedente). Queste variazioni, ricorda il Ministero, sono il risultato della somma algebrica dei nuovi diagnosticati residenti in Italia, dei celiaci “immigrati” e di quelli deceduti o emigrati all’estero.
La spesa delle regioni per i buoni celiachia
Anche la spesa sostenuta dalle singole Regioni per i buoni acquisto, dunque, rivela una distribuzione e un andamento incostante nel quadriennnio. I prodotti senza glutine erogabili gratuitamente, ricorda al riguardo il Ministero, sono identificati dalla dicitura “specificamente formulati per celiaci” o “specificamente formulati per persone intolleranti al glutine” e rientrano in cinque specifiche categorie: pane e affini (prodotti da forno salati); pasta e affini (pizza e affini piatti pronti a base di pasta); preparati e basi pronte per dolci, pane, pasta, pizza e affini; prodotti da forno e altri prodotti dolciari; cereali per la prima colazione. I tetti di spesa per sesso e fascia d’età, aggiornati nel 2018, sono calcolati in base ai Livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti (Larn 2014) e ai prezzi al consumo applicati nel canale farmacia, inclusa una maggiorazione del 30% in caso di particolari eventuali esigenze nutrizionali.