E alla fine il giorno è giunto. Il giorno in cui Amazon, dopo mesi e mesi di annunci e chiacchiere di contorno, ha messo definitivamente piede nel settore della sanità più sensibile, quella dove farmaci e device passano dalla ricetta del medico. E la porta usata per entrarci ha colto tutti di sorpresa: con un comunicato diffuso all’inizio della settimana, Amazon ha annunciato un’intesa a tre con Berkshire Hathaway e JPMorgan Chase (una holding statunitense la prima, una banca d’investimenti la seconda) per costituire una società no profit che erogherà servizi sanitari ai dipendenti dei tre gruppi e alle loro famiglie, ossia qualche centinaio di migliaia di persone (come noto, negli Usa l’assistenza è erogata dalle assicurazioni private e le imprese sono solite offrire ai loro impiegati una copertura sanitaria sotto forma di benefit aziendale).
La notizia, come di solito accade quando c’è di mezzo Amazon, ha subito mandato in perdita i principali titoli del settore: Cvs Health (il gruppo sanitario cui fa capo la catena di farmacie Cvs) ha dovuto rinunciare da un giorno all’altro al 4,1%, US Healthcare al 2,1%, UnitedHealth Group al 4,3% ma a un certo punto è scesa addirittura del 10%. E il bello è che i titoli hanno perso nonostante nessuno abbia ancora ben chiaro quale sia la strategia che si nasconde dietro all’operazione. La rivista Forbes lo scrive a chiare lettere: «Non è chiaro se la volontà delle tre grandi aziende sia quella di controllare i costi che sostengono per l’assistenza sanitaria ai dipendenti oppure mettere a soqquadro l’intero settore».
In mancanza di elementi di chiarezza, gli analisti si sono dati all’interpretazione dei dettagli. Nel loro comunicato, per esempio, i tre gruppi rivendicano «trasparenza, consapevolezza e controllo» nella gestione dei servizi sanitari, un passaggio che a giudizio di Ana Gupte, analista di Leerink, «indicherebbe la presenza di piani ad ampia gittata, perché la trasparenza dei prezzi dei farmaci e delle prestazioni sanitarie risulta oggi assai carente negli Usa». Forbes, dal canto suo, evidenzia un altro passaggio del comunicato, in cui Jamie Dimon, ceo di JPMorgan Chase, dice che la nuova società ha le potenzialità per aiutare «tutti gli americani».
Non va poi dimenticato cosa sono i due partner di Amazon: Berkshire Hathaway vanta un fatturato complessivo che di anno in anno si aggira attorno ai 150 miliardi di dollari, il suo presidente è Warren Buffett, icona di Wall Street e terzo uomo più ricco al mondo (nel 2016), e infine il gruppo ha partecipazioni in GlaxoSmithKline, Johnson & Johnson e Sanofi Aventis. JPMorgan Chase, invece, è una società leader nei servizi finanziari globali e conta più di 90 milioni di clienti in tutto il mondo, anche se nel 2011 è stata coinvolta nello scandalo dei mutui subprime.
Che cosa c’è da attendersi, dunque, da questa mossa? Per gli analisti, il primo e più probabile effetto sarà quello di accrescere la pressione sui cosiddetti Pbm, i Pharmacy benefit manager, ossia i gestori che compilano i prontuari farmaceutici delle assicurazioni e dei fondi sanitari aziendali e contrattano con farmacie e fornitori i prezzi di rimborso. E’ un fronte caldo: due anni fa una quarantina di imprese americane aveva formato una sorta di “gruppo di acquisto” proprio per negoziare condizioni più favorevoli con i Pbm delle farmacie (come Cvs), ma la nuova joint venture potrebbe andare ancora oltre e riscrivere gli equilibri di mercato. «Condividiamo la convinzione» ha detto Buffett nel comunicato congiunto «che affidando le nostre rispettive risorse ai migliori talenti in circolazione, ci consentirà di contrastare la crescita dei costi sanitari e al contempo migliorare gli esiti delle cure e la soddisfazione dei pazienti».
Il resto è nebbia, ma intanto basta già che Amazon proietti la propria ombra sul mercato della distribuzione farmaceutica per convincere i suoi concorrenti ad alzare la soglia del valore. E così, dopo il servizio di recapito domiciliare dei farmaci con ricetta lanciato a New York nello scorso dicembre da Cvs (con l’obiettivo di estenderlo nei prossimi mesi ad altre città americane) e la partnership stipulata da Walgreens Boots Alliance con il corriere espresso FedEx (vedi nostro precedente articolo) tocca ora alla catena del discount Target buttarsi nell’home delivery. E lo fa con un servizio che assicura la consegna entro le 24 grazie alla sinergia con il portale Shipt, una sorta di Amazon del grocery. Perché è una notizia degna di nota? Semplice: Target schiera nei suoi supermercati più di 1.600 farmacie, passate due anni fa sotto il controllo di Cvs Pharmacy.
E le farmacie italiane? Per ora possono restarsene alla finestra, ma è opportuno che seguano con attenzione ciò che uscirà dal cilindro dello strano terzetto Amazon-Berkshire-JPMorgan: gli strali di Buffett contro la spesa sanitaria che erode capitali e risorse delle aziende non sono molto diversi dalle invettive delle nostre Regioni nei confronti della spesa farmaceutica pubblica.