Più di nove adolescenti italiani su dieci utilizzano strumenti di intelligenza artificiale, e quasi uno su tre lo fa ogni giorno. È uno dei dati più rilevanti che emergono dall’ultima edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children, significativamente intitolata Senza filtri. Una fotografia che racconta come l’AI stia diventando parte integrante della quotidianità dei ragazzi e delle ragazze tra i 15 e i 19 anni, non solo per motivi di studio o svago, ma anche come forma di sostegno emotivo. Un’evoluzione di cui deve tenere conto anche la farmacia, perché queste sono le fasce d’età che più avanti negli anni la frequenteranno progressivamente.
Secondo l’indagine, condotta in collaborazione con Csa Research, il 92,5% degli adolescenti dichiara di utilizzare regolarmente strumenti di intelligenza artificiale, contro il 46,7% degli adulti. Tra questi, il 30,9% afferma di farlo ogni giorno e il 43,3% almeno alcune volte a settimana. I chatbot generativi come ChatGPT, Claude o Dixit sono le applicazioni più diffuse, seguite da traduttori automatici e assistenti vocali come Alexa o Siri.
Gli adolescenti si servono dell’AI soprattutto per lo studio e la ricerca di informazioni, ma l’Atlante segnala un dato nuovo e significativo: il 41,8% afferma di aver chiesto aiuto a una piattaforma di intelligenza artificiale «quando si sentiva solo, triste o ansioso», mentre oltre il 42% l’ha usata per ricevere consigli su questioni personali come relazioni, scuola o scelte di vita. «Una parte crescente dei giovani – osserva Save the Children – trova negli strumenti digitali una presenza sempre disponibile e non giudicante, capace di offrire un conforto emotivo».
La relazione tra adolescenti e IA si spinge, in alcuni casi, oltre il semplice utilizzo funzionale. Quasi sei su dieci (58,1%) dichiarano di aver chiesto a un chatbot consigli su qualcosa di importante per la propria vita; uno su cinque afferma di trovare più soddisfacente confidarsi con l’intelligenza artificiale che con una persona reale, e il 13% arriva a percepirla come «un caro amico». Tra le motivazioni più frequenti, la possibilità di esprimersi «senza sentirsi giudicati» (9,7%) o di «dire cose che non si avrebbe il coraggio di condividere con amici o familiari» (23,9%).
L’indagine mostra anche un atteggiamento di fiducia verso queste tecnologie, ma non privo di ambivalenze. Quasi la metà degli adolescenti (48,3%) ritiene che l’AI sia «fondamentale» o «abbastanza importante» per la propria crescita, eppure solo il 9,3% dichiara di non provare alcun timore nei suoi confronti. Le principali paure riguardano la possibilità che «sfugga al controllo umano» (23,3%) o che «aumenti la sorveglianza e la violazione della privacy» (12,6%). Nonostante ciò, quasi un ragazzo su due (48,4%) ammette di aver condiviso con un chatbot informazioni personali come nome, indirizzo o dati confidenziali.
Per Save the Children, questa «convivenza quotidiana» con l’intelligenza artificiale chiama in causa la responsabilità degli adulti, della scuola e delle istituzioni. L’Atlante sottolinea l’urgenza di «ridisegnare percorsi educativi e regole di condotta» che accompagnino gli adolescenti nella quarta rivoluzione industriale, affrontando non solo le opportunità ma anche i rischi di dipendenza affettiva e isolamento sociale. Come osserva Raffaela Milano, direttrice del Polo Ricerche dell’organizzazione, «serve un dialogo intergenerazionale per comprendere i cambiamenti in atto e non arrivare impreparati a una rivoluzione che è già in corso». Perché tra gli adolescenti italiani l’intelligenza artificiale non è più solo uno strumento: è diventata un interlocutore, spesso il primo a cui si chiede ascolto.
All’edizione 2025 di Scanner Orizzonti, in programma il 12 dicembre al Palazzo della Borsa di Milano, parleremo di intelligenza artificiale con Luca Foresti, founder di First Principles srl e in precedenza manager di società (Run2AI, gruppo Santagostino) che hanno lavorato intensamente alla digitalizzazione dei sistemi sanitari. Info e registrazioni a questo link.


