Crescono gli italiani che lamentano disturbi del sonno o riposo difficile e tra le cause si fa sempre più pesante l’incidenza della digitalizzazione, ossia l’uso intenso di smartphone e computer. E’ quanto emerge da un’indagine condotta da Strive Insight per conto di Philips. Basata su interviste a un campione di 1.027 connazionali, composto per il 50% da uomini di età compresa tra i 35 e i 60 anni e per l’altra metà da donne di età compresa tra i 35 e i 70 anni, la ricerca svela che il nostro rapporto con la tecnologia è sempre più “invasivo”: in media, utilizziamo dispositivi digitali per 7 ore al giorno durante la settimana lavorativa e quasi 6 ore nei weekend. E non solo in ufficio: come rivela il 73% degli intervistati, si finisce per stare attaccati a chat e Whatsapp anche nelle ore antecedenti il riposo notturno. E così, la dipendenza da smartphone e tablet comprime i rituali pre-sonno e va a impattare sulla qualità del nostro dormire.
In particolare, dice la ricerca, i passatempi più diffusi sono i social network e le chat, seguiti dalla lettura delle email. E nonostante gli italiani riconoscano l’importanza del riposo notturno, le cattive abitudini legate all’utilizzo dei dispositivi tecnologici trovano strada pressoché libera: il 52% degli intervistati tiene regolarmente il proprio smartphone sul comodino e il 40% lascia il telefono sempre acceso, anche durante la notte.
E’ evidente che queste e altre abitudini possono favorire l’insorgere di disturbi del sonno: solo il 6% degli intervistati dichiara di non svegliarsi mai durante la notte, la maggior parte degli intervistati non ha un sonno continuo e lamenta frequenti risvegli. Il 18%, inoltre, afferma che gli è capitato di essere svegliato da trilli e suoni del device, mentre un italiano su quattro confessa di controllare il proprio smartphone durante i risvegli notturni.
«L’indagine» spiega Gianluigi Redolfini, Health systems marketing leader di Philips «rivela una consapevolezza diffusa riguardo l’importanza del riposo notturno, così come in merito alla correlazione tra disturbi del sonno e utilizzo di dispositivi tecnologici prima di andare a letto; nonostante ciò, gli italiani faticano ad abbandonare certe cattive abitudini». Tra i disturbi del sonno più diffusi, il sonno irrequieto con risvegli frequenti (31% degli italiani) e le apnee notturne (due intervistati su tre di quel 31%); un altro 24%, invece, dichiara di avere difficoltà ad addormentarsi e un 15% di soffrire di insonnia.
I sintomi più dichiarati legati ai disturbi del sonno sono stanchezza durante il giorno (il 55%), stanchezza al risveglio (il 48%), occhi stanchi al risveglio (il 35%), difficoltà di concentrazione (il 28%) e irritabilità (il 27%). Meno di un terzo del campione (il 28%) che ha dichiarato di soffrire di disturbi del sonno si è rivolto ad un medico per avere un consulto. I consigli più diffusi tra coloro che hanno interpellato un camice bianco sono: alimentazione serale leggera (il 40%), attività fisica durante il giorno (39%) e la riduzione dell’utilizzo di dispositivi tecnologici prima di addormentarsi (il 37%). «Un cattivo sonno non si traduce soltanto in un ridotto rendimento nelle attività quotidiane» afferma Luigi Ferini Strambi, professore di neurologia e direttore del Centro di medicina del Sonno dell’ospedale San Raffaele di Milano «durante il sonno profondo l’organismo libera le citochine, modulatori della risposta immunitaria nei confronti delle malattie. Lo scarso sonno si traduce quindi in ridotte difese immunitarie. Inoltre, diversi studi hanno evidenziato che un sonno insufficiente è associato a un’eccessiva secrezione di cortisolo e quindi a un mancato riposo cardiaco: i microrisvegli legati a disturbi esterni ambientali, come l’ uso di dispositivi tecnologici oppure le apnee notturne, aumentano quindi il rischio cardiovascolare». Ce n’è abbastanza per invogliare i titolari più intraprendenti a valutare una “farmacia del buon sonno”.