Facebook si ributta nel mercato della salute, ma il vero obiettivo sono i dati. Quali spazi per la farmacia
Dopo Amazon, tocca a Facebook lanciarsi nel mondo dei servizi sanitari digitali. Nei giorni scorsi, il social network più famoso al mondo ha annunciato il lancio di Preventive Health, una nuova app che gli utenti americani della piattaforma – e soltanto loro, al momento – possono già reperire tra le risorse della versione mobile (quella, per intenderci, che si usa quando si naviga su Facebook da smartphone). Realizzata in collaborazione con una squadra di società medico-scientifiche che comprende l’American cancer society, l’American college of cardiology, l’American heart association e i Centers for disease control and prevention, l’app spiega in base all’età e al sesso del navigatore quali sono gli screening raccomandati per prevenire malattie oncologiche e cardiometaboliche (mammografia, analisi del colesterolo eccetera) e ricorda, in prossimità di ogni stagione, l’appuntamento con la vaccinazione antinfluenzale. Su richiesta inoltre, l’applicativo fornisce suggerimenti sulle strutture sanitarie alle quali rivolgersi per tali prestazioni in caso di situazioni particolari, come la mancanza di una copertura sanitaria individuale (che obbliga a fare riferimento a un centro federale per avere l’esame gratuito). Oppure, nel caso delle vaccinazioni antiflu, elenca le farmacie e le cliniche dove è possibile acquistare il siero oppure sottoporsi alla profilassi. In più, Preventive Health consente di registrare gli esami effettuati oppure di impostare un promemoria per i prossimi controlli.
«Abbiamo contribuito con i nostri contenuti alla realizzazione dell’app» ha dichiarato Eduardo Sanchez, dirigente medico dell’American heart association «per spingere gli americani a conoscere i propri valori pressori ed eventualmente agire per abbassarli». «Uno dei motivi principali per cui le persone non si sottopongono a screening oncologici» ha aggiunto Richard Wender, responsabile dell’area Oncologia dell’American cancer society «è perché che non si rendono conto del proprio indice di rischio. Speriamo che Preventive Health aiuti a diffondere le raccomandazioni degli esperti». «Questi nuovi strumenti digitali» ha affermato Nancy Messonnier, direttrice del Centro nazionale per le immunizzazioni e le malattie respiratorie «consentiranno agli utenti un accesso immediato alle informazioni e alle risorse di cui hanno bisogno per difendersi dall’influenza e arginarne la propagazione».
Come spiega Freddy Abnousi, il capo della ricerca sanitaria di Facebook, i progetti del gruppo contemplano la progressiva espansione di Preventive Health, tanto nelle risorse disponibili quanto alla sua diffusione in altri Paesi, sempre attraverso la collaborazione con società scientifiche e organizzazioni mediche. E nel massimo rispetto della privacy: Preventive Health, avverte Abnousi, «non fornisce a noi o alle organizzazioni sanitarie con cui stiamo lavorando i risultati dei test effettuati. E le informazioni personali inserite nell’app non sono condivise con terze parti, come organizzazioni sanitarie o compagnie assicurative, quindi non possono essere utilizzate per finalità quali la valutazione dello stato di salute dell’assicurato da parte delle compagnie private».
Le rassicurazioni però non convincono tutti. Come ricorda un articolo della Cnbc, Abnouri aveva già diretto un anno fa un progetto di Facebook che puntava a raccogliere dagli ospedali dati sanitari anonimi riguardanti patologie e ricette mediche. L’obiettivo era quello di abbinarli alle informazioni personali degli utenti Facebook per sviluppare algoritmi che avrebbero aiutato i medici a individuare preventivamente quali individui potrebbero aver bisogno di cure o trattamenti, ma il progetto è stato sospeso un po’ più di un anno fa in seguito allo scandalo di Cambridge Analytica.
Se oggi Facebook si rifà sotto è perché tutti gli attori della sanità – sistemi pubblici e privati, prescrittori, farmacisti, pazienti – mostrano una fame crescente di dati. Come hanno spiegato Per Troein (vicepresidente Strategic partners di Iqvia) e Doug Long (vicepresidente Industry relations nello stesso gruppo) nel loro intervento al 60° Congresso annuale del Girp, l’associazione europea dei distributori, l’obiettivo principale di tutte le applicazioni di intelligenza artificiale in ambito sanitario «è quello di indagare le correlazioni esistenti tra interventi di prevenzione e singoli trattamenti da una parte ed esiti in termini di salute guadagnata dall’altra». Per tali analisi occorrono grandi quantità di dati sanitari ed ecco dunque perché c’è sempre più bisogno di raccogliere informazioni dirette, raccolte cioè dai pazienti o da chi gestisce per loro cure e salute.
«Storicamente» hanno ricordato Troein e Long «il farmacista era uno dei principali collettori di tali dati, oggi invece i punti di passaggio delle informazioni sono diventati altri, così come altre sono ormai le fonti che tracciano con maggiore efficacia consumi e uso dei farmaci». La farmacia però non deve lasciarsi estromettere da questo importante mercato e per i due vicepresidenti di Iqvia gli appigli per restare in sella ci sono. «Molti pazienti» è il ragionamento «preferiscono ancora dialogare con una persona, dunque il farmacista rimane l’interlocutore preferito quando c’è da informarsi o chiedere consiglio. In questo ruolo, l’intelligenza artificiale può offrire un aiuto importante ai farmacisti, che in tal modo potrebbero diventare gli interpreti tra paziente e applicazioni di intelligenza artificiale». Il futuro prossimo venturo della farmacia, così, potrebbe vedere lo sviluppo di «piattaforme connesse a reti di farmacie locali, che raccolgono e trasmettono dati al sistema centrale e usufruiscono di strumenti di supporto per servizi avanzati». Sempre che non arrivino prima Facebook o Amazon.