Walgreens Boots Alliance prevede di chiudere nei prossimi tre anni fino a un quarto delle 8.600 farmacie di cui dispone negli Usa. L’annuncio arriva direttamente da Tim Wentworth, il ceo che dall’ottobre scorso guida il colosso americano: in una videocall di pochi giorni fa, il dirigente ha commentato i risultati del gruppo nel terzo trimestre dell’anno fiscale in corso e anticipato le mosse allo studio del management. «Continuiamo ad affrontare un ambiente operativo difficile» ha detto Wentworth «l’attuale modello farmaceutico non è sostenibile». Al momento, ha comunque chiarito il ceo, non è stato definito un numero preciso delle chiusure da pianificare: verranno chiuse alcune filiali che attualmente non risultano redditizie, altre che non lo sono potrebbero essere riorganizzate perché lo divengano, i dettagli devono ancora essere definiti ma la valutazione dovrebbe arrivare ad abbracciare fino al 25% delle farmacie Walgreens negli Usa, ossia più di duemila filiali.
Di certo, il gruppo deve fare i conti con un mercato in netta regressione dopo i picchi degli anni del covid, in particolare nella spesa privata per prodotti sanitari: nel terzo trimestre le vendite sono aumentate del 2,6% su base annua toccando i 36,4 miliardi di dollari, ma l’utile operativo rettificato è sceso di un buon 36% a tassi di cambio costanti. Risultato, nei primi nove mesi dell’anno fiscale la perdita netta è aumentata da 2,9 a 5,6 miliardi di dollari, con effetti decisamente negativi sul valore delle azioni che attualmente è a 12,40 dollari, il livello più basso degli ultimi 27 anni.
Il consumatore, ha osservato ancora Wentworth, si fa «sempre più esigente e sensibile ai prezzi». Anche se, ha ricordato alla Cbs Neil Saunders, amministratore delegato di GlobalData, Wba ha le sue colpe, «perché in un contesto di mercato con offerte poco brillanti e prezzi in gran parte non competitivi non basta ricorrere alle promozioni selettive, come ha fatto di recente la catena riducendo i prezzi di oltre 1.300 prodotti, ma è necessaria una revisione fondamentale dell’offerta al dettaglio».
Ma Wba sta valutando ulteriori chiusure anche nel Regno Unito: secondo un piano consegnato il 27 giugno alla Sec, l’authority finanziaria americana, il gruppo intenderebbe disfarsi di un’altra settantina di farmacie in aggiunta a quelle già chiuse finora, che per la rivista inglese Chemist&Druggist sarebbero finora 580. E resta sempre aperta la partita relativa alla cessione di Bootk Uk: come si ricorderà, dopo avere accarezzato per alcuni mesi l’ipotesi di una quotazione in borsa, il gruppo Usa avrebbe ora ridato priorità alla vendita a un fondo di private equity oppure a un investitore finanziario.
Wba, infine, non è l’unica catena Usa a risentire delle difficoltà del momento: nell’ottobre scorso, in seguito all’apertura di procedimento di concordato fallimentare, Rite Aid aveva annunciato la chiusura di 154 farmacie in tutto il Paese, cui si è aggiunta a maggio un’altra cinquantina di filiali. Secondo un articolo della rivista americana DrugstoreNews, Rite Aid avrebbe ricevuto la settimana scorsa il via libera del tribunale al piano di ristrutturazione del debito concordato con i creditori.