Usa, in un anno chiuse più di 2.400 farmacie. Soffrono tutte, catene e indipendenti

Filiera

Negli Usa il 2024 ha segnato un nuovo massimo storico nelle chiusure di farmacie e drugstore: in un anno, dice NielsenIQ, hanno abbassato la saracinesca 2.437 punti vendita, l’ultima perdita di una lunga emorragia che in cinque anni ha visto la scomparsa di oltre 7.800 farmacie. Nessuno però parli di crisi delle catene, perché la crisi colpisce tanto le grandi insegne quanto gli indipendenti, e sta generando veri e propri “deserti farmaceutici”, ovvero intere aree in cui rifornirsi di medicinali risulta sempre più difficile se non impossibile.

A pesare sulla tenuta economica delle farmacie americane, come spiega in un’inchiesta la rivista Drugstore News, sono numerosi fattori: la pressione dei Pharmacy Benefit Manager (Pbm, le centrali di acquisto che gestiscono i prontuari delle compagnie assicurative e stringono la cinghia sui rimborsi), l’aumento della criminalità al dettaglio, la concorrenza dei discount e la crescita dell’e-commerce, che ha ridotto le vendite della cosiddetta area “front-end”, ossia i prodotti di libero servizio. A tutto ciò si aggiungono poi le nuove abitudini dei consumatori, sempre più orientati verso la spesa online nell’healthcare come per alimentari e beni di consumo.

Desertificazione farmaceutica

Il fenomeno preoccupa soprattutto per le sue ricadute sociali. Il National Library of Medicine e l’Us Census Bureau definiscono “pharmacy desert” le aree in cui almeno il 33% della popolazione vive a più di un miglio (1,6 km) da una farmacia se si tratta di contesto urbano e a più di 10 miglia (16 km) se la zona è rurale. Secondo una recente analisi di GoodRx, oltre 45 milioni di americani vivono oggi in deserti farmaceutici, un dato in crescita del 9% rispetto al 2021. «Monitoriamo il fenomeno dal 2019» dichiara a Drugstore News Tori Marsh, direttrice della ricerca «negli ultimi 6-12 mesi abbiamo registrato una forte accelerazione nelle chiusure. Anche grandi centri urbani da oltre 100mila abitanti oggi rientrano nella definizione di “pharmacy desert”».

Povertà e diseguaglianze

A essere colpite sono in particolare le comunità più vulnerabili: quartieri poveri, periferie, aree rurali isolate, dove l’accesso alla sanità è già compromesso. Secondo uno studio dell’Università della California del Sud, le farmacie situate nei quartieri a maggioranza afroamericana e latina hanno mostrato tassi di chiusura del 37,5 e del 35,6% rispettivamente, contro il 27,7% nei quartieri a prevalenza bianca. Ancora più colpite le farmacie indipendenti, che hanno il doppio delle probabilità di chiudere rispetto alle catene e che sono spesso le uniche presenti nei quartieri poveri, dove molti residenti sono assicurati tramite Medicare o Medicaid (i programmi federali per anziani e indigenti).

In alcune zone, la geografia stessa costituisce un ostacolo. Lo racconta Drew Massey, direttore operativo della catena regionale Fruth Pharmacy, attiva in Appalachia (una regione degli Usa occidentale che si estenda dai confini meridionali dello Stato di New York sino alla Georgia): «In posti come Whitesville, West Virginia, anche se la farmacia è a 10 miglia, ci vogliono 30 minuti in auto per raggiungerla. Un indipendente ha provato ad aprire, ma non ha retto». A differenza delle pianure dell’Ohio, infatti, queste aree sono coperte da strade locali e non dispongono di collegamenti rapidi.

Soluzioni in cerca di fondi

Le conseguenze sul piano sanitario sono evidenti: per molti anziani, disabili o anche solo senz’auto, le farmacie non sono soltanto luoghi dove ritirare farmaci, ma veri e propri presidi multifunzionali che offrono generi alimentari, servizi postali e ricariche telefoniche, oppure stampano documenti. La loro scomparsa comporta un peggioramento della qualità della vita e una maggiore dipendenza da familiari, volontari o servizi pubblici.

Le soluzioni sperimentate finora sono molteplici, ma nessuna appare risolutiva. Se ci si rivolge alle farmacie che spediscono per posta (mail order pharmacy) c’è il rischio che nelle aree ad alta criminalità il pacco venga rubato durante il tragitto. La telefarmacia è legale solo in 28 stati. In alcuni casi si stanno diffondendo farmacie mobili, oppure ospedali che aprono farmacie accessibili al pubblico. McKesson, uno dei principali distributori americani, ha avviato un programma per sostenere l’apertura di micro-farmacie nei centri sanitari qualificati a livello federale (Fqhc, Federally Qualified Health Centers), ma i finanziamenti sono incerti. «Se gli Fqhc sparissero, la mappa degli Stati Uniti sembrerebbe una strada piena di buche» dice ancora Massey.

Intanto Amazon approfitta della situazione e di recente ha lanciato un programma per l’apertura di 20 Amazon Pharmacy in altrettante città entro la fine dell’anno. Non sono farmacie vere e proprie, ma punti di distribuzione operanti all’interno dei magazzini del gruppo, che allestiscono i pacchi per la consegna via corriere. Walmart, da parte sua, ha lanciato la consegna in giornata nel 2024 e prevede di estendere il servizio a 49 stati entro fine anno. D’altronde, la desertificazione non è dovuta a crisi dei consumi: le vendite complessive di farmaci e parafarmaci, secondo Coresight Research, hanno raggiunto nel 2024 un giro d’affari di 374,8 miliardi di dollari (circa 346 miliardi di euro), +3% sul 2023. E per il 2025 si prevede un ulteriore aumento del 3,3%.

La battaglia sui Pbm

Resta aperta la questione del ruolo dei Pbm, considerati da molti operatori come la causa principale della compressione dei margini in farmacia. Il Congresso ha avviato da tempo un dibattito per regolamentare meglio queste entità, che mediano tra assicurazioni, aziende farmaceutiche e farmacie, ma il percorso legislativo è ancora lungo. «Temo che la situazione peggiorerà prima di migliorare» conclude Tori Marsh «non vedo una riapertura diffusa delle farmacie nel breve termine. Questo trend potrebbe durare ancora per anni».

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