Unico sceglie il reverse factoring per preservare la liquidità del gruppo

Filiera

Sono due gli accordi di “reverse factoring” conclusi ad agosto da Unico spa (la società della distribuzione farmaceutica intermedia interamente controllata da farmacisti) per preservare la liquidità del gruppo. Il termine indica le operazioni dirette a gestire i benefici finanziari usando la leva del “cash-to-cash cycle” della filiera: se nel normale “factoring” è il fornitore a rivolgersi a un istituto finanziario per ottenere un anticipo sui crediti, nel “reverse factoring” invece è l’azienda debitrice, in accordo con il fornitore, a ricorrere allo strumento finanziario, che consente di dilazionare le scadenze e ottimizzare gli impegni di pagamento. Al contempo, il fornitore può accedere all’anticipo del proprio credito dal sistema bancario.

Il primo accordo è con Unicredit Factoring per un plafond di 9 milioni di euro. Il secondo invece è con il fondo Supply Chain di Groupama Am Sgr e, secondo quanto riferisce la stampa di settore, riguarda l’acquisto in modalità “revolving” di fatture emesse dai corrieri per un plafond mensile di 3 milioni di euro, per un turnover complessivo annuo di circa 30 milioni. «A oggi» riferisce in un comunicato diffuso ad agosto da Groupama «sono state effettuate due operazioni relative alle fatture cedute da nove trasportatori su un totale di 53, ma l’attività è destinata a crescere».

«Valuto molto positivamente questi accordi» è il commento di Stefano Novaresi, direttore generale di Unico «la gestione del nostro core business necessita di strumenti finanziari di supporto e il reverse factoring è uno di questi. Il nostro impegno, mai interrotto, nel distribuire salute ogni giorno a oltre 7.500 farmacie ha certamente un risvolto sociale importante, reso ancora più evidente in questo periodo così particolare».

Secondo quanto riferisce il webmagazine di informazioni finanziare Bebeez, Unico, con il 10% di quota di mercato,  occupa attualmente la terza piazza nella classifica dei distributori farmaceutici italiani. I primi due, Comifar e Cef, sommano complessivamente il 31% del mercato nazionale, i Top 5 fanno più del 55% e i primi venti (sempre per quota di mercato) totalizzano il 95%.

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