Uk, sondaggio: l’81% dei farmacisti vuole lasciare. In Italia? Muro: la farmacia accresca l’attrattività
L’81% dei farmacisti che lavorano nelle farmacie britanniche ha pensato negli ultimi 12 mesi di lasciare il lavoro. E il 43% ha si è messo a cercare sul serio un altro impiego. Lo riferisce il sondaggio condotto dalla rivista inglese Chemist&Druggist su quasi 1.500 dipendenti di farmacia, intervistati nel periodo che va dall’ottobre a questo gennaio. Tra i farmacisti che hanno valutato la possibilità di cambiare posto di lavoro, in particolare, molti dicono di avere pensato di diventare locum, ossia collaboratore a chiamata, oppure abbandonare completamente la farmacia e spostarsi in un altro settore. Stessi orientamenti, dice ancora il sondaggio, per le altre figure che lavorano in farmacia: tra pharmacy technician e assistenti al banco, sono il 75% coloro che negli ultimi 12 mesi hanno considerato l’idea di lasciare l’esercizio dove lavorano.
«A volte penso che potrei guadagnare molto di più lavorando come locum e godere di più libertà» ha detto alla rivista un direttore di filiale. Altri, invece, dicono di essere preoccupati per la sostenibilità della piccola farmacia indipendente in cui lavorano, perché si rendono conto che «i costi sono sensibilmente aumentati». «Non passa giorno che non mi venga la voglia di andarmene» ha confessato un altro dei farmacisti intervistati. «La professione non è più quella di una volta», ha commentato un collega.
Un direttore di farmacia intervistato a gennaio ha rivelato che era in procinto di lasciare il lavoro e quando gli è stato chiesto il motivo ha risposto che la parola «sottovalutato» esprimeva appena la motivazione. «I servizi in farmacia» hanno aggiunto altri «portano ricavi aggiuntivi ai titolari e ulteriore lavoro ai farmacisti collaboratori, che però a fine mese prendono sempre lo stesso stipendio». «Ci sono troppi farmacisti sotto pressione» ha dichiarato a Chemist&Druggist Paul Day, direttore della Pda (il sindacato dei dipendenti di farmacia) «per chi capisce le condizioni con cui si lavora in prima linea non è una sorpresa che così tanti scelgano di andarsene». Secondo il sindacalista, in particolare, le farmacie «hanno molte responsabilità, per come gestiscono il personale e il rispetto che riservano ai loro farmacisti come professionisti della salute». Un altro sondaggio, condotto dalla rivista all’inizio di febbraio, aveva rivelato che la tariffa media per un locum ha raggiunto nel 2022 le 33,30 sterline l’ora, circa 38 euro.
E in Italia? Dati ai quali attingere non ci sono ma secondo Giulio Muro, head hunter di Profili e corsivista di Pharmacy Scanner, lo stato d’animo della maggioranza dei collaboratori di farmacia non è molto differente da quello dei loro colleghi britannici. «Per quello che vedo dal mio osservatorio» spiega «tanti farmacisti non considerano più stimolante il lavoro in farmacia e pensano concretamente di cambiare. D’altronde, la laurea offre loro diversi sbocchi, nel mondo dell’impresa ma anche nelle scuole».
Cosa fare allora? Per Muro «bisogna fare tesoro delle indicazioni che arrivano dalla survey condotta a luglio con Pharmacy Scanner e intervenire su tre punti chiave: remunerazione, orari e crescita professionale». Per quanto concerne gli stipendi, «la parola d’ordine è renderli più attrattivi. Ai titolari che seguo consiglio sempre di lavorare su variabili stimolanti, inclusa nel caso la cessione di quote della società di gestione per responsabilizzare il team e farlo crescere».
Tuttavia, agire sulla leva remunerazione soltanto non basta. «Attualmente sto ricercando un direttore per una farmacia di Genova» racconta Muro «per facilitare il trasferimento il cliente offre Ral sopra la media, variabile e incentivo economico strutturale. Nonostante questo, la ricerca ancora non si è conclusa e arrivare alla meta non sarà semplice». Qui entra in gioco la crescita professionale. «I titolari devono sforzarsi di disegnare percorsi di sviluppo per i farmacisti del loro team, altrimenti rischiano di ritrovarsi con collaboratori apatici, annoiati dalla professione e poco propensi all’innovazione». Infine gli orari di lavoro: «Questo è un argomento che ormai coinvolge e impegna tutti i settori del retail: weekend, festività, notti, l’unica è intervenire con scelte precise. Ma non dimentichiamo la questione del contratto di lavoro nazionale: i farmacisti vogliono essere considerati professionisti sanitari e assimilano il loro Ccnl ai contratti in vigore nel commercio».